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Articolo 21 - CULTURA
Questa Biennale che piacerà ai veneti e dispiacerà a Bertolaso
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di Adriano Donaggio

Questa Biennale che piacerà ai veneti e dispiacerà a Bertolaso La storia dei veneti è una storia di viaggi. Ora come immigranti, in viaggio, a cercare nuove possibilità di lavoro, ora in giro per il mondo a scoprire mondi nuovi (uno per tutti, Marco Polo), il più delle volte per scambiare merci con navi costruite con il legno che veniva dal Cadore a percorrere tutte le vie che portavano ad Oriente per  importare spezie e sete che avrebbero poi venduto nel nord dell’ Europa. Si divertiranno i veneti a viaggiare tra questi mondi diversi, alla scoperta di forme nuove, nuovi oggetti, nuove possibilità. E’ un gusto che hanno nel loro dna, nella loro storia. Questa Biennale di Architettura propone quella seta delicata che è l’ Architettura quando sfugge alla speculazione e propone nuove stili di vita. Non solo progetti più o meno autocelebrativi, ma anche stimoli, punti di partenza, inviti a immaginare nuovi spazi per la vita, che non è solo una abitacolo in cui rinchiudersi ma anche l’ esigenza di provare emozioni, possibilità di incontro, di scambio. Prima le esigenze della vita, poi il progetto. E’ bellissima, nel padiglione olandese, la metafora di una grande città sospesa, che non è solo piantata per terra, ma vive anche nella nostra testa, nell’ esperienza della nostra vita sociale, che vive anche di ciò che noi sentiamo di ciò che è stato costruito. Il cemento  è materia dura, ma nella città non c’ è solo il cemento, ci sono anche gli abitanti, i loro stili di vita, la loro percezione della realtà, la loro creatività, le loro fantasie, i rapporti tra le persone che l’ architettura può ostacolare o rendere possibili. I rapporti non sono solo fisici, sono anche rapporti mentali, vissuti intellettuali, il gusto e la realtà delle emozioni che rendono viva la nostra vita.
Ma quel che è straordinario di questa Biennale, del suo Presidente Baratta, e che forse dovrebbe inquietare Bertolaso e gli ingegneri del diritto costruito attorno all’ evento straordinario, è quello che è stato realizzato in questi anni senza ricorrere alla legislazione speciale. Solo e semplicemente applicazione del Codice civile. Ampliamento dell’ Arsenale come straordinaria sede espositiva (paradossalmente la Biennale consente a chi la visita di vedere la Venezia Medievale, cosa che prima di lei nessuno aveva permesso), investimenti (realmente spesi) per oltre 17 milioni di euro, il restauro di Ca’ Giustinian trascurata sede cadente della vecchia Biennale, ora restituita con spazi aperti alla città e accessibile in tutta la sua splendida bellezza. E ancora. La creazione di due nuovi spazi teatrali, l’ apertura dell’ archivio storico della Biennale, finalmente funzionante dopo anni di chiacchere di promesse.
Unico ritardo, la realizzazione del nuovo Palazzo del Cinema, affidato a un commissario straordinario. Ha scritto Repubblica: “Il cantiere è fermo. C’ è solo un cratere recintato che inquieterà gli spettatori della Mostra del Cinema. Sono stati abbattuti settanta pini tutelati e il Parco delle quattro Fontane n’ è uscito sfigurato: una decimazione che gli architetti vincitori della gara giurano di non aver mai suggerito.” Scrive ancora Repubblica: “Il punto vero è che l’ appuntamento del 2011 verrà bucato … tanto sfascio per nulla? No. Nel frattempo l’ operazione finanziaria e immobiliare resta in piedi.”
Tutte le operazioni compiute dalla Biennale e dal suo Presidente hanno seguito le norme del Codice civile e nessuno si è mai neanche sognato di lasciarsi sfiorare dal dubbio che non fossero assolutamente trasparenti, comprensibili, accurate. Lo sono sempre state.
Paolo Baratta, che è stato Ministro dei lavori pubblici, non scenderebbe mai in polemica con Bertolaso e i suoi uomini. Forse non considera questo giustificato, forse lo considererebbe una caduta di stile. Ma una cosa è certa è che ha lavorato con un progetto, con una continuità d’ azione che ha portato a risultati, che ciò che ha realizzato e si appresta ancora a sviluppare (i prossimi saranno i lavori di si sistemazione, articolazione e riprogettazione del vecchio Padiglione Italia ai Giardini di Castello) lascerà un segno lungo nella storia della Biennale.
Una volta gli ho chiesto: “come ha fatto senza dover ricorrere a deroghe, alla legislazione speciale?” Mi ha risposto: “Ho un grande rispetto per la pubblica amministrazione e ho un grande rispetto per il procedimento amministrativo. Bisogna conoscerlo, saperne prevedere le difficoltà e saperle affrontare prima che si presentino. Dal mio punto di vista la deroga introduce una velocità impropria. E’ la regolarità che impedisce gli incidenti. Ho cercato di attenermi a questa regola.”

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