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Articolo 21 - Editoriali
L??informazione negata
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di Federico Orlando

L??opera di Alessandro Pace e Michela Manetti sull??articolo 21della Costituzione  e la Rai
? di 814 pagine la nuova ??bibbia? della libertà di manifestazione del proprio pensiero e dei mezzi per diffonderlo, edita da Zanichelli nel Commentario della Costituzione. Respinta la privatizzazione del servizio pubblico, si aspetta che Prodi definisca meglio il programma.
da Europa
     
Fra loro distano pochi metri le stanze di piazza Santi Apostoli, dove il candidato premier dell??Unione s??aggira fra collaboratori, programmi, nodi e speranze, e quelle più alte del Quirinale, dove il capo dello Stato riceve ?? è martedì 28 febbraio ?? i giornalisti vincitori del premio Ischia e ricorda con un po?? di ovvietà il suo messaggio al Parlamento del luglio 2001, sul diritto dei cittadini di informare e di essere informati: «Tutelare il pluralismo e l??imparzialità dei media significa contribuire a dare concretezza ai principi fondamentali che la Costituzione difende con vigore». Prodi invece parla ad altri giornalisti che lo interrogano sul pellegrinaggio di Berlusconi da Bush e sui suoi effetti mediatici, e risponde con un po?? di astrusità accademica: «Se faccio delle analisi di correlazione fra i miei votanti e le ore passate davanti alla tv, io trovo un rapporto perfetto. Meno ore si passano davanti alla tv, più votano per me.
Più ore davanti alla tv, più votano per Berlusconi». La chiameremo legge di Prodi. Al professor Sartori non piace, perché al professor Sartori piace solo Sartori: e per stroncare la ??costituzione incostituzionale? di Berlusconi (la definizione è di Alessandro Pace) preferisce scrivere un suo bel libro, di grande successo, La mala Costituzione; e per giudicare il mancato faccia a faccia tra il Cavaliere e il Professore in tv preferisce essere lui stesso a dettare il regolamento dell??incontro, non senza aver riempito di elogi la capacità comunicativa del Cavaliere e di ironie (come usa fra colleghi) la tattica e la strategia impacciate del Professore. Esempio di unità per quanti vorrebbero che il 9 aprile Berlusconi togliesse il disturbo.
Peraltro, né Ciampi né Prodi escono del tutto immuni dalla trama dei comportamenti politici su cui Alessandro Pace ricama l??analisi scientifica (diritto civile e costituzionale) del sistema della comunicazione. La trama lascia intravedere che le Autorità indipendenti tanto indipendenti non sono (e le tardive confidenze di Cheli, «Avrei potuto fare di più», ne sono una ormai inutile ammissione); che il capo dello Stato celebra l??informazione come pietra angolare della democrazia, ma più per l??unicità del suo messaggio al Parlamento che non per contestazioni di scelte illiberali del governo; che la Corte costituzionale spesso dichiara decaduta questa o quella norma ma la caducità non è immediata, e anzi viene lasciato al legislatore il tempo per colmare il vuoto normativo, sicché l??effetto politico della sanzione svanisce; dall??84 al ??97 tutta la politica della comunicazione ha ruotato intorno agli interessi di Berlusconi, ma dal ??96 era al governo l??Ulivo, con Prodi: e se l??oscenità si raggiunge solo nella successiva legislatura, con la legge Gasparri, è vero che la sinistra aveva assunto con la destra l??impegno di non toccare i privilegi berlusconiani, prezzo per una riforma bipartisan della Costituzione che non venne. Un gran brutto vedere, la cui sperabile scomparsa è ormai sospesa a eventi incerti, come le elezioni del prossimo 9 aprile o il giudizio che la Corte di Giustizia delle comunità europee dovrà dare sui 10 quesiti sollevati dal Consiglio di Stato circa la compatibilità della Gasparri con la normativa europea.
