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Articolo 21 - Editoriali
Causa Fieg
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di Gabriele Cescutti*

Due cause giudiziarie  (una delle quali per danni) sono state avviate in sede civile dallâ??Inpgi contro la Federazione degli editori (Fieg). A questa decisione lâ??Istituto è giunto dopo aver tentato tutte le strade (è stato coinvolto anche il Ministro del Lavoro) affinché  gli editori cessassero di tenere bloccata la riforma previdenziale approvata dallâ??Istituto oltre sette mesi fa, il 2 luglio del 2005, anche con il voto favorevole dei due rappresentanti Fieg nel Consiglio di amministrazione.

Per comprendere la gravità del comportamento editoriale, di fronte al quale lâ??Inpgi non poteva rimanere in ulteriore attesa, va ricordato che la riforma previdenziale si rese necessaria a fronte dei risultati di un bilancio tecnico che lâ??Ente deve predisporre per legge ogni tre anni.

Quel documento, redatto dallâ??attuario prof. Fulvio Gismondi nel settembre 2004, certificò il buon consolidamento della situazione economica dellâ??Istituto nel presente, avvertendo però che lâ??aumento della vita media nel Paese (che fortunatamente interessa anche i giornalisti) nel futuro avrebbe posto dei problemi anche allâ??Inpgi, aumentando le necessità di spesa pensionistica.

Si rendeva quindi indispensabile lâ??adozione di misure di riforma, per fare in modo che la solidità del presente, certificata dagli ottimi bilanci, fosse con certezza trasferita anche da qui a 40 anni.

Fu studiata allora, con lâ??aiuto degli Uffici dellâ??Istituto, una riforma previdenziale la quale fu illustrata alla categoria e discussa con i colleghi in venti assemblee in varie regioni dâ??Italia.

I dati conclusivi, valutati dallâ??attuario, furono confortanti: quelle misure consentiranno allâ??Inpgi di raggiungere una perfetta stabilità anche tra 40 anni, assicurando allâ??Ente di poter disporre di una riserva almeno pari a 5 annualità delle pensioni che allora saranno in pagamento. Ben al di sopra, quindi, di quanto stabilito dal decreto legislativo che avviò nel 1994 la nostra privatizzazione.

La riforma, quindi, fu approvata dal Cda dellâ??Inpgi a stragrande maggioranza, con il voto favorevole anche dei rappresentanti Fieg. I quali valutarono positivamente  che le misure proposte oltre a garantire il consolidamento della riserva, non costituiscono alcun aggravio, né economico, né normativo per le aziende editoriali.

Ovviamente vi fu anche il voto favorevole del rappresentante della Fnsi (il Segretario Serventi Longhi). Ma mentre la Fnsi fin dal primo momento manifestò la sua piena disponibilità ad esprimere, assieme alla Fieg, il parere nel merito, così come previsto dal decreto legislativo 509/94, la Fieg rinviò questo diritto-dovere a dopo le ferie estive.

Venuto settembre vi furono però altri rinvii, fino a che la Federazione degli editori fece sapere che intendeva condizionare lâ??esame della riforma (che pure aveva approvato in Cda dellâ??Inpgi) alla conclusione della vertenza contrattuale, la quale già allora appariva di complessa soluzione.

Era evidente dunque lâ??indebita pressione che con questo condizionamento la Fieg intendeva esercitare sulla categoria dei giornalisti e sul Sindacato, affinché cedessero alle richieste editoriali, illustrate in una piattaforma specifica, presentata in opposizione alle richieste della Fnsi.

Per tentare di risolvere uno stallo che già allora appariva complesso, lâ??Inpgi chiese lâ??intervento del Ministro Maroni, il quale accettò di partecipare ad un Cda dellâ??Ente il 19 ottobre 2005. In quella circostanza il Ministro condivise le osservazioni e le preoccupazioni espresse dagli amministratori, ed assicurò che avrebbe compiuto un passo formale presso il Presidente della Fieg, per tentare di convincere gli editori a compiere il loro diritto-dovere, previsto dalla legge.

Anche questo intervento, pur autorevolmente compiuto, non sortì alcun esito. Ed il tempo continuò inesorabilmente a trascorrere, facendo accumulare allâ??Ente un danno rilevante. Secondo uno studio, appositamente redatto dallâ??attuario, infatti, il mancato tempestivo avvio della riforma previdenziale provocherà, da qui a 40 anni, una diminuzione di almeno 10 milioni di euro nel patrimonio complessivo dellâ??Ente.

Di fronte a questa realtà gli amministratori dellâ??Inpgi hanno ritenuto loro dovere non attendere oltre, ed hanno consultato un noto costituzionalista, il prof. Massimo Luciani, il quale ha rilevato che, pur se la legge non prevede un termine per il prescritto parere della Fieg â??il dettato costituzionale non può ammettere che il procedimento si arresti a tempo indefinito, ponendo a rischio le esigenze di equilibrio  e di stabilità di gestione che il legislatore ha voluto assistere con le massime garanzie, che sono al  centro della privatizzazioneâ?.

Sulla base di questo parere, il Cda dellâ??Inpgi ha quindi deciso di richiedere al giudice, con il patrocinio del prof. Luciani, lâ??adozione di un provvedimento dâ??urgenza (art. 700 Cpc) che fissi un termine ultimativo affinché le Parti sociali (la Fieg nel caso specifico) provvedano ad esercitare il diritto-dovere previsto dalla legge al riguardo del provvedimento di riforma. E cioè senza più pretendere (come invece vuole la Fieg) di condizionare lâ??esame della riforma previdenziale alla conclusione della vertenza per il rinnovo del contratto di lavoro.

Con una parallela azione giudiziaria alla Fieg saranno richiesti i danni economici che da tale anomalo comportamento derivano allâ??Istituto e quindi agli iscritti.

Eâ?? la prima volta che lâ??Inpgi è costretto a intentare causa alla Fieg, attivando anche una causa per danni in nome della categoria. Tuttavia, a fronte di un atteggiamento editoriale contrario alla legge, e che non tiene nemmeno conto del sollecito del Ministero vigilante, non restava che lâ??avvio â?? senza ulteriori attese â?? di un confronto giuridico sia per richiedere la rifusione del danno che lâ??illecita decisione della Fieg comporta allâ??Istituto, sia per porre finalmente fine, chiamando a decidere la magistratura, ad un comportamento illegittimo (il rinvio sine die di un diritto-dovere) che il legislatore non aveva certo inteso affidare ad una Parte sociale pur rilevante come la Fieg.

*presidente Inpgi

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