di Giorgio Santelli
Stefano Corradino
Il 28 aprile i parlamentari italiani eletti alle ultime politiche faranno il loro ingresso alle Camere. Ancora non sappiamo se all'appello mancheranno o meno Giuseppe Giulietti, Vincenzo Vita e Roberto Zaccaria.
In questi giorni di interregno, tra un premier che se ne va e il nuovo che salirà a Palazzo Chigi la politica del centro sinistra, stando alle pagine dei giornali, sembra aver individuato alcune priorità della sua agenda. E come dicevano i latini Electa una via non datur recursus ad alteram. Almeno è quello ci auguriamo.
Primo: risolvere il problema del conflitto di interesse. Non serve alcuno sforzo straordinario nè pindarici voli giuridici. Per portare l'Italia ad essere un Paese normale, è sufficiente approvare una legge equiparabile ad uno dei tanti paesi aderenti allâ??Unione Europea.
Secondo: la difesa della Carta Costituzionale. Può e deve essere modificata senza però stravolgerne le ragioni, i valori e gli ideali dei padri costituenti. La Casa delle "illibertà " ha tutt'altro approccio. Come ha giustamente sottolineato Prodi la riforma costituzionale che la destra ha portato a conclusione senza un confronto parlamentare "stravolge il senso del lavoro della Costituente del 1947 che seppe far prevalere lâ??interesse generale su quello delle parti e il bene di tutti sulle divisioni ideologiche".
Nessuna legge ad o contra personam, ma due impegni: creare parità di accesso in un sistema che voglia dirsi effettivamente liberale, e garantire i principi fondamentali di uno stato laico, democratico ed antifascista che si richiami a principi di partecipazione collettiva. Non a leaderismi od oligopoli.
Sarebbe una bell'inizio per un governo che in cinque anni dovrà rimettere il Paese in piedi.
Ma leggi e riforme camminano sulle gambe degli uomini. Dentro il Parlamento, ad oggi, mancano allâ??appello â?? fra quelli che più conosciamo e stimiamo â?? tre esponenti politici: Giuseppe Giulietti, Roberto Zaccaria e Vincenzo Vita. Se giungeranno alla Camera dei Deputati lo dovranno alle opzioni che faranno altri deputati eletti in più collegi.
Il nuovo Parlamento, se dovesse fare a meno della loro esperienza maturata negli anni in ambiti diversi, affronterà con maggiore povertà di contenuti (e minore capacità di azione) questioni come il conflitto di interesse, una nuova legge sullâ??editoria (compreso il riassetto del settore dei media) e la difesa della Costituzione.
La legge elettorale che ha permesso di espriemere preferenze ha penalizzato nettamente i candidati. Siamo convinti che se Giulietti, Vita e Zaccaria avessero potuto ricevere le preferenze degli elettori, come hanno già dimostrato in altre competizioni elettorali, sarebbero stati eletti.
Chi meglio di loro (insieme ai colleghi già eletti, fra cui brillano sicuramente Paolo Gentiloni e Tana De Zulueta) in questi cinque anni di opposizione ha evitato con battaglie ferme e senza compromessi, con interrogazioni parlamentari e proposte politiche concrete che il dramma si trasformasse in tragedia? Chi ha ribattuto alle nefandezze della Legge Gasparri, chi si è schierato senza riserve contro il conflitto di interessi, chi ha combattuto senza partigianeria per il pluralismo dell'informazione, contro la prepotenza mediatica di Berlusconi o contro le reiterate bugie mediatiche? Chi è stato costante punto di riferimento nella difesa nei principali dettami della Costituzione (a partire dall'Articolo21) ? A questi tre nomi sono associate decine di battaglie nelle aule parlamentari di questa legislatura che fortunatamente volge al disio.
Questi "facinorosi" del pluralismo mediatico, scomodi difensori della libertà di espressione, che vorrebbero disinnescare una volta per tutte i conflitti di interesse e contribuire a ristabilire nel Paese condizioni di normalità e giustizia, sono per ora ai margini del ring e forse non parteciperanno ai difficili round che attendono la nuova legislatura.
Il 28 aprile capiremo effettivamente come stanno le cose. Giulietti, Vita e Zaccaria saranno in Parlamento? Confidiamo nella saggezza di chi dovrà decidere. E confidiamo in Romano Prodi che ha già dimostrato in più occasioni di non accettare compromessi. Specie sui temi maggiormente cari ad Articolo 21.