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Articolo 21 - Editoriali
Calcio, solo calcio, troppo calcio
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di Bruna Iacopino

Impossibile leggere un giornale, oggi.
Impossibile guardare un Tg, o ascoltare un Gr senza essere investiti dalla pioggia di commenti post-partita di semifinale. Tutta lâ??attenzione, in particolare quella italiana, è interamente catalizzata dallâ??evento calcistico e da tutto ciò che ruota intorno al sistema calcio, con le recenti pesanti richieste avanzate dallâ??accusa nei confronti delle squadre incriminate.
Impossibile, dicevo, per un cittadino immune dalla febbre calcistica, riuscire ad ottenere informazione di altro tipo, vera informazione.
A partire dalla mattinata di ieri chiunque era in grado di fornire informazioni dettagliate su: spostamenti, gesti, orari e attività legate alla nostra nazionale, una bolgia mediatica durata unâ??intera giornata che ha raggiunto il suo apice dopo la vittoria sofferta della sera. Lâ??Italia nazional-popolare si è riversata nelle piazze di tutte le città fino a tarda notte per festeggiare i nuovi eroi e riscoprire il proprio essere italiani a partire dallâ??inno nazionale, ridotto, ormai, a mero simbolo calcistico. Bandiere tricolore appese e sventolanti ovunque, strombazzate, urla, sono il segno distintivo di queste ultime settimane: a guardarsi intorno si potrebbe pensare a qualche strano rigurgito nazionalista, invece... è solo calcio.
La febbre dei mondiali ha occultato e sommerso tutto il resto, dalla politica interna, con lâ??empasse economica in atto; le minacce di Mastella che sostiene di voler uscire dal governo per incopatibilità in merito al rifinanziamento della missione afghana e per le ingerenze riguardanti il ministero di sua competenza; le paure di Romano Prodi che invoca subito il partito democratico, altrimenti il rischio di fratture interne è grosso; le proteste dei tassisti che non accettano le liberalizzazioni introdotte da Bersani... alle notizie di cronaca nostrana come lâ??alluvione di Vibo Valentia con 4 morti, fino al processo di ieri contro i tre ufficiali della motonave Cap Anamur che due anni fa soccorsero in mare e portarono in Italia 37 profughi sudanesi, accusati di «favoreggiamento dell´immigrazione clandestina».
Dallâ??Italia allâ??estero, poi, lo scenario è ancora più desolante e trascurato: lâ??aggravarsi della situazione in Medio-Oriente con le continue incursioni armate da parte dellâ??esercito israeliano nella striscia di Gaza, comportamento che ha scatenato anche la reazione di un paese silente e storicamente neutrale come la Svizzera che ha apertamente denunciato la violazione della Convenzione di Ginevra da parte israeliana (su questo stato pesano ben 72 risoluzioni ONU accumulate a partire dal 1951); lâ??esperimento missilistico compiuto dalla Corea del nord questa notte col rischio di una crisi diplomatica tra questâ??ultima, il Giappone e gli Stati Uniti... ed in ultimo, le ormai tragiche giornate di attentati e rapimenti tra Afghanistan e Iraq.
Certo, non è assolutamente sbagliato gioire per la vittoria e parlare di cose positive, quando ce nâ??è la possibilità, ma è deontologicamente sbagliato focalizzare tutta lâ??attenzione mediatica su un evento che rimane, pur sempre, evento sportivo, dimenticando che fare informazione non significa solo produrre merce da vendere, ma offrire una visuale a 360° sul mondo che ci circonda. Eâ?? anche vero che lâ??informazione italiana, di suo, questa visuale, a volte, non è in grado di offrirla, chiusa comâ??è nellâ??ambito asfittico dei confini nazionali, ciononostante ha semplicemente dellâ??assurdo il fatto che un Tg nazionale dia in apertura la notizia calcio dedicandovi un servizio di quasi 10 minuti e aggiunga, in margine, tutto il resto.
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