Articolo 21 - Editoriali
Bush e il complesso messianico
di Bruna Iacopino
Mentre il prezzo del petrolio continua ad aumentare giorno dopo giorno toccando i massimi storici e Teheran continua la sua corsa al nucleare, si moltiplicano le paure e incombe lo spettro di un possibile attacco militare da parte del governo americano; questo nonostante il dissenso e le perplessità espresse dalla Comunità internazionale. La stampa statunitense si fa portavoce di questi timori: câ??è chi paventa un attacco in grande stile che prevede lâ??impiego di armi atomiche per colpire i bunker dove sono stati conservati gli apparati nucleari iraniani.
A sostenere questa tesi, sul New Yorker, è stato recentemente Seymour Hersh, le cui rivelazioni si basano sui timori espressi dagli alti vertici militari. Lâ??articolo immediatamente ripreso dal Washington Post e dalla Associated Press, è stato smentito dal presidente Bush, il quale ha etichettato come â??speculazioni delirantiâ? quanto affermato da Hersh, dello stesso parere anche Jack Straw, Ministro degli esteri britannico, che, dal canto suo, ha definito inconcepibile un attacco allâ??Iran.
Seymour Hersh è uno dei più grandi giornalisti dâ??inchiesta americani, da anni in contatto con alti vertici dellâ??esercito e membri della CIA... solo divagazioni quelle in cui rivela che da tempo, agenti americani infiltrati stanno mappando il territorio iraniano con lâ??unico scopo di rendere riconoscibili gli obiettivi militari e renderli così, facilmente riconoscibili alle armi intelligenti?
Apparentemente discordante è invece Immanuel Wallerstein, storico americano, tra i più stimati conoscitori di storia economica. Egli sostiene, e a ragione, che un attacco militare, da parte degli USA, in questo momento, sarebbe una mossa rovinosa per le conseguenze che ne potrebbero scaturire: innanzi tutto, scatenerebbe una necessaria reazione iraniana, che diuspone di apparati militari che sono ben distribuiti sul territorio, e difficili da bloccare nellâ??immediato, in secondo luogo, sostiene lo storico, cambierebbe lâ??immagine dellâ??Iran agli occhi del mondo arabo, causando un processo di solidarizzazione con la vittima dellâ??attacco, in terzo luogo, data la notevole influenza esercitata dallâ??Iran in paesi come Iraq e Afghanistan, questo renderebbe la situazione ancora più difficile in quei luoghi.
A quanto detto, bisogna aggiungere la questione energetica: lâ??oro nero sta, in buona parte, in mano agli iraniani. Lâ??aumento esponenziale del prezzo del petrolio fino alla soglia massima dei 100 dollari a barile avrebbe conseguenze catastrofiche per lâ??economia mondiale e non solo statunitense.
In ultima analisi câ??è ancora un conflitto irrisolto, quello iracheno, costato tanto agli USA, sia in termini economici che in vite umane: un vero e proprio sfacelo per la popolarità americana.
Tuttavia, la paura serpeggia: secondo quanto rivelato da Hersh, il Joint Chiefs of Staff [Consiglio dei capi di Stato Maggiore di tutte le forze armate USA, ndt.] sta prendendo in considerazione una lettera formale di opposizione al Presidente. Solo il mese scorso una serie di generali di alto grado che hanno servito in Iraq ha chiesto le dimissioni del Segretario Rumsfeld, semplice coincidenza?
Quello che spaventa di più, secondo Wallerstein, è la presunta vocazione messianica di cui Bush si sente investito, avvalorata dalla sua cerchia, composta da intellettuali neo-con e militaristi, gente che crede nella soluzione militare come unica via dâ??uscita.
In più câ??è Israele, minacciato in prima persona dal presidente iraniano, e la cui posizione in Medio Oriente risulta fortemente destabilizzata proprio dalla potenza militare dell'Iran.
Lâ??unica speranza, conclude Wallerstein, è che la razionalità vinca, almeno stavolta, sul complesso messianico.
A sostenere questa tesi, sul New Yorker, è stato recentemente Seymour Hersh, le cui rivelazioni si basano sui timori espressi dagli alti vertici militari. Lâ??articolo immediatamente ripreso dal Washington Post e dalla Associated Press, è stato smentito dal presidente Bush, il quale ha etichettato come â??speculazioni delirantiâ? quanto affermato da Hersh, dello stesso parere anche Jack Straw, Ministro degli esteri britannico, che, dal canto suo, ha definito inconcepibile un attacco allâ??Iran.
Seymour Hersh è uno dei più grandi giornalisti dâ??inchiesta americani, da anni in contatto con alti vertici dellâ??esercito e membri della CIA... solo divagazioni quelle in cui rivela che da tempo, agenti americani infiltrati stanno mappando il territorio iraniano con lâ??unico scopo di rendere riconoscibili gli obiettivi militari e renderli così, facilmente riconoscibili alle armi intelligenti?
Apparentemente discordante è invece Immanuel Wallerstein, storico americano, tra i più stimati conoscitori di storia economica. Egli sostiene, e a ragione, che un attacco militare, da parte degli USA, in questo momento, sarebbe una mossa rovinosa per le conseguenze che ne potrebbero scaturire: innanzi tutto, scatenerebbe una necessaria reazione iraniana, che diuspone di apparati militari che sono ben distribuiti sul territorio, e difficili da bloccare nellâ??immediato, in secondo luogo, sostiene lo storico, cambierebbe lâ??immagine dellâ??Iran agli occhi del mondo arabo, causando un processo di solidarizzazione con la vittima dellâ??attacco, in terzo luogo, data la notevole influenza esercitata dallâ??Iran in paesi come Iraq e Afghanistan, questo renderebbe la situazione ancora più difficile in quei luoghi.
A quanto detto, bisogna aggiungere la questione energetica: lâ??oro nero sta, in buona parte, in mano agli iraniani. Lâ??aumento esponenziale del prezzo del petrolio fino alla soglia massima dei 100 dollari a barile avrebbe conseguenze catastrofiche per lâ??economia mondiale e non solo statunitense.
In ultima analisi câ??è ancora un conflitto irrisolto, quello iracheno, costato tanto agli USA, sia in termini economici che in vite umane: un vero e proprio sfacelo per la popolarità americana.
Tuttavia, la paura serpeggia: secondo quanto rivelato da Hersh, il Joint Chiefs of Staff [Consiglio dei capi di Stato Maggiore di tutte le forze armate USA, ndt.] sta prendendo in considerazione una lettera formale di opposizione al Presidente. Solo il mese scorso una serie di generali di alto grado che hanno servito in Iraq ha chiesto le dimissioni del Segretario Rumsfeld, semplice coincidenza?
Quello che spaventa di più, secondo Wallerstein, è la presunta vocazione messianica di cui Bush si sente investito, avvalorata dalla sua cerchia, composta da intellettuali neo-con e militaristi, gente che crede nella soluzione militare come unica via dâ??uscita.
In più câ??è Israele, minacciato in prima persona dal presidente iraniano, e la cui posizione in Medio Oriente risulta fortemente destabilizzata proprio dalla potenza militare dell'Iran.
Lâ??unica speranza, conclude Wallerstein, è che la razionalità vinca, almeno stavolta, sul complesso messianico.
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