di Michela De Meca
C' ERA UNA VOLTA ... UNA COSTITUZIONE "DI QUALITAâ?
Nell'imminenza del referendum relativo alla riforma della Costituzione, è ineludibilmente all'ordine del giorno il dibattito sulla opportunità o meno di apportare ulteriori modifiche ad una costruzione giuridica che per decenni è stata considerata assolutamente perfetta; infatti, allâ??indomani dellâ??unità dâ??Italia, essa venne creata da unâ??assemblea formata dai più insigni magistrati, avvocati e giuristi del tempo, personalità di ogni estrazione politica che, tramite un sottilissimo e complessissimo lavoro di equo controbilanciamento di interessi, istanze, ideologie e programmaticità contrapposte, diedero vita ad una delle più garantiste delle costituzioni del mondo occidentale. Oggi sembrerebbe tutto cambiato, tutto sembrerebbe più facile nel pensare alle riforme, perché certe conquiste di libertà costituiscono ormai, o dovrebbero costituire, da lunghissimi decenni, il sostrato ed il parametro di riferimento di tutta la legislazione successiva al 1948. Tuttavia i dubbi sono inevitabili. Innanzitutto siamo davvero sicuri del fatto che al giorno dâ??oggi, pur con tutte le garanzie offerte dalla precipuità della procedura di modifica costituzionale, unâ??assemblea non composta prevalentemente da tecnici può realmente dare vita a delle modifiche costituzionali che non renderanno vano, prima o poi, il sacrificio di tutti coloro che lottarono per ottenere una Costituzione come la nostra? Non dimentichiamo che, proprio in virtù delle conquiste democratiche in essa consacrate, chiunque, a prescindere dalla propria formazione culturale, può trovare spazio nelle assemblee rappresentative; il nostro Parlamento risulta dunque composto da personalità che, quantunque validissime ed in grado di eccellere nel proprio campo di esperienza lavorativa e professionale, per la maggior parte risultano avere una formazione non specificamente giuridica.
Sembrerebbe doversi altresì aggiungere che il nostro Parlamento risulta essere, allo stato attuale, inequivocabilmente privo del necessario convincimento circa la bontà e la opportunità della riforma alla quale si sta tentando di procedere, come dimostra in maniera evidente la necessità di un referendum che permetta di superare il momento di impasse. Siamo sicuri, inoltre, che la maggioranza del popolo italiano saprà compiere, in sede referendaria questa volta, la scelta giusta per evitare che si smarriscano, prima o poi, in un modo o nellâ??altro, valori, principi e libertà fondamentali? Come tutelarci da trasformazioni fondamentali delle quali poi, a distanza di qualche tempo, doversi pentire?
Il quadro appena delineato è reso infatti ancora più complesso dalla circostanza che, nel nostro sistema giuridico costituzionale, lâ??organo più qualificato per la salvaguardia della Costituzione, percheâ?? istituzionalmente preposto alla risoluzione delle questioni di legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forma di legge, è la Corte Costituzionale, la quale tuttavia non partecipa al procedimento di formazione legislativa.
A questo punto è forse opportuno chiedersi, in un momento storico e politico nel quale si vuole modificare radicalmente lâ??apparato costituzionale che ci tutela, perché non pensare, per il futuro, ad un meccanismo che, al di là di maggioranze e di referendum, permetta di â??proteggereâ? ulteriormente la Carta costituzionale, ed i princìpi fondamentali in essa contenuti, dalle sue stesse trasformazioni e dalle leggi ordinarie che attualmente, invece, vengono al sindacato della Corte soltanto in momenti successivi alla loro entrata in vigore? A titolo di esempio ci si riferisce qui in particolare, in una prospettiva de iure condendo, ad un forse auspicabile intervento della Corte costituzionale che, in virtù di apposita elaboranda norma, (sempre di rango costituzionale, appunto), si pronunci, con funzione meramente consultiva, espressamente e contemporaneamente al Capo dello Stato, nel momento immediatamente antecedente alla promulgazione. Se consideriamo il fatto che la Corte svolge già i compiti di giudice della legittimità costituzionale, nulla muterebbe nell'assetto istituzionale e negli equilibri costituzionali già esistenti, perchè la strumentalizzazione politica della Corte sarebbe impedita sia dal suo stesso funzionamento quale organo super partes formato da tecnici del diritto, sia da un eventuale ripensamento della sua composizione mediante qualitativamente diverse e più rigorose procedure di scelta dei componenti, almeno per questo genere di ipotesi di intervento consultivo. Questa o altre soluzioni del genere potrebbero evitare altresì tutte le difficoltà e le polemiche, (a volte davvero gratuite e poco auspicabili in tempi di maggioranze parlamentari risicate e di forte instabilità politica), che accompagnano spesso le elezioni e/o lâ??agire dei vari Presidenti della Repubblica in relazione a estrazione politica, pregresse militanze o più o meno presunte inclinazioni di tipo ideologico.
Detto questo in virtù della libertà di espressione del pensiero riconosciuta ancora oggi a tutti e a ciascuno, non resta che attendere il referendum ed i suoi esiti, nella rafforzata consapevolezza almeno, (proprio perchè la Carta costituzionale italiana in casi del genere ci permette ancora di andare a votare), che la Costituzione, al di là di chi un tempo fu capace di crearla e di chi potrebbe eliminare, prima o poi, le garanzie in essa contenute, è pure, e soprattutto, di tutti noi cittadini che ne siamo tutelati.