Articolo 21 - Editoriali
Mediaset tranquilla al Colle
di Alessandra Ricciardi
Mediaset può dormire, o meglio lavorare, tranquilla. Non ci saranno ritorsioni. La migliore polizza che poteva avere il polo televisivo dell'impero Berlusconi si chiama Giorgio Napolitano. Uomo di grande equilibro, oggettivamente non portato a discriminazioni, un mediatore per vocazione, nel senso nobile del termine, è il giudizio unanime espresso sul neo presidente della repubblica. E che l'uomo, prima ancora del politico, non sia portato a strumentalizzazioni e incline a ritorsioni lo ha già dimostrato, proprio sul caso Mediaset. Fu infatti Napolitano a presiedere, con il governo Dini, la commissione speciale di riforma del sistema radiotelevisivo. Lavorò per due anni, poi ci fu lo scioglimento delle camere e si andò alle elezioni. E tutto finì nel dimenticatoio. Era il 1996. Per due anni, Napolitano aveva appunto intrecciato incontri, tessuto accordi. I resoconti delle sedute della commissione, per fermarsi all'ufficialità , parlano di confronti e verifiche su ogni comma dell'articolato, di audizioni su audizioni. Da un lato il Pds, dall'altro Forza Italia e Alleanza nazionale, in mezzo Giorgio Napolitano. Sempre in bilico come un giocoliere sul filo sottile che si chiama mediazione, sempre attento che il confronto non degenerasse in un muro contro muro, ma pure che non diventasse un inciucio. Sempre pronto al dialogo, rispettoso delle isituzioni che incarnava. Chi ha seguito da vicino il lavoro di quegli anni, racconta di mal di pancia neanche troppo nascosti nel Pds per l'eccesso di mediazione di Napolitano, tale da paralizzare l'attività istituzionale di camera e governo, per le continue rivendicazioni dell'eslusività delle prerogative della commissione circa la riforma delle telecomunicazioni. E racconta pure di telefonate quasi quotidiane di Napolitano con Fedele Confalonieri, allora presidente della holding televisiva privata: cedere una rete? Neanche a parlarne, era la risposta di Confalonieri. E poi niente limiti allo sviluppo industriale di Fininvest, nemmeno nel ramo delle nuove tecnologie...I diktat erano tanti, in alcune occasioni addirittura più consistenti di quelli avanzati in aula da Forza ITalia. Quando Montecitorio votò la proroga dei lavori della commissione, su richiesta dello stesso Napolitano, il progressita Mauro Paissan sbottò: "Qui il Polo l'avrà vinta, fa finta di trattare per non far cambiare nulla". E, visti i risultati, non aveva torto. La legge sull'antitrust non andrà in porto. Se ora il leader di Rifondazione comunista, Fausto Bertinotti, dallo scranno più alto della camera non ha perso tempo per minacciare un'immediata taglio di una delle tre reti Mediaset, Berlusconi ancora una volta potrà stare tranquillo. Con Napolitano al Colle non ci saranno colpi di mano. "E' la quintessenza della correttezza", spiega Giuseppe Giulietti,uno degli esponenti di punta dell'Ulivo sui temi dell'informazione, "Napolitano è una garanzia per chiunque crede nelle istituzioni e rispetta le regole. Dunque sarà una garanzia anche per Mediaset, così come per tutti gli altri".
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