di Salamandra
C??è un momento della vita in cui la campana suona e il tempo che sembrava scorrere senza tentennamenti si ferma. Questa volta, il tempo della vita politica, istituzionale ed etica ha suonato le sue ultime ore per Berlusconi e Andreotti, due vecchi epigoni del CAF. Ricordate quest??acronimo? Stavano a significare le iniziali del gruppo di potere che negli anni Ottanta dominava incontrastato la scena politica ed economico-affaristica d??Italia: Craxi-Andreotti-Forlani. Tre espressioni del potere socialista-democristiano della cosiddetta ??Prima Repubblica?, che ha foraggiato e spalleggiato l??imprenditore edile e televisivo Silvio Berlusconi e che poi, una volta travolto dalle indagine coraggiose dei magistrati di ??Mani Pulite?, diede il via libera allo stesso Berlusconi di ??scendere in campo? e di intossicare con il suo conflitto di interessi la nostra storia più recente.
Usciti di scena definitivamente Craxi ( morto condannato in contumacia in Tunisia) e Forlani ( disperso nel suo buen retiro marchigiano), ibernato come un??icona delle ??vittime del pentitismo antimafioso? il senatore a vita Andreotti ( scongelato periodicamente dal suo ??allievo? Vespa per qualsiasi occasione televisiva), resta ancora in attività il beneficiario della politica e degli interessi del CAF, quel Berlusconi protagonista da due settimane di un vero e proprio ??golpe mediatico?, proteso nella guerriglia di delegittimazione della vittoria del centrosinistra guidato da Prodi.
Basta riandare con la memoria e con le letture dei tanti libri che hanno radiografato ai raggi ??x? la mirabolante ascesa del Cavaliere di Arcore ( da ultimo il fantastico ??Citizen Berlusconi), per rendersi conto di come tutto ciò che oggi sta facendo Berlusconi, per ritardare il riconoscimento della vittoria del suo avversario politico ed intossicare il clima democratico, sia già stato previsto e in parte praticato tra il 1994 e il 2001.
Non solo, ma anche la parte più recondita della nascita delle sue fortune, prima economico-finanziarie e poi politiche, trova le fondamenta negli oscuri meandri dove si nasconde ed allunga i suoi tentacoli la ??Piovra? mafiosa.
Andreotti è stato lambito dall??inchiostro infamante della Piovra e si è salvato grazie ai marchingegni della giustizia, che comunque, come ben ricorda spesso il Procuratore generale di Torino, Giancarlo Caselli ( già capo della procura di Palermo del dopo Falcone-Borsellino), non ha sciolto i dubbi e i sospetti sulla sua ??contiguità? con l??onorata società almeno fino al 1980.
Oggi, viene proposto dal suo ??figlioccio? di Arcore a ricoprire l??altissima carica di Presidente del Senato, per cercare di sfaldare l??esigua maggioranza del centrosinistra a Palazzo Madama e stoppare l??elezione del popolare ed ex-DC Marini. Chi non ricorda, al di là della sua arguzia e della sua sagacia ironia romanesca, la storia rocambolesca di Andreotti, il ??belzebù? , il ??Richelieu? della politica italiana per 50 anni, uomo sempre ??border line? tra ambienti golpisti, destra cattolica revanscista e mondo affaristico, che spesso si è intrecciata anche con la loggia deviata massonica P2?
E la loro gemellare ??allergia commemorativa? a festeggiare il 25 aprile, come giornata della Liberazione dal nazi-fascismo, che fa il paio con il loro tracotante ??anelito alla pacificazione? tra i repubblichini di Salò e i martiri partigiani?
Ecco così, che anche Berlusconi, ??caimano? ferito e finito nella rete, dimena gli ultimi colpi della sua carriera politica ritornando ai vecchi albori: uomini, ambienti e,soprattutto, metodi di guerriglia politico-mediatica in grado di far traballare il sistema democratico.
