di Massimiliano Melilli
Su ??Studi Cattolici?, periodico di cultura e religione considerato vicino all??Opus Dei, Maometto brucia sotto gli occhi di Dante e Virgilio. Così la (ri)scrittura del ventottesimo canto dell??Inferno - a cura di Guido Clericetti, disegnatore di area cattolica - riaccende tensioni peraltro mai sopite con il mondo musulmano radicale. Ecco la vignetta della discordia. Un omino con gli occhi segnati da una crocetta e il tipico cappello dantesco guarda verso un burrone che brucia e chiede al compagno: ??Quello là diviso a metà dalla testa alle chiappe non è Maometto??. ??Sì - risponde l??altro, che in testa porta una corona di alloro - è diviso perché ha portato divisioni nella società. Mentre invece quella là con le brache calate è la politica italiana nei confronti dell??Islam?.
La vignetta della discordia rappresenta il ventottesimo canto dell??Inferno, lo stesso in cui dante e Virgilio affrontano i ??seminatori di scandalo e divisioni?, condannati a bruciare con i corpi straziati e spaccati, simbolo delle disgregazioni causate in vita. Fra loro, il disegnatore Guido Clericetti, colloca per l??appunto Maometto e Alì, suo genero e seguace. Da segnalare che l??episodio originario è riprodotto anche in un famoso quadro esposto nella basilica di San Petronio a Bologna.
Il direttore di ??Studi Cattolici? Cesare Cavalleri, a ventiquattro dalla pubblicazione della vignetta e dopo le prime, infuocate reazioni, si è dichiarato ??sorpreso e dispiaciuto dalla ripercussione mediatica provocata dal disegno?, ha chiesto ??cristianamente scusa a tutti i musulmani che si sono sentiti offesi? e alla fine, ha chiosato: ??La vignetta è stata interpretata anti-islamica, quando, semmai, era una denuncia della crisi d??identità culturale dell??Occidente?.
Ora, sulla rappresentazione dell??Islam nel mondo occidentale, da almeno un anno, si esercitano a vario titolo e con effetti spesso devastanti, giornali, televisioni ed esponenti politici. Alcuni casi appaiono emblematici e vanno richiamati alla memoria. Il 30 settembre 2005 il giornale danese ??Jylland-Posten? pubblica una serie di caricature sul Profeta. La polemica lievita lentamente. A febbraio l??apice delle manifestazioni violente nel mondo arabo contro l??Occidente.
Poi arriva il turno del leghista Roberto Calderoli, all??epoca ministro per le Riforme: indossa in Tv una maglietta che riproduce le caricature danesi. Trascorre qualche giorno e il consolato italiano a Bengasi, in Libia, è preso d??assalto da una folla inferocita. Epilogo: 18 morti e 20 feriti. Nel frattempo, le vignette ??incriminate? vengono riprese e ripubblicate su giornali europei e mediorientali. In Francia, il direttore del giornale che decide di pubblicarle, viene licenziato. Nel mondo arabo, alcune delle testate coinvolte, sospendono le pubblicazioni o addirittura, sono chiuse d??imperio dagli editori mentre un??ondata di violenza senza precedenti investe le sedi diplomatiche della Danimarca nei Paesi musulmani.
A tutto questo, si aggiunga il boicottaggio di alcuni prodotti alimentari e commerciali ritirati dalla vendita, con ripercussioni fortemente negative sulla bilancia delle esportazioni danesi.
Morale. E?? mai possibile, dopo questo bailamme di violenza e odio, infognarsi di nuovo in un vicolo cieco? Occorre dell??altro per invitare giornali, televisioni, politici e mondo della comunicazione, alla ??moderazione? quando di mezzo c??è l??Islam e la sua rappresentazione? Un conto sono le censure e la limitazione della satira, naturalmente condannabili, altra cosa è prendere di mira l??Islam in un fase in cui le due anime - una moderata e l??altra radicale - sono al centro di una disputa senza precedenti. I segnali che arrivano dalla galassia orientale sono più che preoccupanti. Onde evitare un??altra mezza crociata falsamente religiosa, sarebbe opportuno, almeno in questo caso, attenersi alla cautela richiesta da Benedetto XVI su questi temi. Speriamo che il suo autorevole invito sia almeno raccolto negli ambienti cattolici. Riviste comprese, s??intende.