di Vincenzo Vita
Il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo (di terza generazione, dopo il monopolio e, augurabilmente, la stagione da chiudere del â??duopolioâ? RAI - Mediaset) rappresenta certamente uno dei punti caratterizzanti del programma che il nuovo Governo chiamato ad affrontare. Ne ha già scritto in un bellâ??articolo sullâ??Unità di domenica Giuseppe Giulietti. La riaffermazione del ruolo centrale del servizio pubblico non può essere disgiunto dalle valutazioni sulla qualità dei programmi e dalla profonda revisione del sistema di misurazione degli ascolti. Câ??è da esserne certi. Esiste, sotto la crosta della banalità e dellâ??omologazione, la grande Attesa di unâ??offerta che non sia mera concorrenza ai programmi di intrattenimento della televisione commerciale, bensì la risposta alla richiesta crescente di informazione libera e di interessi culturali non occasionali. Il tema del riassetto del sistema radiotelevisivo non può, del resto, essere affrontato oggi in modo separato e con gli stessi schemi del passato.
Il linguaggio digitale, che accomuna ormai i media e i sistemi di telecomunicazioni (TV, radio, telefoni, computer) rende attuale la convergenza e richiede norme adeguate. Occorre pensare a regole antitrust efficaci, che riguardino tutto il sistema della comunicazione come si viene configurando. E occorre pensare a un modello di sviluppo non vincolato al software proprietario, ma che garantisca la pluralità , la trasparenza, la privacy e lâ??indipendenza dalle scelte e dal controllo dei grandi produttori internazionali (Bill Gates e Google, per cominciare). In sostanza, è necessaria una grande campagna per la diffusione del software libero e per la crescita, nella Società dellâ??informazione e della conoscenza, nella Società dei saperi, delle aziende nazionali ed europee.
In un periodo, poi, in cui si sviluppano nuovi servizi, come, ad esempio, la trasmissione di film e trasmissioni televisive sui cellulari è necessaria una visione ampia, che sappia intervenire con efficacia per evitare il rischio di concentrazioni ancora più forti. E occorrono serie scelte di politica industriale. Non possiamo limitarci a interventi deboli e parziali. Per affrontare seriamente la questione dello sviluppo delle nuove tecnologie è necessaria, quindi, lâ??istituzione di un tavolo di concertazione nazionale che metta insieme governo, parlamento, autonomie locali, emittenti, associazioni dei consumatori, forze produttive e sindacali, con lâ??obiettivo di ridisegnare radicalmente la via italiana al digitale terrestre e individuare le opportune misure per la diffusione e lâ??adozione del software libero, a cominciare dalle pubbliche amministrazioni.
Inoltre, è maturo â?? attraverso una pluralità di tecniche: wi-fi, wi-max, satellite, oltre alle più consuete fibre ottiche â?? lâ??impegno per la â??banda larga per tuttiâ?.
Si tratta di riscrivere in termini aggiornati il tema del diritto allâ??informazione e alla cittadinanza nellâ??era digitale. Tutto questo ricolloca il ruolo della RAI: da azienda tradizionale di broadcasting a â??società leaderâ? di un grande gruppo multimediale.
In tale contesto si potrebbe finalmente lavorare per fare emergere nuovi produttori e creatori di cultura, di stili e di linguaggi. Per raccontare le realtà e le contraddizioni del â??Contemporaneoâ?. Ecco la nuova RAI, che ha bisogno â?? però â?? di un direttore generale in grado di segnare una vera discontinuità .
E ha bisogno di un contesto normativo, a cominciare dalla risoluzione del conflitto di interessi, allâ??altezza del tempo tecnologico.