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Articolo 21 - Editoriali
Daniela Poggi: così divento la pasionaria a teatro
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di Emilia Costantini*

Operaia, attrice, fotografa, antifascista, militante del movimento comunista internazionale, perseguitata ed esule politica, garibaldina di Spagna. La vita di Tina Modotti, nata a Udine il 17 agosto 1896 e morta a Città del Messico il 5 gennaio 1942, è un romanzo avventuroso e romantico. Ora la sua incredibile storia di appassionata cittadina del mondo, che ha speso la sua breve esistenza a soccorrere i deboli, gli emarginati, i perseguitati, diventa spettacolo teatrale. Nel ruolo di questa singolare eroina, Daniela Poggi: Perché il fuoco non muore - La vita agra di Tina Modotti si intitola il testo scritto da Francesco Niccolini (l'autore del
fortunato Vajont interpretato da Marco Paolini) e messo in scena con la regia di Beppe Arena. Dice la Poggi, ambasciatrice dell'Unicef: «� una figura femminile che ha lottato per un ideale, non per raggiungere ricchezza e potere. Ha messo se stessa a disposizione degli altri, credendoci fermamente e anche morendo per questo». Lo spettacolo racconta la sua avventura umana, iniziando dalla fine: è la notte del 5 gennaio e Tina, che ormai vive da sola in Messico, lavorando come traduttrice, mentre rientra in taxi da una cena con amici, viene
colpita da infarto. Spiega l'attrice: «Si dice che, nel momento in cui uno sta morendo, per una frazione di secondo rivede tutta la sua vita. La mia Tina si ritrova così in una stanza piena di oggetti, che descrivono il suo
percorso esistenziale». In palcoscenico, la Poggi, che per l'occasione ha scurito i capelli, è affiancata da Roberto Citran: «Impersona una sorta di Caronte che aiuta il mio personaggio a porsi delle domande, a sollevare anche dei dubbi sulle scelte che ha compiuto». Nata da una famiglia povera (il padre Giuseppe era carpentiere, la madre Assunta cucitrice), Tina diventa emigrante a soli due anni, quando la famiglia si trasferisce in Austria in cerca di lavoro. A 12 lavora come operaia in una filanda, ma già comincia ad apprendere elementi di fotografia, frequentando lo studio dello zio Pietro Modotti. Nel 1913 si trasferisce con i familiari negli Stati Uniti, dove lavora in una fabbrica tessile, fa la sarta, ma frequenta mostre, manifestazioni teatrali e inizia a recitare nelle filodrammatiche della Little Italy. Conosce il poeta e pittore Roubaix dell'Abrie Richey, chiamato Robo, ed è amore: con lui si trasferisce a Los Angeles, dove a Hollywood intraprende la carriera cinematografica, che ben presto abbandona, per la natura troppo commerciale del cinema. Per la sua bellezza ed espressività, viene ripresa da importanti fotografi, tra cui Edward Weston con cui, quando Robo muore di vaiolo, nascerà un legame che la porta in Messico. Riprende la Poggi: «Avrebbe potuto vivere agiatamente, proseguire a fare l'attrice o lasciarsi mantenere e coccolare dagli uomini che l'hanno amata. E invece no».
Inizia il suo impegno politico che riversa anche nella sua attività di fotografa, tra lotte sindacali e politiche contro ogni forma di dittatura, utilizzando l'obiettivo come strumento di indagine e denuncia sociale. Un viaggio d'iniziazione che dal Messico la porta a Mosca, dove si lega con il rivoluzionario Vittorio Vidali, esponente del Komintern, poi in Spagna durante la guerra civile e di nuovo in Messico. Conclude la Poggi: «Non si è mai piegata ai compromessi, è sempre stata coerente con la sua fede politica, tanto da finire povera e sola. E oggi, nel deprimente panorama in cui certe donne si "prostituiscono" per quattro soldi, per avere una
copertina su un settimanale e un po' di successo, nella società dell'effimero, del superficiale, dell'apparenza, credo che Tina dovrebbe essere un modello». Sulla sua tomba, al Pantheon de Dolores di Città del Messico, sono scolpiti i versi di una poesia di Pablo Neruda a lei dedicata: «Sul gioiello del tuo corpo addormentato, ancora protende la penna e l'anima insanguinata, come se tu potessi, sorella, risollevarti e sorridere sopra il fango».

*(Corriere della Sera)

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