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Articolo 21 - Editoriali
Un concerto per la Costituzione Pollini: "C´è pericolo di dittatura"
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di Rodolfo Sala*

Un concerto straordinario «per la Costituzione» del pianista Maurizio Pollini. E un appello per il No al referendum del 25 giugno sulle modifiche della Carta volute dal centrodestra. Lo promuove il Comitato delle arti, della scienza e delle professioni, mobilitato per bocciare una riforma che «rompe il principio fondamentale dell´equilibrio e della separazione tra i poteri dello Stato, delineando una forma di governo unica al mondo, basata sullo strapotere del primo ministro». Una riforma che «con la devolution mette a rischio l´universalità e l´eguaglianza dei diritti in settori fondamentali come la sanità, l´istruzione e la cultura», si legge nell´appello diffuso ieri a Milano.
I primi firmatari sono il senatore Stefano Passigli e Maurizio Pollini, che per sostenere il No al referendum il 23 giugno terrà un concerto per pianoforte al Conservatorio di Milano (in programma Beethoven e Chopin). Firmano tra gli altri Enzo Biagi, Umberto Eco, i musicisti Claudio Abbado e Salvatore Accardo, l´oncologo Umberto Veronesi, gli architetti Gae Aulenti e Renzo Piano, l´editrice Rosellina Archinto, la scrittrice Dacia Maraini. «Questo - dice il maestro Pollini - non è un referendum come tutti gli altri, dev´essere sottratto alla politicizzazione e guardato per quello che è: una pericolosa proposta di riforma costituzionale, che va contro l´europeismo e conduce a un volgare campanilismo». Ma il vero pericolo, per Pollini, sta nel premierato forte: «Ne ho paura, questa proposta contiene un pericolo di dittatura».
Un altro appello, trasversale, lo firmano Francesco Cossiga, i centristi del Polo Marco Follini e Bruno Tabacci, il ministro e leader dell´Udeur Clemente Mastella: «La Costituzione è per noi una "Bibbia civile" come l´ha giustamente definita il presidente Ciampi; se è così, è evidente che non può essere lacerata e cambiata a ogni cambio di maggioranza; si può dire No a questo referendum perché torni lo spirito costituente e si possa condividere una riforma della seconda parte della Costituzione che non neghi gli spunti positivi emersi nella legislatura appena conclusa». E per il No oggi si mobilitano in Campidoglio sindaci e amministratori del centrosinistra: ci saranno tra gli altri Walter Veltroni con i colleghi Leonardo Dominici (Firenze) e Michele Emiliano (Bari); il presidente delle Provincia di Milano Filippo Penati e quelli di Roma, Enrico Gasbarra, e Rieti, Fabio Melilli.
Intanto monta la polemica sugli spazi televisivi dedicati al referendum. A rilanciarla è il ministro per i Rapporti con il Parlamento e le riforme costituzionali, il diessino Vannino Chiti, al quale si è rivolta l´associazione Articolo 21 dopo la denuncia del costituzionalista Giovanni Sartori, secondo il quale la Rai e Mediaset non fanno una «chiara» informazione. «Le schede esplicative del referendum - accusa il ministro - danno una visione contorta dei temi presenti nella riforma costituzionale del centrodestra: com´è possibile che dopo le elezioni vi sia ancora una situazione dell´informazione così chiusa?». Chiti condivide le osservazioni di Sartori, ma invita anche alla cautela: «Prima di esprimere il mio giudizio sull´informazione per il referendum, voglio dire che mi rendo conto di quanto sia difficile comunicare ai cittadini un tema così complesso come quello della riforma della Costituzione; spiegare come sono stati modificati 50 articoli non è certamente semplice». E ancora: «Siamo anche in una fase delicata: dopo le elezioni non si è ancora insediata la Commissione di vigilanza della Rai e per questo ritengo ci sia bisogno di un ruolo ancora più attento dell´Autorità di garanzia per le telecomunicazioni e del Cda della Rai». 

*tratto da Repubblica

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