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Diritti umani: è possibile salvare Faith Aiworo dalla pena di morte
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di Gruppo Everyone

Diritti umani: è possibile salvare Faith Aiworo dalla pena di morte

Il Gruppo EveryOne, organizzazione per i diritti umani con sede in Italia, dopo aver avviato contatti con il governo della Nigeria, ha ricevuto una risposta ufficiale da Aghware O. Cordelia, funzionaria della National Human Rights Commission nigeriana, riguardo al caso di Faith Aiworo, la ragazza 23enne arrestata a Bologna e successivamente espulsa in Nigeria perché inottemperante a due decreti di espulsione. Faith, fuggita dalla Nigeria nel 2007 dopo aver subito una condanna penale per l’omicidio del suo datore di lavoro, che aveva tentato di violentarla - e la cui famiglia, una delle più influenti dello Stato, è determinata a chiedere la pena di morte per la ragazza -, si era rifugiata in Italia e, subito dopo aver subito un’ulteriore tentativo di violenza a Bologna, sventato dalle Forze dell’Ordine, era stata condotta nel CIE di via Mattei. Lo scorso 20 luglio Faith è stata rimpatriata nonostante la richiesta d'asilo presentata dal suo avvocato e la domanda di sospensiva presentata al giudice di pace per motivi di giustizia; attualmente è detenuta a Lagos, dove con ogni probabilità attende la pena capitale per impiccagione. “La National Human Rights Commission ha risposto a un nostro appello per la vita di Faith Aiworo, assicurandoci che vi è attenzione sul caso da parte del Governo nigeriano e la volontà di rispettare i suoi diritti alla protezione internazionale" dichiarano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti di EveryOne. “A questo punto è fondamentale per la vita di Faith che la Farnesina avvii contatti diplomatici con il Ministro degli Interni nigeriano, per scongiurare l’esecuzione della pena capitale e pianificare un tempestivo rientro in Italia della ragazza, dove le autorità hanno il dovere - sancito dall’art. 19 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, ma anche dagli articoli 2 e 10 della Costituzione - di conferirle lo status di rifugiata o comunque di fornirle protezione umanitaria e sussidiaria, esistendo il rischio di condanna a morte o comunque di persecuzione in patria” continuano gli attivisti. “L’Italia può salvare una vita, rimediando a un errore clamoroso, ed è per questo che chiediamo anche all’Alto Commissario ONU per i Rifugiati Antonio Guterres e all’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani Navi Pillay di ricordare al governo italiano la necessità di attivare con urgenza tutte le misure diplomatiche per tutelare il diritto alla vita della giovane donna. Abbiamo già comunicato al Governo nigeriano” concludono Malini, Pegoraro e Picciau “la nostra disponibilità a recarci a Lagos, in Nigeria, per recuperare Faith Aiworo e riportarla con un volo al sicuro in Italia, ma l’ultima parola spetta ovviamente alle autorità italiane”.  


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