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Mineo: "In Rai? Peggio dei tempi in cui si lottizzava tutto"
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di Castalda Musacchio*

Mineo: "In Rai? Peggio dei tempi in cui si lottizzava tutto"

"La Rai? E’ sempre stata lo specchio dei tempi. Una volta era occupata dalle lobbies, oggi dalle bande". Corradino Mineo, direttore di Rainews24, interviene con una fredda e lucida analisi sul clima che si respira in azienda. Proprio lui, nel mirino del Dg Masi che, a quanto pare, oggi formalizzerà le nuove nomine in Vigilanza (dopo averla disertata ieri, ndr), pronto a soppiantarlo, secondo quanto riportano voci di corridoio, da Franco Ferraro. Tutto è ancora incerto, ma la tensione in Rai è altissima, soprattutto alla luce delle ultime, inquietanti, vicende politiche.

Cosa sta succedendo in Rai?
E’ sotto gli occhi di tutti. Si sta procedendo ad un certo numero di nomine senza una motivazione trasparente.
Anche il suo incarico, secondo le ultime indiscrezioni, sarebbe a rischio...
Su di me? Per quanto mi riguarda non ho mai sentito un giudizio negativo sul lavoro svolto, anzi, al contrario. Rainews ha conti molto incoraggianti e, nonostante le numerosissime difficoltà, riesce a superare concorrenti aggueritissimi. Di questo si dovrebbe tener conto. Certo, l’editore ha sempre diritto di cambiare direttore ma credo conti anche una certa esperienza nel settore e i risultati raggiunti.

Parla di una rete che è da sempre nel mirino del Pdl. La situazione a Rainews è cambiata?
Si, sicuramente è cambiata. E per dirla tutta, stiamo andando meglio del previsto e con ascolti sempre più alti. La redazione - e questo mi riempie di orgoglio - è riuscita a rimanere unita e a fare, come si dice, di ”necessità virtù”, con mezzi limitatissimi. Per esempio, per quanto riguarda l’organico, si è impoverito perché le principali testate Rai hanno voluto assumere alcuni dei nostri migliori professionisti, mentre l’azienda continua a non aprire Rainews24 al turn over per i giovani. Insomma, continua a privarci dell’opportunità di poter contare su forze nuove per una testata nella quale effettivamente ci sono ritmi lavorativi molto serrati.

Masi non si è presentato in Vigilanza tra lo sconcerto di tutti. Ci sono state reazioni piuttosto dure alla sua decisione. Cosa ne pensa?
Non so perché non si sia presentato in Commissione. Certo la Vigilanza è il ”nostro” editore, mio personale ma, soprattutto, del Direttore Generale.

Si dice che, oggi, si formalizzeranno le nuove nomine...
Io aggiungo: meno male, perché non c’è nulla di più pesante per un’azienda di servizio pubblico che rimanere in questa situazione di incertezza. Da oltre un anno i vertici hanno chiuso i rubinetti e continuo a leggere sui giornali ogni settimana il nome di un nuovo direttore. Personalmente avrei solo tanta voglia di continuare ad avere il dialogo con quel pubblico che, debbo dire, ci conforta ed aiuta ad andare avanti oltre che con la mia redazione che è riuscita a superare sfide titaniche. Ma, per la Rai, mi auguro che vengano sciolti i nodi più difficili e, soprattutto, che cessi questa situazione.

Una situazione che, per la Rai, è la stessa di sempre...
Si dice da tanti anni che la Rai è lo specchio del Paese. Credo che sia così, anche se è probabile che questo specchio deformi. Eppure, la Rai ha anche tanta capacità e tanto coraggio; la mia redazione, per esempio, meriterebbe un vero riconoscimento perché lavora bene e senza chiedere chissà cosa, anzi in condizioni molto difficili. Questo dimostra che c’è anche un’Italia che le cose le fa, e bene, senza voler nulla in cambio. Quando sono arrivato in Rai, al Tg3, nell’’87, il cancro presunto era la lottizzazione: vale a dire il fatto che i grandi partiti avessero occupato le principali reti Rai. Eppure, anche la vecchia lottizzazione produceva fior fiori di professionisti di altissima qualità. Oggi, con una politica enormemente più debole - basta vedere le recenti vicende e la differenza anche negli scandali più clamorosi come tra tangentopoli e queste ultime cricche - la cosiddetta ”occupazione” in Rai viene fatta ”per bande”. Voglio dire che il primo criterio di scelta non è neppure dettato dalla lottizzazione ma dalla conoscenza diretta, a volte ho utilizzato persino il termine ”carnale” per descriverla, tra colui che raccomanda e il raccomandato.

Sta giustificando la lottizzazione?
Sto solo analizzando la situazione. Quando anche il Pci ha lottizzato dicendo sì, per esempio, ad Angelo Guglielmi o indicando un direttore come Sandro Curzi lo ha fatto portando in azienda ottimi professionisti. E sono stati eccellenti anche alcune personalità indicate dalla Dc o dal Psi. Oggi? La nuova caratteristica della lottizzazione è che si assiste ad un superamento di quest’ultima. Ed è fondata su un rapporto a due. Vale a dire o ”tu sei uomo di un altro uomo o lui si fida di te direttamente” con tutto quel che ne consegue o non si procede a nomine di alcun tipo. Tutto questo è sicuramente peggiore della lottizzazione.

*da Liberazione

 


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