E?? chiara la sua linea politica per l??immediato: mantenere alta la tensione per intossicare le imminenti campagne elettorali per il rinnovo dei principali comuni ( tra cui Roma, Milano e Torino), e le regionali siciliane. Non solo, ma arrivare alla fine di Giugno, quando si terrà il Referendum confermativo sulla scellerata riforma costituzionale, voluta insieme alla Lega di Bossi, per farne un appuntamento referendario sulla sua persona, una rivincita pokeristica, sulle finte libertà che dal 1994 va propagandando ai quattro venti dalle sue televisioni private e da quelle della RAI.
Sta qui il suo strisciante ??golpe mediatico?, contro il quale purtroppo il centrosinistra intero non riesce a produrre ancora un antidoto, ad organizzare una mobilitazione popolare.
Il 25 Aprile potrebbe essere una giornata esemplare per cambiare musica, per mettere un freno a questa deriva, riportando il popolo delle Primarie, dei movimenti del 2002 e oltre, gli elettori che hanno fatto vincere Prodi a difendere i valori della libertà e della convivenza civile.
Da ultimo, il preoccupante stato di aberrazione culturale e professionale in cui si stanno avvitando i Telegiornali e il sistema della comunicazione anche scritta ( non tutta per fortuna). Assistiamo, ormai, negli ultimi tempi al degrado disinformativo che TG e GR pubblici e privati mostrano nell??affrontare il dopo elezioni, i contorcimenti mediatici di Berlusconi-Tremonti e Calderoli, le mistificazioni politiche che riguardano anche il disastroso stato delle Finanze pubbliche, senza che si levino voci autorevoli dal fronte della compagine vittoriosa del centrosinistra per dire chiaramente che questo sistema va modificato in prodonfità e subito.
Tranne la voce degli esponenti di Articolo 21, dei nostri sostenitori della prima ora e di alcuni intellettuali e politici accorti, nessuno ha messo in chiaro cosa intende fare il nuovo governo in tema di conflitto di interessi e di riforma del sistema delle comunicazioni. Si resta sul vago, si ha paura di inimicarsi qualche settore del mercato e ambienti importanti della finanza. E quando uno come Bertinotti, prossimo Presidente della Camera, accenna a qualcosa del genere, ecco che fioccano i distinguo, si mettono le mani avanti e si intona il vecchio ritornello che suona: ??Mediaset è una risorsa del paese, va ridiscusso il duopolio?.
Noi pensiamo che intanto va modificato l??indirizzo della gestione editoriale ed industriale dei vertici RAI, oltre ad un repentino cambio di rotta di tutta la ??filiera informativa?.
Va definitivamente bloccato il ricorso massiccio e impudico agli appalti nella produzione dei format: come la mettiamo, per esempio, con
La probabile incompatibilità del Direttore generale RAI Mocci, poi, di cui discuterà il 27 aprile l??Agcom, e l??incongruenza del rappresentante del Tesoro nel CDA Petroni (??ideologo? di Forza Italia), sono due anomalie che vanno immediatamente sanate. E con loro va riportata nell??alveo della correttezza, del pluralismo, dell??autonomia e del non-collateralismo l??intera struttura informativa, visti i delicati appuntamenti istituzionali-politici e sociali cui si troverà di fronte il governo Prodi.
A meno che non si voglia continuare nella schizofrenia di gestire la cosa pubblica, avendo però contro le corazzate mediatiche, tutte controllate dalla piovra berlusconiana.
Ma questa strada ha già portato il centrosinistra alla sconfitta nel 2001!
Oggi più che mai, anche alla luce dei risultati elettorali che ci hanno consegnato un??esigua, quanto tentennante maggioranza alle due Camere, è fondamentale e prioritario affrontare dunque le riforme di cui Articolo 21 va parlando dalla sua nascita, dal febbraio del
E?? una questione di vita, di difesa dei valori democratici e liberali, di ritorno nell??Europa civile.
Altrimenti questa volta la campana suonerà solo per noi!