di Onofrio Dispenza*
Il prossimo 23 maggio, 14esimo anniversario della strage di Capaci, Bernardo Provenzano lo vivrà in carcere. Il suo primo 23 maggio in una cella. Sarà in carcere anche nel giorno dellâ??anniversario della strage di via dâ??Amelio. Lui sa bene le date dellâ??una e dellâ??altra strage. A Capaci Giovanni Falcone, a Palermo, in via dâ??Amelio, Paolo Borsellino. Quella cella con Provenzano è il miglior omaggio alla memoria dei due magistrati siciliani. E credo che Paolo, in quello spazio di paradiso che divide con Giovanni avrà acceso una sigaretta, e sorriso come sapeva sorridere lui alla notizia che qualcuno sulla terra, in Italia, zona Prati, aveva frenato uno sceneggiato televisivo su Giovanni e su di lui solo perché lo sceneggiato era scivolato fino a coincidere con la competizione elettorale in Sicilia, per la Presidenza della Regione. Competizione che, da una parte vede Salvatore Cuffaro, reso noto dalla cronaca, dallâ??altra Rita Borsellino, anni spesi, dopo la strage di via dâ??Amelio, ad insegnare il valore della legalità ai giovani, al fianco di don Luigi Ciotti. Quel Luigi Ciotti che per la legalità offre tutta la sua vita, ignorato da buona parte dei sommari dei tg e dagli spazi degli approfondimenti televisivi.
Se Provenzano è rimasto decenni nella latitanza, non è certo merito di un pastore esperto nellâ??antica arte della ricotta. Se ha evitato il carcere per tanto tempo forse è per quella sponda che un altro Borsellino, Manfredi, figlio di Paolo e servitore dello Stato, chiamaâ?la mafia del salotto buonoâ?, quella impalpabile come la cipria, ma che, come la cipria, lascia tracce. E se si vuole, possono essere individuate. Quella stessa mafia dei salotti buoni di cui ci ha parlato più volte Pietro Grasso, già da Procuratore Capo della Repubblica di Palermo, ora da Procuratore Nazionale Antimafia. Aggiunge,oggi, Grasso:â?Eâ??necessario che la politica faccia della lotta alla mafia un punto centrale. Eâ??necessario che sia un impegno di massa. Perché oggi liberatori non ce ne sono piùâ?, avverte Grasso. Ascoltate queste parole, si mettono in frigo Paolo e Giovanni? Chi ha aperto e richiuso il frigo ha idea di come la mafia possa interpretare questo gesto?
Grasso, non dimentichiamolo, parla alla fine di una stagione nella quale un ampio schieramento politico ha guardato ai magistrati, tutti, ad ogni livello, come nemici, solo per il vizio che hanno i magistrati di guardarsi alle spalle, nelle aule giudiziarie, per ricordare cheâ?la legge è uguale per tuttiâ?.
Negli stessi anni, lâ??informazione, le denunce e le inchieste sulla mafia, se sapevano uscire dalle stereotipo e puntavano a quella mafia che Grasso, altri magistrati, investigatori, uomini come Luigi Ciotti, giornalisti ostinati indicavano come la più pericolosa, entrava con difficoltà , e con fastidio, negli spazi televisivi. Alto il rischio di disturbare. Prima si disse â??la gente è stufa di queste coseâ?. Poi, si aggiunse che â??la mafia non fa ascoltoâ?. Così, fino ad arrivare a quella par condicio che, chissà , forse non solo nel paradosso usato da Giulietti, vorrebbe davvero, accanto allo sceneggiato su Falcone e Borsellino, una fiction sulle gesta di Provenzano. Ha ragione Leoluca Orlando quando parla di â??inadeguatezza culturaleâ? di chi mette in frigo Borsellino e Falcone . Inadeguatezza culturale che è ancora più pericolosa del dolo. Pericolosa come quella cipria che lascia traccia in alcuni salotti buoni. A Palermo come a Roma.
Il 22 maggio a Palermo lo sceneggiato sarà , comunque, proiettato in anteprima, presenti due consiglieri Rai, Curzi e Rizzo Nervo. Nello stesso giorno, alla vigilia della strage di Capaci, â??Primo Pianoâ? avrà un motivo in più per offrire un viaggio alla ricerca dellâ??insegnamento di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Un viaggio nelle cose dette e negli avvertimenti dati a chi stava loro intorno e a noi, ora che loro non ci sono più. Un viaggio anche alla ricerca della mafia impalpabile e di chi, nei salotti buoni la favorisce . E poi, alla ricerca di quella mafia quotidiana, fatta di piccole e grandi violenze sulla legalità , di arroganza in grandi dosi.
*curatore di PRIMO PIANO del TG3