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Precari della scuola. Voci dal presidio: " La Gelmini dimostri che alla scuola non serviamo!"
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di Bruna Iacopino

Precari della scuola. Voci dal presidio: " La Gelmini dimostri che alla scuola non serviamo!"

Una piccola tenda da campeggio è piazzata ormai da quasi una settimana in piazza Montecitorio,   a presidiarla gli insegnanti precari che hanno messo in atto lo sciopero della fame ormai da 17 giorni, partiti da Palermo e giunti il 28 nella Capitale per portare davanti alla sede del Parlamento le loro ragioni. Spossati dal digiuno, ma battaglieri, non riescono a trattenere un sorriso di scherno alla “solidarietà” sbandierata oggi in conferenza stampa dal Ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini. Nessun incontro previsto con loro, ne una visita al presidio come si vociferava stamattina fra i manifestanti. Una vicenda ancora aperta, afferma lei, una vicenda ancora più aperta per loro che in piazza ci rimarranno almeno fino all’apertura dell’anno scolastico. Tutti, tranne Salvatore Altadonna, che intende invece tornare presto nella sua Sicilia e continuare a portare avanti una battaglia che ormai lo vede protagonista da tre anni a questa parte, lui insegnante di sostegno, precario fra i precari. Tre anni di battaglie e di tavoli saltati, senza che alla fine si riuscisse a trovare una soluzione, non tanto indolore, quanto meno comprensibile. A sentire Salvatore questa è stata indubbiamente una delle molle che ha fatto scattare una forma di protesta estrema e radicale come lo sciopero della fame, qualcosa che nessuno avrebbe voluto “teorizzare” o estendere al resto d’Italia. Uno sciopero con forme e modalità individuali, ma riunite attorno ad una piattaforma comune. “ Se solo la Gelmini riuscisse a dimostrare che io non sono indispensabile alla scuola italiana e lo facesse in maniera pubblica allora la protesta potrebbe anche cessare, al momento questa spiegazione non c’è stata…” Ironico, Salvatore va avanti nella sua riflessione, ponderando ogni parola o affermazione. Non accetta che si parli di strumentalizzazioni politiche, la lotta deve essere priva di qualsiasi colore perché è trasversale e quanti la sostengono magari hanno dato il proprio voto allo stesso centro-destra. Ma tant’è, il circo politico-mediatico non fa sconti e attacca in maniera ugualmente strumentale. A questo, sostiene l’insegnante palermitano, c’è un solo rimedio: che si crei un movimento quanto più ampio possibile tra tutti i precari, un movimento nazionale che non abbia come punto di riferimento dei “leader” o dei simboli, ma si muova a livello nazionale. Una speranza, o per meglio dire una prospettiva, neanche tanto remota, visto l’estendersi della mobilitazione anche ad altre città italiane. Ieri l’annuncio di 4 nuovi scioperi della fame a Milano, uno a Pisa, un altro a Pordenone… assemblee e sit-in ormai sono all’ordine del giorno. La mobilitazione cresce, e riesce a realizzare dei “piccoli miracoli”. Accade in Sicilia per esempio che le ultime assemblee, totalizzino cifre record arrivando a toccare anche 500 presenze. Una scossa vera e propria per una regione, la sua, che Salvatore definisce soporifera, segnali che il vento sta cambiando e che proprio da una regione come la Sicilia ( a fronte di un taglio netto di 21.000 posti di lavoro) possa partire una spinta forte non solo per i precari della scuola, ma per tutti i lavoratori.
Dicono no ad una scuola svuotata e svilita, fatta da hoc per andare incontro ad una manovra finanziaria tutta lacrime e sangue per i cittadini e forniscono di contro quella che potrebbe essere una ricetta “tampone”:  aumento del turn-over da 10 a 4 almeno a 10 a 5 e intervento netto sulle scuole paritarie: “ Rinuncino ai contributi statali oppure accedano alle graduatorie ministeriali… così non solo si realizzerebbe quel risparmio tanto sbandierato dal Governo ma si avrebbe anche un ottimo strumento di lotta all’evasione fiscale…” suggerimenti tampone appunto, solo un preambolo alla ben più complessa riforma della scuola che dovrebbe essere discussa a tavolino e con i diretti interessati. In questi tre anni, conclude Salvatore le responsabilità sono state molteplici, anche da parte sindacale, è arrivato il tempo che ognuno si assuma le proprie e recuperi credibilità di fronte ai lavoratori.”
Mentre va avanti la chiacchierata di fronte a Montecitorio arrivano puntuali i dati sciorinati dal Ministro Gelmini… basta quello sul tempo pieno a far scattare l’indignazione e ancora una volta sono i dati siciliani ad essere esemplificativi: per il tempo pieno su una richiesta per 166 classi solo 14 sono state accontentate…
Ma questa è un’altra storia che il Governo non vuol sentire.

iacopino@articolo21.info


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