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Articolo 21 - Editoriali
Il Quirinale non perda il suo metodo
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di Federico Orlando*

Sette anni fa, di questi giorni, votammo Ciampi con la convinzione che servisse ai vertici dello Stato un assistente istituzionale al bipolarismo. Scalfaro aveva portato il peso della transizione: dalla centralità parlamentarista della prima repubblica proporzionale alla nuova cultura della seconda repubblica maggioritaria.
Nel ??99 quella  transizione poteva dirsi formalmente compiuta, come avevano dimostrato l??anno prima la caduta del governo Prodi e il seguire ad essa non di un ribaltone (com??era avvenuto con Berlusconi nel ??94) ma della continuità ulivista: nella quale Ciampi era garante e icona, avendo conservato il ruolo di superministro dell??economia  nel passaggio di palazzo Chigi da Prodi a D??Alema. Con Prodi aveva inseguito in tandem (amano entrambi la  bicicletta) l??ultimo treno per l??Europa. Con D??Alema ?? ce lo ricorda nel suo ottimo libro La lezione di Ciampi il quirinalista dell??Ansa, Alberto Spampinato ?? non soltanto calendarizza subito la privatizzazione della Bnl e polemizza a fondo con Fazio nemico dell??euro, profeta di sventure, oppositore del governo che intende portare il tasso di sconto sotto il 4 per cento.
Non gli basta: polemizza anche col suo presidente del consiglio,appunto D??Alema, che in un??intervista al Corriere della Sera, senza dirgli niente, ha proposto di ammorbidire i vincoli del patto di stabilità europea per finanziare gli investimenti. Il patto non si discute, si può solo adottare con intelligenza, replica il superministro. Prodi, non ancora presidente della Commissione, l??applaude, D??Alema non insiste. è il marzo del ??99 e cresce nei nostri banchi in parlamento la voglia di vederlo di lì a due mesi al Quirinale, benché nei nostri partiti di riferimento si prospettino altre soluzioni. Un giorno, in una sua fugacissima apparizione alla buvette, gli dico che vogliamo votare per lui e lui con un sorriso e un gesto della mano fa un po?? sì e un po?? no.
E sapeva perché: appunto il diverso orientamento di alcuni apparati di partito, ma soprattutto il suo stesso impegno di governo.Il nostro voto per il Quirinale, infatti, lo avrebbe distolto dal modello a cui stava lavorando, di dialogo e concertazione europei tra imprenditori sindacati e governi, per ridurre il costo del lavoro con un aumento della flessibilità, ma trasferendo la riduzione del costo sui  prezzi. Così la flessibilità sarebbe stata finalizzata al potere d??acquisto delle famiglie, allo stesso modo che l??euro era stato finalizzato al passaggio dell??Europa economica ad una Unione più politica.
Erano le prove generali del cosiddetto ??metodo Ciampi?, il dialogo in politica e la concertazione in economia.
è il metodo che cuce nelle sedi istituzionali ?? governo, parlamento, Quirinale, Unione europea ?? ciò che la politica divide nelle campagne elettorali e nella schermaglia d??ogni giorno fra maggioranza e opposizione. Un metodo che ha un presupposto mai dichiarato, e cioè che in politica non c??è un vincitore assoluto e un vinto da schiacciare sotto il tallone (qualcun altro ha provato nell??ultimo quinquennio a trasformare il contrario in senso comune). Un metodo che sconta, quindi, una verità politica che Edmondo Berselli enuncia con questa formula: «La qualità dei vincitori si misura nell??intelligenza degli armistizi».
Per il centrosinistra dovrebbe valere soprattutto oggi, a ruoli invertiti col centrodestra, così nelle scelte del futuro governo come nell??imminente elezione del successore di Ciampi. C??è qualcosa di ciampiano, infatti, il binomio dialogo-concertazione, a cui non si può rinunciare dopo il settennato, anche se  talvolta esso è parso spingersi oltre il ruolo: come nelle leggi scritte o riscritte a due mani, governo-Quirinale, per renderle digeribili al capo dello Stato (ma non sempre digerite dagli italiani).
Non si può rinunciare né al metodo né ai contenuti, a cominciare da quello che, in questo momento di crisi di nervi degli italiani, è fra tutti il contenuto più prezioso, delicato e fragile: il riconoscersi di quasi tutti nel nuovo sentimento nazionale, di cui Ciampi ha cominciato la costruzione contestando la ??morte della patria? nata nel risorgimento, rivendicando la continuità dello Stato unitario, dando alla patria e allo Stato significati nuovi di europeismo e solidarietà civile, che erano stati intuiti ma non raggiunti dai padri fondatori; e dando anche i riti di cui la religione della patria, per quanto laica, ha bisogno, dalla bandiera al tempio al canto alla consacrazione degli eroi del lavoro, della scienza, delle armi pacifiche, delle arti. Senza la retorica della Nazione Eletta o della Religione della Libertà, ma col parlare modesto delle persone che usano poche parole comuni anche se ne saprebbero usare altre, e con l??esempio della dedizione personale: quel che non riesce a fare la classe politica vecchia e nuova, quando con Andreotti si candida a unificare gli schieramenti e invece li divide ancor più; o quando con Berlusconi disconosce la vittoria degli altri fino al clima della ??guerra civile?; o quando continua a far corrispondere le esigenze pubbliche con le ambizioni personali anche a rischio di spezzare tutto. Il risultato contrastato delle ultime elezioni dovrebbe suggerire duttilità di comportamenti e far preferire la costruttività nel lungo periodo al vantaggio immediato. è augurabile che Prodi e Berlusconi ne abbiano parlato nell??incontro di ieri, dopo le contrapposizioni apocalittiche. Se la destra ha investito sullo scontro, noi dobbiamo investire su dialogo e concertazione. Si costruisce su questi parametri ciampiani l??identikit del nuovo presidente della repubblica. E si evita di trasferire il conflitto politico a livello istituzionale.
Noi non dimentichiamo l??assedio al Quirinale da parte della destra, finito soltanto due giorni fa con la decisione della Corte costituzionale sul potere di grazia. Ma non sottovalutiamo nemmeno l??ipotesi di un assedio del Quirinale alla politica, quasi un boomerang contro la politica stessa nel momento in cui essa rivendica il suo primato dopo i lustri dell??affarismo, del giustizialismo e del populismo. Più la suprema istituzione sarà libera dall??ipoteca d??essere stata conquistata d??assalto, più si manterrà o crescerà il suo ruolo pacificatore e risolutore nelle situazioni che verranno: dalla battaglia referendaria contro una riforma costituzionale folle, a quella che Padoa Schioppa definisce la ??pazienza attiva? per fare bene in Europa, alla riconquista con atti concreti della nostra considerazione nel mondo, ancor ieri umiliata da una classifica sull??informazione che ci vede sotto il Botswana: proprio sull??informazione, l??unica ??materia? alla quale il settennato Ciampi ha riservato un messaggio al parlamento nel tentativo di ripristinare le condizioni del bipolarismo: che è, sì, vittoria netta di un polo e governo del vincitore senza trasformismi, ma nel contesto di regole uguali per tutti e da tutti rispettate. è solo questo riconoscimento che può evitare al bipolarismo di degenerare in faida di Comune. Ciampi, pur con qualche comprensione apparsa di troppo verso chi prevaricava, e con qualche frigidità verso la società cosiddetta civile quando questa era o sembrava l??ultima trincea valida della minoranza, è riuscito a far entrare la parola ??regole? almeno nel nostro vocabolario. Di gran lunga la parola più indigesta per gli italiani.

* Europa 5 maggio 2006

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