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Articolo 21 - Editoriali
10 marzo: per un'informazione e comunicazione di pace
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di Fabiola di Loreto

â??Il giornalismo deve costruire ponti fra le civiltà, avvicinare  culture diverse per diffondere e consolidare una cultura della pace e  dell'integrazione.â?
Non è uno slogan del movimento pacifista. Queste parole le ha pronunciate il Presidente della Repubblica lo scorso 28 febbraio.  Una preoccupazione che il nostro capo dello stato ha in comune con tante cittadine e cittadini stufi di unâ??informazione distorta ad uso dei Signori della Guerra, anche sulle tante questioni interne che costruiscono la sensibilità diffusa della gente.

Per questo il 10 marzo è diventata la Giornata nazionale per unâ??informazione e comunicazione di pace. E quanto sia nazionale lo dimostrano gli oltre 150 eventi, incontri-dibattito, proiezioni, serate-spettacolo e quantâ??altro che riempiranno questa â??Ventiquattrâ??oreâ? lungo tutta la penisola, fino a coprire quasi tutte le province grazie allâ??impegno di 125 amministrazioni cittadine e tantissimi altri enti locali, scuole e gruppi impegnati sul territorio.

Cosa sia â??Diamo voce alla paceâ?, così il titolo dellâ??iniziativa, lo dicono in parte già le sigle promotrici: Tavola della Pace, Coordinamento  nazionale Enti Locali per la pace e i
diritti umani, Federazione  Nazionale Stampa Italiana, lâ??Usigrai, Articolo 21 Megachip, Redattore Sociale, Gruppo di lavoro «Welfare della comunicazione».  Un ponte ideale tra movimento per la pace e mondo della comunicazione che si è messo insieme per costruire un ponte reale fatto di un diverso approccio alla realtà da raccontare prima ancora che di contenuti diversi da quelli veicolati in misura quasi esclusiva dai media nostrani.

Dallâ??incontro di queste diverse sensibilità è nato lâ??appello lanciato dagli organizzatori, sottoscritto da 610 realtà grandi e piccole (dallâ??Arci alla Cgil, Cisl e alle Acli, fino alle localissime associazioni impegnate dallâ??accoglienza al commercio equo), del volontariato, di scuole e di Comuni, Province e Regioni.

In un tempo in cui si istiga allo scontro dellâ??inciviltà e delle religioni; in un periodo in cui lo scontro politico si alimenta non del libero confronto sulle idee e sui fatti ma di accuse e menzogne, scegliere di â??dare voce alla paceâ? significa anche impegnarsi a difendere la libertà e la democrazia nel nostro paese.

Il 10 marzo, quindi, sarà una giornata di denuncia della gravità della situazione, ma anche di proposta per tutti. La diffusione della cultura e la costruzione di una politica di pace per lâ??Italia è responsabilità di tutti e di ciascuno.

Sono tanti i punti allâ??ordine del giorno della Giornata. Ne ricordiamo alcuni:
1.   denunciare la falsa idea della pace alimentata dai media e lâ??assenza di una vera informazione sui problemi della pace e su chi opera per la pace nel mondo;
3.   mettere al centro del confronto elettorale i problemi della pace e dellâ??informazione;
4.   denunciare il grave stato dellâ??informazione in Italia;
5.   difendere e rafforzare il ruolo di servizio pubblico della Rai.

Forse bisognerebbe dire chiaramente: costruiamo una Rai nuova che sia davvero servizio pubblico, che i cittadini sentano finalmente come punto di riferimento per avere notizie e cultura che contribuiscano a costruire la coscienza civica dellâ??Italia, creando dialogo e non fratture, dando la parola invece di diffondere insulti e menzogne.

Una Rai che sia in grado di guardare fuori dalla finestra al resto del mondo, soprattutto verso il Sud dimenticato. Le Riviste missionarie hanno diffuso un appello forte, che è insieme un grido dâ??indignazione: â??Come missionari, siamo a contatto ogni giorno con la povertà, le carestie, le violazioni dei diritti di molti popoli del pianeta, ma anche con la creatività e la freschezza di tanti paesi. Guardando il telegiornale, però, è come se tutto questo non contasse: è un altro mondo quello che ci viene raccontato, fatto di divi dello spettacolo, sfilate di modaâ?¦ Come utenti del servizio pubblico â?? per il quale, come tutti i cittadini, paghiamo il canone â?? crediamo sia nostro diritto esigere unâ??informazione aperta al mondo, di qualità e in un orario accessibile a tutti. Ã? troppo chiedere «più notizie e meno gossip»?

Accogliamo questo grido forte, portiamo a tutti il messaggio che è concretamente possibile â??unâ??altra informazione e comunicazioneâ? che parli il linguaggio della pace e sia in grado di intrecciarsi a unâ??altra istanza improrogabile: quella di riaffermare la libertà di espressione e il diritto allâ??informazione ma anche allâ??accesso ai mezzi di comunicazione.

A questo appello la Rai ha iniziato a rispondere: il Direttore generale Alfredo Meocci si è impegnato personalmente a seguire tutto lâ??iter per lâ??apertura della nuova sede a Nairobi, dedicata alla grande dimenticata lâ??Africa subsahariana.

Una sede che i promotori dellâ??appello, per bocca di Rosa Rinaldi Vice presidente della Provincia di Roma, hanno chiesto di intestare a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.

Non fermiamoci alla denuncia, facciamo crescere una cultura della pace. Proseguiamo il  lavoro comune tra il mondo del pacifismo e quello dellâ??informazione e comunicazione in tutte le sue espressioni. Dopo la diretta della Rai sulla Marcia per la Giustizia e la pace dello scorso settembre, tante strutture del servizio pubblico stanno rispondendo, a cominciare da Rainews24, che dedica la programmazione dellâ??intero 10 marzo allâ??informazio ne di pace, ma anche emittenti indipendenti come Radio Popolare Network, e reti telematiche come Peacelink e Peacereporter.

Andiamo tutti il 10 marzo ai 150 eventi sparsi in tutta Italia, a cominciare da Roma.
A Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, via IV Novembre 119/A, alle 9.30 si terrà lâ??incontro degli operatori della comunicazione e degli operatori di pace. Il programma

Serata conclusiva lunedì 13 marzo alle 21 al centro culturale Angelo Mai con una piece di Harold Pinter, proiezioni, dibattito. Chiuderà la serata lâ??Orchestra Multietnica di Piazza Vittorio.


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