di Luca Bergamo
Il nuovo governo, pur senza tacere sulle ombre che non mancano, segnala un forte protagonismo di esperienze e professionalità cresciute nel sistema delle autonomie locali. Le nomine di Mariangela Bastico, Paolo Gentiloni, Linda Lanzillotta e Luigi Nicolais ne sono una evidente espressione.
Fra le ombre metto il fatto che altre personalità , penso a chi più direttamente ha concorso a fare di Roma la città più viva dâ??Italia e un modello di sviluppo per il paese, sono rimaste escluse dalla compagine di governo.
Si tratta comunque quello avviato di un fenomeno decisivo per il rinnovamento del sistema istituzionale nazionale e soprattutto della cultura politica di governo. Gli enti locali comuni, province e regioni e con essi anche lâ??intero reticolo di sistemi di governo e autogoverno del territorio hanno assunto una assoluta centralità nella capacità di determinare la qualità concreta della vita della nostra popolazione.
Non a caso fra qualche settimana andremo a votare in un referendum strategico per sceglierci il modo in cui vogliamo valorizzare il nostro patrimonio locale. La devolution proposta dal governo uscente ci presenta una versione rigida e miserabile delle autonomie locali. Dove regna la legge del più forte, e dove si dissemina il terreno di trappole per innescare conflitti con lo stato nazionale.
Cio detto lo sviluppo dellâ??autonomia e della responsabilità dei governi locali resta un obbiettivo prioritario della sinistra. Bisogna fare un passo in avanti. I processi economici e tecnologici pongono al centro del sistema la singola persona, la sua capacità di crescere e la sua ambizione a competere, ben fuori dai confini nazionali. I poteri locali devono essere un fattore abilitante di questa nuova crescita. Un fattore che contemperi competizione con un sistema di diritti e soprattutto di legami sociali che renda la vittoria dei singoli non un affronto ma un vantaggio per la comunità . La lezione che ci viene dai sistemi a rete, dal modello dellâ??Open Sourse è proprio questa: collaborare per confrontarsi. La lunga tradizione di amministrazione democratica della capitale, prima con Rutelli e oggi con Walter Veltroni, ci fa intendere come una città , il suo territorio, la sua storia possano spingere un intero paese. Roma è oggi indiscutibilmente un grande marchio di convivenza ma anche di successo. E lo è grazie alla sua continua ansia di rinnovamento. Dobbiamo andare avanti su questa strada. Rendere realmente lâ??esperienza capitolina un laboratorio dove lâ??economia immateriale, le professionalità , i giacimenti di sapere possano realmente tradursi in grandi fattori di crescita e sviluppo per tutti. La cultura in questa città è un vero collante sociale. Si produce cultura, si distribuisce cultura, si organizza cultura e anche se ancora con eccessiva frammentazione e chiusura tra le diverse comunità . La sfida che ci viene dalle frontiere dellâ??innovazione ci dice che forse tutto questo non basta. Bisogna andare avanti. La cultura è oggi un sistema industriale, un modello di comportamento e di crescita. Lungo la sua strada si devono incontrare esperienze internazionali, e Roma deve poter attrarre saperi dal mondo. Si intercettano testimonianze e gusti diversi che Roma deve poter interpretare. Soprattutto di sviluppano competenze e modelli di confezionamento della cultura, penso ad esempio alle forme architettoniche o alla presenza sulla rete di centri locali che ci diano il senso di un primato e lo trasformino in un richiamo globale. Questa è la partita che dovremo giocare con la nuova giunta di Veltroni. E questo è anche il modo di dare più forza ad un governo che deve innanzitutto mutare il modo di stare nel mondo del nostro paese.
* Candidato al comune di Roma nella lista dellâ??Ulivo