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Il rimpatrio dei detenuti stranieri: siamo sicuri che ci convenga?
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di Ambra Murè

Il rimpatrio dei detenuti stranieri: siamo sicuri che ci convenga?

Non par vero scoprire che il Governo ha finalmente trovato una “risposta concreta all'emergenza del sovraffollamento carcerario”. Non par vero perché vero non è. L’“elisir di tutti i mali”, secondo il Guardasigilli Alfano, sarebbe contenuto in un recente decreto legislativo che introduce la possibilità di “trasferire” in un altro Paese europeo, anche senza il loro consenso, i detenuti stranieri condannati in Italia con sentenza definitiva a pene della durata massima non inferiore a tre anni. Pomposamente definito “uno straordinario successo del Governo”, il decreto dà applicazione, per una volta con solerte anticipo, a una decisione quadro dell’Unione Europea datata novembre 2008.
Liberarsi dei detenuti stranieri è certo musica per le orecchie di molti campioni del “tornatevene a casa vostra”. Eppure, dati alla mano, potrebbe non rivelarsi una soluzione così conveniente.

Innanzitutto, quanti sono i detenuti stranieri che potrebbero essere trasferiti? 1.214, secondo il ministro Alfano. Appena 306, secondo i tecnici del Ministero della Giustizia, che hanno elaborato un’apposita relazione su dati del Dap. Quale che sia la stima esatta, la “cura” avrà ben scarso effetto sulle nostre carceri, dove il sovraffollamento viaggia ormai su cifre a tre zeri (68.345 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 44.218 posti). Come se non bastasse, in base al criterio di reciprocità, il pur minimo sollievo così ottenuto sarà vanificato dal rimpatrio dei delinquenti italiani attualmente detenuti all’estero. Che Leo Beneduci, segretario dell’OSAPP, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, stima in ben 2.428.
 
Quanto tempo ci vorrà per organizzare i trasferimenti? I tempi, assicura il Guardasigilli, saranno “certi e brevissimi: di norma sessanta giorni dalla trasmissione del certificato di trasferimento della persona condannata”. Di norma appunto. Nella pratica, i tecnici del Ministero stimano che, considerate le attività burocratiche istruttorie, “il numero di detenuti che potranno essere effettivamente trasferiti ogni anno sia all’incirca di 50 unità”. 

Chi pagherà? Lo Stato Italiano, si legge all’articolo 21 del decreto, “sosterrà tutte le spese per il trasferimento all’estero della persona condannata e per l’esecuzione della sentenza di condanna”.

Quanto costerà in media un singolo trasferimento? “Considerato che il trasferimento di un detenuto richiede la presenza di due accompagnatori e che il costo medio di un biglietto aereo per gli Stati membri della UE è di circa 500 euro”, la relazione tecnica stima una spesa di 1500 euro a viaggio. Fate voi i conti...

ASCOLTA L'INTERVISTA A LEO BENEDUCI, SEGRETARIO GENERALE DELL'OSAPP

 

 


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