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Articolo 21 - Editoriali
I Telegiornali nella Palude
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di Oliviero Beha

da l'Unita'

Informazione

Il lunedì dellâ??Angelo senza giornali vuol dire, per lâ??informazione, ancora più tv e radio. Da elezioni politiche che da importanti sono diventate giorno dopo giorno assolutamente vitali, è già passata una settimana. Se ieri uno qualunque di noi si fosse messo in ascolto radiotelevisivo pur attentissimo, avrebbe avuto dei dubbi sullâ??esito di queste elezioni. Non avrebbe saputo, insomma, che câ??è un vincitore e uno sconfitto. Il che è grave non tanto e non solo per il vincitore, ma per il Paese, il suo presente e il suo futuro.
Dico cose banali e letterali perché quello che sta succedendo rischia di uccidere sia le metafore che lâ??immaginazione. Ce lâ??avesse raccontato uno sceneggiatore, non gli avremmo creduto. Allâ??inizio di marzo scrivevo del caimano che è in noi (del nostro â??berlusconismoâ? che ha permesso lâ??affermazione paraistituzionale di uno stile di vita). Lo confermo. Alla fine di marzo mi preoccupavo della palude almeno quanto del caimano (ci sono responsabilità culturali e politiche spaventose, per la genesi di queste sabbie mobili). Lo confermo. Adesso, a elezioni concluse, credo si debba intanto, e da subito, pretendere che il caimano venga distinto almeno elettoralmente dalla palude, suo habitat naturale, e avendo perso, sia ristretto in una gabbia.
Da «i fatti separati dalle opinioni», distico principe del «Panorama» di Lamberto Sechi, pare passato non un secolo bensì un millennio. Mi rendo conto che è un discorso sempre più difficile, ma è dâ??obbligo provare a reimpostarlo, specie visti i risultati della confusione tra le due categorie. Prendiamo dunque telegiornali e giornali radio, il primo elemento citato in cima a questa nota: che significa «i fatti separati dalle opinioni»? Che intanto devi raccontare chi ha vinto le elezioni. Per un voto soltanto, magari, ma le ha vinte. E invece ancora ieri non era così. E questo è un fatto. Come un fatto sarebbe se si avessero elementi fattuali per sostenere il contrario, che Prodi non le ha vinte. Ma non è questo che viene affermato.
Si tiene lâ??informazione e il grado di consapevolezza dellâ??opinione pubblica in stallo, normalizzando questo stato dâ??attesa, questo â??bucoâ?. Per farlo, sembra più che sufficiente che un Calderoli qualunque, dopo aver definito una «porcata» la legge proporzionale cui ha dato mano, mischi le carte in modo maldestro e, ma in un Paese ancora presentabile, taroccato, ai limiti di una Vanna Marchi. Sembrerebbero, la notizia, lâ??accettazione e le conseguenze di un risultato elettorale, fatti di un ordine di grandezza diverso, incommensurabile con le uscite di un Calderoli. No, chi ieri fosse stato in ascolto non avrebbe avuto da tv e radio (pubbliche e private) una sequenza informativa in scala, del genere summenzionato. Era tutto mischiato, tutto limaccioso, tutto poco credibile. Il risultato era proprio la palude informativa.
Di qui al vantaggio smisurato e sopravvivenziale del caimano, il passo è molto, troppo breve per non pensare che non si tratti di un errore mediatico, ma che sia voluto, o meglio/peggio commissionato. Lo so, sempre di più e sempre più spesso sembra inattingibile questa separazione dei fatti dalle opinioni, e câ??è persino chi ormai ne teorizza lâ??esatto contrario, schierando se stesso nellâ??arengo politico con tutto il potenziale di cui dispone, mezzo di comunicazione di massa,notizie trasmesse e â??climaâ? in cui le trasmette compresi. Se si accetta questa totale deformazione del concetto di autonomia del giornalista, allora uno come Ferrara, o un suo omologo antiberlusconiano, sono perfetti. Secondo me, invece, sono â??malatiâ?, e su questa malattia hanno creato le condizioni di una fortuna. Personale. Bravi. Ã? appena il caso che precisi, come tante altre volte, che farei lo stesso discorso se le elezioni le avesse vinte Berlusconi. Ma le ha perse, questo è il punto, o il problema per alcuni.
