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Articolo 21 - Editoriali
Corsa alla ricchezza e lotta alla povertà
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di Giorgio Bocca

Il neo capitalismo anarcoide e globale considera moralmente lecito moltiplicare i suoi profitti senza far crescere i salari dei suoi dipendenti

da L'Espresso

L'Italia spaccata in due, l'un l'altra inimica, il paese ingovernabile, il futuro imprevedibile. Ma non è così il mondo intero, diviso sul suo presente, incerto sul suo futuro, incerto sul controllo della scienza, sull'energia, sulla democrazia, sullo sviluppo, sul capitalismo globale?

Durante la campagna elettorale Silvio Berlusconi ha fatto sua l'ideologia dei neo conservatori anglosassoni. La sinistra, ha detto, pretende che il figlio di un operaio sia la stessa cosa, abbia le stesse attese del figlio di un dirigente. La sinistra continua a far la guerra alla ricchezza invece di farla alla povertà. � la vecchia idea del liberismo che sconfisse il feudalesimo e che pose le basi della rivoluzione industriale. Noi crediamo che oggi sia una idea reazionaria, sbagliata, destinata a fallire tutti i suoi obiettivi. L'egoismo individuale e di classe come motore dello sviluppo e della crescita della ricchezza? Un'illusione contraddetta dalla realtà. Negli anni del capitalismo globale, anarcoide, senza regole, i poveri del mondo sono cresciuti invece che diminuire. Sono cresciuti certamente quelli che si sentono poveri in paragone di quelli che si sentono ricchi. Il risorgimento arabo e il terrorismo a cui affida le sue vendette e le sue speranze non nascono da una povertà reale peggiore di quella passata, ma da una povertà relativa, paragonata a quella in crescita dei paesi ricchi.

Il mondo ha bisogno di eguaglianza e non di conflittualità. Una civiltà come quella americana basata sulla conflittualità esasperata, sulla lodata e predicata concorrenza, conduce inevitabilmente a un imperialismo militare che crede di poter risolvere con la forza i rapporti fra le nazioni. Ma con la forza nella modernità non si risolve niente, il terrorismo di matrice araba dimostra che i poveri hanno a loro disposizione le stesse armi dei ricchi. Il berlusconismo non ha capito un altro aspetto della modernità: la concorrenza capitalistica non evita i pericoli di autodistruzione della specie. L'uso dissennato del petrolio, la moltiplicazione incontrollata dei mezzi di trasporto, la cementificazione del territorio sono arrivati al punto di rendere invivibile gran parte del pianeta. Risulta da uno studio recente che la cementificazione del territorio nell'hinterland a nord della Lombardia sta coprendo la maggior parte del territorio rendendolo ingovernabile, esponendolo a inquinamenti e alluvioni continui. L'inaugurazione della nuova fiera campionaria di Milano e l'adiacente aeroporto della Malpensa sono la prova più recente dei rischi estremi di uno sviluppo alla maniera dei neo conservatori: la Fiera è stata aperta senza aver previsto le vie di accesso; l'aeroporto, senza considerare i danni insopportabili ai centri urbani circostanti. Negli anni del riformismo che fece crescere il paese Italia si capì che la programmazione era un aspetto fondamentale della società moderna. Faceva parte di questa programmazione anche una crescita civile della nazione, anche un ingresso nella sua gestione dei contadini e degli operai fin lì, fino alla fine del fascismo, cittadini di serie B. E la democrazia nata dalla Resistenza compì il miracolo di unificare la nazione.

Ma quale unificazione si può avere dal berlusconismo, cioè da un neoconservatorismo il cui leader non ha esitazione a dichiarare: la sinistra pretende che il figlio di un operaio sia la stessa cosa del figlio di un dirigente e continua a far la guerra alla ricchezza invece che alla povertà. Ma qui sta l'inganno: non è per niente vero che la gestione della borghesia ricca faccia la guerra alla povertà e che aumenti la ricchezza di tutti. In realtà aumenta la povertà dei poveri e ingrandisce in modo offensivo la ricchezza dei ricchi. In questi anni di berlusconismo i capitali delle ditte legate al berlusconiano Lunardi si sono moltiplicati per quattro, ma i salari degli operai che scavano le sue gallerie sono sempre gli stessi.

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