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Articolo 21 - Editoriali
Calcio e nazi-fascisti. Giusta condanna per la Roma. Ma il Questore alloraâ?¦?
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di Salamandra

Lâ??orrendo spettacolo degli striscioni nazi-fascisti esposti allo stadio Olimpico domenica scorsa, a due giorni dalle celebrazioni della â??giornata della memoriaâ?, ha sortito un giusto epilogo: la condanna per la società di calcio Roma di disputare una partita fuori casa e, per di più, senza pubblico.

Da romano e romanista, anche se con dolore, trovo che la condanna inflitta dal giudice sportivo sia stata corretta, ma bastava solo far disputare a porte chiuse la prossima partita in casa, in quanto ciò avrebbe penalizzato il pubblico dei tifosi nostalgici del regime dittatoriale e la stessa società, colpevole comunque di non saper controllare i gruppi organizzati di tifosi.

Lo spettacolo di domenica scorsa è stato come uno schiaffo in faccia a tutti i cittadini romani, che in questi giorni si sentono ebrei, perseguitati, orfani delle migliaia di persone deportate, torturate e sterminate nelle camere a gas.

Chi ha esposto quegli striscioni ha infangato la memoria e lâ??onore della città martire del nazi-fascismo, capitale non solo della repubblica, ma anche per i tanti episodi di sopraffazioni perpetrati dai nazi-fascisti tra il â??42 e il â??45: le deportazioni dal Ghetto, le Fosse Ardeatine, le torture in via Tasso, le battaglie eroiche di Porta Samìn Paolo, il martirio di Salvo Dâ??Acquisto.

Questa è la storia recente della città di Roma, antifascista, resistenziale ed ebrea!

Ma, se ricordiamo bene le leggi e i regolamenti, anche qualcun altro avrebbe dovuto essere punito!

Il responsabile della sicurezza per la città è il Questore o chi, in sua assenza la domenica, ne fa le veci. Per quale ragione, allora, i controlli che a volte umiliano i tanti spettatori che entrano allo stadio (come ha puntualmente commentato un altro tifoso romanista, Paolo Franchi del Corriere della Sera sul suo giornale, lunedì scorso), non funzionano per i tifosi organizzati?

Portare striscioni e bandiere del genere non era certo unâ??opera facile, per lâ??ingombro e per lâ??evidenza dei messaggi contenuti.

Eppure nessun servizio di vigilanza ha funzionato in quel caso!

E quando sono apparsi striscioni e bandiere razziste, insieme ai cori demenziali e odiosi, le forze dellâ??ordine erano forse cieche e sorde? Oppure erano rimaste incantate dalle giocate sbalorditive del â??capitano deâ?? Romaâ? e dai gol di Totti e compagni?

Resta così, da parte della giustizia sportiva e dei tanti â??soloniâ? da bar dello sport ( politici, ministri, giornalisti sportivi) la faciloneria nel condannare la società di Sensi e famiglia, anziché fare autocritica e chiedere sanzioni anche a chi per legge deve fare il proprio mestiere.

Le forze dellâ??ordine e  chi le comanda, devono intervenire in flagranza di reato ( e lâ??apologia del nazi-fascismo lo è, almeno fino a che Berlusconi e soci non cambiano anche questa legge!), rimuovendo immediatamente le cause materiali e arrestando coloro che commettono il reato.

Tutto ciò non è stato fatto né viene fatto in nessuno stadio dallâ??inizio del campionato ad oggi (il caso De Canio qualcosa avrebbe dovuto insegnare!), come se il calcio godesse di una strana extra-territorialità legale e giudiziaria.

Per questo, ci permettiamo si suggerire alle zelanti autorità competenti di condannare allo stesso modo anche chi domenica scorsa doveva far rispettare le leggi e rimuovere gli striscioni, ovvero il Questore di Roma, o il suo sostituto eventuale.

Crediamo che  le pene così comminate darebbero un forte segnale di democrazia e di volontà del rispetto delle leggi e delle regole. Ne gioverebbe lo sport, ma soprattutto il calcio e tutti coloro che da tifosi amanti della propria squadra ogni domenica, e non solo, si recano allo stadio per vedere â??il più bel gioco del mondoâ?.

Altrimenti, assisteremo solo a stucchevoli regolamenti di conti interni alla Lega calcio (dominata dal conflitto di interessi vivente con quel Galliani, rappresentante del Milan, di Mediaset e di RTI, per conto e per nome di Berlusconi), senza minimamente educare la gente allo sport e le società di calcio al rispetto delle regole e delle leggi repubblicane.

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