Tornando a tv e radio, è evidente che lâ??opinione, intesa alla Sechi, di cui stiamo parlando non si manifesta tanto in Tizio che dice la sua, quanto nella scaletta, nellâ??importanza, nellâ??impaginazione delle notizie. Se prima diffondi, con chiarezza e una volta per tutte, il nome di chi ha vinto quella imbarazzante corrida che sono state le elezioni politiche 2006 nel nostro Paese, e poi domandi a chi ha perduto che cosa aspetti a riconoscere un dato elettorale contribuendo nel modo di porgere questa domanda a suggerire al pubblico lâ??idea di una anomalia del perdente, successivamente è sacrosanto fare tutti i paragoni che si vuole con il Bush-Gore e la Florida e i conteggi e le oscurità del fratello del primo, nel 2000, e segnalare anche lâ??ex ministro (o è ancora in carica? o dio mio...) Calderoli e la sua Alleanza Lombarda. E invece, come abbiamo visto, la regia prevede una diversa mescola delle notizie, con lâ??esito (lâ??obiettivo?) della confusione sovrana sotto gli occhi/le orecchie di tutti.
In questo â??vuotoâ? siamo evidentemente tutti a rischio come Paese, meno il caimano che ci sguazza. Ma se è un caimano, lâ??ultima cosa che gli si può ragionevolmente domandare è di non fare il caimano, di non essere quello che è. Né ora, nel momento delicatissimo in cui ci troviamo, né, più in generale, nella vita politica e mediatica italiana di tutti i giorni. Lui quello è, sono gli altri che devono cambiare, e in meglio, tanto da essere così onesti intellettualmente e pratici politicamente dallâ??ingabbiare il caimano per poi bonificare la palude, non certo - è già accaduto - per costruirci sopra un residence. Ma già, così dicendo, sto guardando a domani, e a dopodomani, atteggiamento che sarebbe credo quanto mai propizio a impostare un futuro per un Paese dal presente stracciato.
E invece questo stallo vergognoso, di cui stiamo pagando dazio in politica internazionale e sui mercati, esteri ed interni, mi impedisce di fare quel ragionamento con un minimo di prospettiva. Sembra un lusso che ad oggi neppure ci possiamo permettere, almeno finché non si dice con chiarezza anche solo quello che è uscito dalle urne, cioè che il caimano ha perduto. Di unâ??incollatura, per colpa di una legge elettorale fatta da lui medesimo con gli esperti di «porcate» di cui sopra, ma ha perduto. Si è battuto bene (anche qui, forse bisognerebbe approfondire di più quel «battersi bene» in una chiave che non riguarda un solo schieramento, ma tutto il Paese), certo, ma ha perduto. E questo non si deve dire per rincuorare eventuali complessi di inferiorità del centrosinistra, ma solo - e mi pare basti - pro veritate. Poi, da subito, si facciano i conti (non soltanto delle poltrone, si spera...).
Ma intanto andiamo per gradi, cercando una linearità perduta. Câ??è uno che ha vinto, e non voglio sapere qui come si chiama, varrebbe anche, nel rispetto delle regole, per il suo antagonista. Ha vinto, e stop. I fatti separati dalle opinioni. E per il futuro, unâ??informazione autonoma, specie quella radiotelevisiva per quel che si è detto finora, che con copra ma scopra, che dica quel che succede, e non si preoccupi per gli effetti politico-professionali (su di sé) di ciò che succede. Non mi pare possibile che da questo risiko della tv,di cui è indispensabile rivedere la macchina e il suo libretto di istruzioni, resti fuori dal Parlamento uno come Giuseppe Giulietti, che il meccanico ha dimostrato di saperlo fare. Né mi pare respirabile un clima, nella tv di Stato, in cui in base ai decimali elettorali tu venga salutato e (quasi) rispettato, oppure no.
Un incapace e un servo restano un incapace e un servo sotto qualunque costellazione politica. Per carità, nessuna epurazione quindi, ma una sorta di riesame ottico della vista per la conferma della patente, un controllo sulle capacità professionali: a giudicare da tutto quello che è successo in questa davvero infinita - nel senso che non vogliono finirla - campagna elettorale, e ieri in particolare, è un passo indispensabile. Câ??è almeno il vantaggio che, sul piano professionale, dellâ??autonomia, dellâ??indipendenza, della consapevolezza, è davvero difficile fare peggio. Forse, se a qualcuno dei vincitori fosse venuto in mente di cambiare semplicemente di segno lâ??andazzo giornalistico di stato, il livello verificato oggi dovrebbe aver suggerito tuttâ??altra strada. Ossia bonificare anche questa, decisiva, pantografata palude, e al più presto, dimenticando i signorini delle tessere. Ma dopo la cattura del caimano, sâ??intende...

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