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Articolo 21 - Editoriali
La sinistra dei Fagioli e quella con le cotiche
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di Kit Carson

Maledetta sinistra creativa: ti distrai un attimo ed ecco che, zacchete, ti ritrovi in piedi un nuovo movimento che si propone, lui si, di riformare la sinistra riformata al servizio militante. Leggo del licenziamento di Giulietto Chiesa da Left-Avvenimenti, e mi stranisco. Non tanto per la sorte di Giulietto, Adalberto Minucci, Diego Novelli, Vauro, Nando Dalla Chiesa, Travaglio, che non resteranno certamente disoccupati. Preoccupazione, se mai, per l'essermi fatto sfuggire l'avvento e la portata di cotanta iniziativa editoriale che subito inciampa su se stessa. "Settimanale nuovo, giovanile, moderno nell'aspetto esteriore", spiega Giulietto Chiesa su Megachip.
"Ma anche puntuto, d'inchiesta, spregiudicato, che non avrebbe fatto sconti a nessuno. Che avrebbe fatto parlare tutti e che a tutti avrebbe fatto, sempre, anche la "seconda domanda".
Quella della "seconda domanda" non l'ho capita bene, e passo direttamente alla terza e successive. Ma davvero la "Left" alternativa che avevate immaginato aveva bisogno dei soldi del signor Ivan Gardini, della cui esistenza in vita ed impresa, almeno 55 milioni di italiani nulla sapevano sino a ieri? Per la verità c'era bastata l'epopea tragica del papà Raul. E chi è questo signor Luca Bonaccorsi che a forza di girare a sinistra s'è realizzato come Padroncino a destra?  Domande subordinate riguardano il progetto politico che normalmente sta dietro ad ogni iniziativa editoriale. Verso quale mulino "ideale" pensavate di incanalare il flusso dirompente di una sinistra che per darsi bon ton si traduce in inglese? 
Per dirla in "Politicamente scorretto", non ho mai creduto che la somma delle debolezze possa fare la forza. Se noi sinistra siamo editorialmente "diversamente abili" non possiamo gareggiare con Giorgio Di Centa, ma coerentemente impegnarci nell'olimpiade dei nostri limiti. Dopo aver malignato in casa, finalmente la domanda chiave, la Prima (lasciando sempre la seconda nelle nebbie del mistero). Ma chi diamine è questo Massimo Fagioli sui cui incomprensibili editoriali sono scivolati esperti lupi di mare quali Giulietto Chiesa, Adalberto Minucci e Diego Novelli?
Curiosità maliziosamente inadempiuta da Giulietto Chiesa nella notizia del suo licenziamento. Stile giallistico di racconto, con l'attesa di prossime rivelazioni.
Curiosi per mestiere e vocazione, siamo andati alla scoperta via Internet.
Autobiografia. Massimo Fagioli, laureatosi in Medicina all'Università di Roma e specializzatosi in Neuropsichiatria, ha lavorato per vari anni negli Ospedali Psichiatrici di Venezia e di Padova, quindi nella clinica Binswanger a Kreuzlingen in Svizzera ed in una comunità terapeutica a Roma, iniziando nel contempo una ricerca teorica documentata da varie pubblicazioni. Dopo una lunga analisi personale e circa 10 anni di pratica psicoanalitica individuale, propone nel 1971 agli ambienti psicoanalitici il risultato delle sue esperienze e della sua formazione con il volume "Istinto di morte e conoscenza" a cui seguono "La marionetta e il burattino" nel 1974 e "Psicoanalisi della nascita e castrazione umana" nel 1975. La sua elaborazione teorica suscita la reazione della Società Psicoanalitica Italiana che decreta la sua espulsione nel 1976.
Fin qui nulla di particolarmente saporito, per noi dai gusti popolari e carichi.
Anche se qualche sospetto ci coglie di fronte ad una prima ammissione di eclettismo artistico che lo condurrà inevitabilmente verso il baratro del giornalismo. In particolare la sua ricerca sulla formazione delle immagini psichiche lo ha condotto, negli ultimi 10 anni, ad una sempre più concreta presenza sul piano artistico, sia in ambito cinematografico (la collaborazione ne "Il Diavolo in Corpo" di M. Bellocchio, la sceneggiatura de "Il Sogno della Farfalla"), sia nell'ambito dell'espressione figurativa ed architettonica (in collaborazione con architetti, ingegneri, pittori, scultori e grafici, è stata allestita una mostra "Il coraggio delle immagini" che, dopo essere stata presentata in varie città in Italia ed all'estero, è stata esposta a Napoli al Museo Civico del Maschio Angioino.
Aldilà dell'interferenze dell'Editore sulle prerogative della direzione giornalistica della Left in carta patinata, era poi così indigesta la prosa del nostro poliedrico editorialista, pensatore, santone e guru? In effetti qualche dubbio di comprensibilità ci coglie. Leggiamo. "La vitalità è la realizzazione di un sé libidico del feto nell'utero che, avendo rapporto con l'oggetto (liquido amniotico) mediante l'istinto sessuale, ne realizza l'esistenza percependo le qualità dell'oggetto. La fantasia è la realizzazione dell'istinto di morte che, in quanto fantasia di non esistenza della situazione neonatale, rende esistente, nella traccia mnesica (formazione del ricordo-immagine), il sé intrauterino, cioè il sé in rapporto con un oggetto". Minchia, direbbe Montalbano nella prosaccia piatta di Andrea Camilleri. Per fortuna che al testo dell'autore segue la spiegazione.
"Dopo anni di annullamento e negazione, questo lavoro rivela oggi la sua importanza storica. Un preciso, originale, coerente discorso teorico sull'istinto di morte e sull'Io umano originario, l'inconscio mare calmo, sottopone il discorso freudiano della immodificabilità della realtà umana ad una crisi da cui non si risolleverà più. Un'abitudine di pensiero secolare solo riformulata da Freud, che paralizza l'uomo ben più radicalmente e totalmente di un'istituzione manicomiale, viene definitivamente superata". Uno legge questo e subito si sente rassicurato. Freud era un imbecille e Franco Basaglia, con la sua legge 180 sulla chiusura dei manicomi, un praticone mentecatto.
Il manicomio? L'istituzione manicomiale, ci spiega il Nostro della nuova Left psicoterapeutica, "può essere superata nel momento in cui l'inconscio mare calmo svela la bugia sempre ripetuta di una originaria fondamentale perversione umana o di un originario caos di pulsioni parziali. Momento di rottura di una scienza sempre ripetentesi perché sottoposta all'istinto di morte, la teoria di Massimo Fagioli apre la possibilità di una conoscenza reale finora annullata. Scopre orizzonti sepolti alla terapia, alla scienza non scissa dall'uomo concreto e ad una società basata sul valore del rapporto interumano". Tra pensiero originario e spiegazione, ora finalmente è tutto chiaro. Prosa trasparente da Editoriale per una pubblicazione nazional popolare di sinistra con ammorbidente Coccolino-Left.
Io plebeo, confesso, i fagioli li preferisco con le cotiche.
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