Questo e tanto altro si legge a volo d??uccello in quella ??bibbia? di 814 pagine che Alessandro Pace e Michela Manetti hanno dedicato all??articolo 21 della Costituzione. S??intitola Rapporti civili - La libertà di manifestazione del proprio pensiero. ? edita da Zanichelli e dal Foro Italiano nel ??Commentario della Costituzione?, fondato da Giuseppe Branca e continuato da Alessandro Pizzorusso: un commentario che affianca alla materia civilistica la normativa costituzionale, con una compiuta monografia di ciascun articolo, scritta da autori che hanno familiarità sia con la scienza che con la politica. Perciò, alle centinaia di pagine sulle garanzie che attengono al contenuto della libertà di manifestare il pensiero, se ne affiancano altrettante sui mezzi di diffusione del pensiero, diversi dalla parola (la parola a cui intanto si affida Prodi, che conta sui volontari nelle strade e nelle piazze). Contenuto e mezzi concorrono a defi- nire la natura individualistica del diritto d??informazione, che proprio per quella sua natura è tipico diritto liberale. Se no, c??è la democrazia dell??altoparlante (si chiami anche tubo catodico o digitale), la Voce del Padrone. «Noi ci siamo mitridatizzati ?? dice Pace ?? nel vedere Berlusconi a tutte le ore sui teleschermi, e ci sembra pacifico che egli abbia tre reti. Ma c??è solo     l??Italia in queste condizioni nel mondo, e forse la Thailandia ».
Il fatto è che ci siamo mitridatizzati anche nel vedere una Rai con tre reti, presidiata da un partito Rai, diviso come tutti i partiti ma unito nel dogma dell??intangibilità di mamma Rai.
? stato osservato che anche il programma dell??Unione, che s??apre col capitolo su informazione e media, è reticente. Prevede leggi sul conflitto d??interessi, appunto, sulla concorrenza, sull??auditel, sul mercato delle frequenze (definite ??bene dello Stato?). Ma la Rai resta più o meno com??è. Le viene confermato, «per l??oggi e per il domani», il compito di rispondere ai doveri del servizio pubblico. Come si farà a garantire la sua ??indipendenza? e, al tempo stesso, la sua ??attuale duplice natura? di servizio pubblico e di televisione commerciale? Se la privatizzazione è una ??chiacchiera diversiva?, come dice Stefano Balassone, e se però non si sottopone la Rai a cura Bbc (separazione contabile e organizzativa delle reti finanziate col canone e di quelle con la pubblicità), «tra cinque anni saremo esattamente al punto di oggi».
Il punto ?? ricorda Pace ?? è che il servizio pubblico è «attività funzionalizzata », cioè funzionale all??interesse generale, e quindi non può essere esercitato da privati. Se nel comportamento concreto la Rai si omologa all??emittenza privata ?? per faziosità di telegiornali, partigianeria di contenitori politici, volgarità di spettacoli d??intrattenimento, inflazione di pubblicità ??, tutto ciò non inficia il principio della funzione, ma denuncia ??solo? l??incapacità della Rai di essere ciò che dovrebbe essere secondo lo spirito delle istituzioni: e cioè il luogo dove la prospettazione dei fatti non può mai nascondere la pluralità delle opinioni e dove l??intrattenimento stesso deve avere una cultura che non lo omologhi alla tv commerciale, la cui unica legge è l??audience. Fin tanto che nella Rai non saranno riformati (separati) gestioni e bilanci di servizio pubblico e di tv commerciale, nomina dei vertici, autorità di controllo, autonomia ??politica? delle reti e delle testate, continueremo ad avere, dopo l??Eiar fascista e la Rai di governo, un??emittenza ??dipendente?, occupata da partiti che sono sempre più scatole vuote di stakeholders (per dirla con Morcellini) e di popolo.
Se il 9 aprile vincerà l??Unione, la politica per l??emittenza pubblica troverà relativamente poco nel programma di Prodi: nessun accenno alla separazione societaria tra azienda di servizio pubblico e azienda commerciale, però si parla di nuovi criteri di nomina dei vertici. In Germania ?? ricordano Alessandro Pace e Michela Manetti ?? la nomina degli amministratori della società concessionaria compete a una ??sede? diversa dal governo e dal parlamento. Anche in Spagna. Sarebbe un passo da fare subito. Un altro, sarebbe l??integrazione del canone (almeno per la parte evasa, pari al 25 per cento del totale), a carico del bilancio generale dello Stato,come in Spagna, in modo da liberare una parte delle entrate pubblicitarie della Rai a favore di altre emittenti diverse da Mediaset.
Ancora un passo sollecitato dai nostri costituzionalisti e da Morcellini è l??innovazione tecnologica. Quanto al resto ?? imparzialità e indipendenza nell??informazione, presenza in tutti i momenti qualificanti della vita nazionale, elevata qualità dei programmi, senso di responsabilità per le conseguenze sociali dell??uso del media ?? qui si parrà la tua nobilitate, direbbero a Prodi gli studiosi. E anche i non tantissimi italiani a cui davvero starebbe a cuore un??altra Rai.

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