di Michele Mezza
In politica i numeri, proprio quando sono ristretti, paradossalmente contano meno delle tendenze. Infatti il margine di maggioranza limitato, quale quello acquisito dall??Unione potrebbe diventare un punto di partenza se lo si contestualizza in una più generale spinta propulsiva. In tal caso non dovrebbe essere difficile, affermare concretamente una leadership nel paese, e, di conseguenza, rafforzare anche i numeri nelle due camere. Bisogna allora capire cosa ha potuto ridimensionare la seduttività del voto riformatore, cosa ha potuto far apparire a quote non marginali di elettorato lo spirito di liberazione che era sotteso alla proposta dell??Unione un rancoroso tentativi di sostituirsi al comando della macchina statale.
Un??immagine che ha portato quasi due milioni di persone in più a votare, a mobilitarsi, ad annegare la maggioranza accreditata all??Unione in un sostanziale pareggio di voti. Questo è il nodo da sciogliere per chi non vuol mettere la testa sotto la sabbia della propaganda. Abbiamo subito numerosi colpi dalla macchina elettorale allestita da Berlusconi . Una macchina che ha potuto contare sulla complicità di gangli decisivi del sistema televisivo nazionale. Ma che ha toccato punti sensibili del paese. A cominciare dal questione fiscale. Un dato su tutti: il cuneo fiscale che pure rappresentava il cuore della proposta di Prodi , quando riusciva a farsi intendere come una soluzione che liberava dal carico fiscale lavoratori ed aziende, e non come un intricato dispositivo contabile, anche in questo caso comunque parlava solo alla fetta di lavoro dipendente ed industriale che nel paese è sempre meno numeroso, e soprattutto sempre meno aggregante nei consensi d??opinione.
Un disorientamento in cui da tempo versano forse decisive del fronte riformatore. E al quale non poco ha concorso l??incapacità di incardinarsi nel mondo della comunicazione e dei nuovi servizi multimediali. Ancora in queste elezioni, basta vedere come sono state costruite le liste, abbiamo inteso la comunicazione come il terreno dello scontro propagandistico e non come il segmento socio economico centrale nella nuova economia del paese. Poco lo spazio per un progetto diretto a questo mondo, scarse le rappresentanze di interessi di questa area professionale valorizzate nelle liste. Ancora meno le competenze e le esperienze impegnate nel confronto elettorale.
Davvero imbarazzante, ad esempio, il fatto che la carta della libertà, dopo gli anni degli editti bulgari, siano stati giocati dal fronte berlusconiano e non dall??Unione. Senza un primato nel campo della comunicazione, senza la capacità di intercettarne interessi e rappresentanze, non si costruisce un??immagine vincente, di sviluppo e di liberazione delle risorse del paese. Non è troppo tardi per recuperare il ritardo. E?? troppo tardi per avere ancora dubbi e lentezze.
Bisogna recuperare le esperienze che possono parlare alla gente che lavora con le informazioni, penso alle candidature di Giulietti e Vita ad esempio. Bisogna rimettere in campo una proposta che metta in movimento forse, interessi, risorse economiche, ancora compresse dai monopoli delle telecomunicazioni. Bisogna taglia lacci e laccioli che ancora trattengono le nuove forme di comunicazione, come il Wi Max, o gli operatori virtuali nella telefonia.
Bisogna aprire subito le gabbie della pubblicità e delle frequenze che opprimono le imprese delle nuove forme televisive. Insomma l??Unione deve essere il partito dell??abbondanza, e attraverso l??abbondanza riprendere a parlare con i diffidenti. Per questo ci vogliono gli interpreti che non possono rimanere nelle retrovia. La lezione è stata dura.Il rischio ora è mortale.