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Articolo 21 - Editoriali
Referendum costituzionale: cinque ragioni per dire no
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di Roberto Zaccaria

Il 25 e 26 di giugno siamo chiamati  a votare al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal centrodestra e soprattutto dalla Lega.
Per la prima volta nella storia repubblicana la nostra Costituzione è stata oggetto di una modifica di proporzioni enormi (quasi tutta la seconda parte della Carta costituzionale) e per la prima volta  il referendum, previsto dallâ??art.138 della Costituzione,  è stato richiesto contemporaneamente dalla minoranza parlamentare, dal popolo con oltre un milione di firme e da quasi tutti i consigli regionali.
La stragrande maggioranza dei costituzionalisti italiani si sono espressi contro questa riforma che snatura profondamente lâ??impianto voluto dai costituenti.
Il significato di questo referendum, che non contempla comunque un quorum minimo di votanti, si esprime con una straordinaria  partecipazione e con un voto negativo che in realtà significa intenzione precisa   di  salvare la nostra Costituzione

Il voto contrario alla riforma costituzionale voluta dalla Lega e subita dalla Casa della libertà è soprattutto un grande si per la difesa della nostra Costituzione: una Costituzione fatta di valori comuni ancora attuale e bisognosa di attuazione e di consolidamento (art.3, secondo comma).

Il voto contrario al referendum è un voto per la difesa dello Stato sociale che in questi anni è stato sistematicamente demolito nei suoi cardini contenuti nella prima parte della Costituzione: lavoro (art.4), informazione (art.21), giustizia (art.24 e 25), sanità (art.32), scuola e cultura (artt.33 e 34).   

Il voto contrario dei cittadini è un voto per la tutela della forma di governo parlamentare fondato sullâ??equilibrio e sui contrappesi costituzionali tra Parlamento, Governo, Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica.

Il voto contrario  alla â??devolutionâ? è un voto per la difesa dellâ??unità del paese e per la costruzione di uno stato federale, solidale e ispirato ad una logica redistributiva tra Nord e Sud.

La riforma costituzionale approvata dal centrodestra è una riforma incostituzionale perché la procedura di modifica prevista dai costituenti (art.138 Cost.) non consente una modifica così ampia ed eterogenea.

Per tutti noi in ogni caso resterà forte un insegnamento e un impegno: in questa  nuova legislatura nella quale siamo chiamati a governare il paese dovremo limitarci solo ad alcune modifiche essenziali della nostra Costituzione ed accompagnate comunque dallâ??impegno di  rendere ancora  più forte lâ??impianto delle sue garanzie.

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