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Articolo 21 - Editoriali
Sarà difficile per il nuovo ministro gestire il settore delle Tlc
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di Giuseppe Giulietti

da Rinascita

Non provo invidia per chi dovrà gestire il Ministero della Comunicazione. Alle spalle, infatti, abbiamo anni di macerie dominati dalla logica del conflitto di interesse e dalle leggi â??ad personamâ? o meglio â??ad aziendamâ?. In questo settore sarà davvero determinante la capacità dellâ??Unione di fare squadra e di non farsi intimidire da clan, logge e lobbies che, nel settore dei media, hanno fondato e fondano il loro potere politico ed economico. Questo potere, a causa della sua opacità e delle sue molteplici connessioni, rappresenta, attraverso il conflitto di interesse, unâ??autentica metastasi destinata a pesare sui futuri assetti democratici e sulle stesse possibilità di sviluppo industriale del settore. La priorità sta, dunque, nella risoluzione del conflitto di interessi attraverso lâ??adozione di una seria normativa anti-trust che impedisca devastanti commistioni tra politica, affari e media. Da qui la necessità di avere delle autorità di garanzia dotate di poteri di sanzione reali, capaci di ripristinare le libertà del mercato e di colpire ovunque i monopoli e le posizioni dominanti del settore della raccolta pubblicitaria. La commissione europea ha segnalato i rischi della nuova concentrazione in formazione anche nel settore del digitale terrestre. Spetterà al governo e al parlamento impedire nuovi monopoli, fissare tetti anti-trust e limiti sia al possesso delle frequenze sia alla capacità trasmissiva di proprietà di un solo operatore, e magari restituire subito le frequenze ad Europa7 che ha avuto la concessione ma non ha mai avuto la possibilità di trasmettere.

In queste ore, tanto per gradire, ci stiamo nuovamente accapigliando sul numero delle reti analogiche da lasciare alla Rai e a Mediaset. Nel frattempo il Biscione, approfittando dei tanti e compiacenti buchi normativi, sta mettendo le mani sulle reti e sui contenuti delle reti.

Già che ci siamo potremmo anche tradurre dallâ??inglese la riforma che stanno preparando per il sistema dei media e dallo spagnolo lâ??analogo testo già predisposto da Zapatero. Senza grandi proclami, in questi paesi, stanno tentando di far nascere nuovi operatori, e di allontanare i governi e i partiti, anche i loro, dal controllo dei servizi pubblici. Potremmo provare ad imitare questi ordinari modelli eropei? In attesa di vedere la sospirata riforma del conflitto di interesse e della Gasparri, mi piacerebbe che il nuovo governo compisse anche qualche gesto simbolico come, per esempio, la convocazione al Ministero della comunicazione degli stati generali della cultura, dellâ??audiovisivo, dellâ??editoria, e magari chiedesse loro di ripresentare tutte quelle proposte e quegli emendamenti che, allâ??epoca dellâ??approvazione della legge Berlusconi-Gasparri, finirono nel cestino dei rifiuti.
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