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I TG e "the day before" la fiducia; intanto mozione di sfiducia dei giornalisti Rai per Masi
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di Reporter senza rete

I TG e "the day before" la fiducia; intanto  mozione di sfiducia dei giornalisti Rai per Masi

 

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    Apertura per tutti i telegiornali, tranne Studio Aperto che come al solito sceglie la cronaca, dedicata al discorso che terrà domani il premier alla Camera e la fiducia posta su ciò che dirà. Naturalmente gli accenti sono stati diversi. C’è chi si è soffermato sul discorso di alto profilo che terrà il presidente del consiglio, lo sottolineatura è di  Emilio Fede, e chi ha cercato di capire gli scenari, come il Tg3, il Tg5 ed il Tg La7, con diversi servizi che si occupano della maggioranza; con il si alla fiducia dei finiani; il parere delle opposizioni, ed i cambi di casacca all’interno di alcuni gruppi parlamentari che dall’opposizione hanno deciso di passare al gruppo misto per votare la fiducia al governo.
     Ma consentiteci di dire che la differenza tra i vari telegiornali, questa sera, è soprattutto sui contenuti dei servizi in  scaletta. Ad esempio il Tg3 si occupa dei dati presentati oggi dall’Istat sul forte calo della produzione nel nord-ovest e nel nord-est, nessun altro Tg ne parla, dei rifiuti a Napoli, ed un reportage da Messina un anno dopo la tragedia di Giampilieri.
    Della questione rifiuti a Napoli ne  parlano anche Tg4 e Tg5, ma per evidenziare che i rifiuti sono stati rimossi, a comunicarcelo è il governativo Emilio Fede, o che  l’emergenza sta passando, e questo per il Tg di Mimun.
    Quel che non si riesce a comprendere è la ratio della scaletta del Tg1. Dopo l’apertura d’obbligo sulla politica, salta da argomenti di cronaca dagli esteri, come la tragedia in Messico, ad argomenti più leggeri come il superenalotto, per tornare alla cronaca dagli esteri con il nuovo allarme bomba a Parigi, per passare all’ ipad usato nei Mc Donald’s . Con la pagina economica che fa capolino verso la fine, attraverso un servizio dal titolo “La guerra del pane”, dedicato all’agitazione dei panificatori italiani.
    Di Bossi, delle polemiche sul SPQR e della risposta di Berlusconi ad Alemanno, si occupano ancora Tg3, Tg2 e Tg La7,  nessuna menzione in Studio Aperto e nel Tg4 che preferiscono rispettivamente concedere grande spazio al caso Lele Mora – Fabrizio Corona, ed al clima.  Il mitico Fede, dopo la pausa estiva, ha ripreso il tormentone su come i cambiamenti di stagione  influenzino la nostra salute. Tema di oggi gli stati di depressione prodotti dall’autunno.
    Infine vi segnaliamo che nello spazio commento ci occuperemo di Rai. Perché oggi è arrivata una notizia che riguarda il mondo della comunicazione, in quanto  il principale sindacato dei giornalisti dell’azienda pubblica ha deciso di chiedere la sfiducia al direttore generale Mauro Masi. Carlo Verna, segretario dell’Usigrai, ci spiegherà i motivi di tale iniziativa.   



    Carlo Verna: una mozione contro il direttore generale della Rai, secondo una mobilitazione che è venuta dai CDR. Perché questo scontro così epocale, quali sono i motivi?

    “ Noi siamo sempre per la trattativa, ma naturalmente non può trattarsi di una trattativa in costante ribasso, come sta avvenendo ormai da tempo, con il metodo assolutamente inaccettabile del rinvio, mentre nel frattempo si facevano le cose senza ascoltare il sindacato, senza arrivare ad un confronto. È stato così con i palinsesti: il direttore ci disse che “ nulla sarebbe stato toccato”, ed invece sono stati variati dei palinsesti. Per altro c’è un articolo del contratto che imponeva prima un confronto con l’esecutivo Usig Rai, e questo poi vedremo, giudizialmente, se ci sta la possibilità di far rimangiare questo provvedimento al consiglio d’amministrazione, che forse non conosceva neanche la norma in oggetto. La stessa cosa accade sul piano industriale: si va avanti con quelli che lui chiama “cantieri di lavoro” su vari temi, sui quali non ci ha esposto nulla di concreto. Noi pensiamo che quei risparmi che lui ipotizza siano in realtà dei tagli indiscriminati, e qui prende corpo la metafora del mulattiere, che toglie la paglia all’asino il primo, il secondo ed il terzo giorno e poi l’asino muore. Non si può, evidentemente, continuare così. C’è poi la ciliegina sulla torta di cui tutti parlano, che è la grande questione delle libertà, dell’autonomia autoriale. Un servizio pubblico ha senso soltanto se riesce ad esprimere compiutamente i valori dell’articolo 21 della Costituzione. Se c’è invece una compressione del diritto ad essere informati correttamente da parte di cittadini, evidentemente vengono svilite le ragioni del servizio pubblico. Noi non ci possiamo più stare. È venuto il punto in cui la corda, tanto tirata, s’è rotta”.

    Una battuta sui giornalisti in generale, sui giornalisti Rai in particolare: si dice da più parti che la figura del giornalista sia ormai, nel sistema della comunicazione, una sorta di derivata dipendente da altri fattori aziendali, politici, progettuali. Questo che cos’è? È un moto di ribellione che cerca di scombinare questo equilibrio/squilibrio?

    “ Noi da tempo facciamo un discorso importante su quelli che sono i poteri di controllo, che sono sotto attacco in questo paese: giustizia ed informazione. La giustizia, è sotto gli occhi di tutti che, attraverso il tentativo del Premier di procurare a se stesso l’impunità, c’è una delegittimazione continua di questo potere, che noi riteniamo, evidentemente, molto importante. Ancor di più ( o meglio alla pari), perché da giornalisti ci riguarda direttamente, la questione dell’informazione. L’informazione, se non è libera,  non è vera informazione: è propaganda, è pubblicità di tesi, di idee. Noi non pensiamo che ci possa essere in questo paese un’idea siffatta di giornalismo. Ne varrebbe di una fortissima penalizzazione della democrazia, e noi pensiamo che in questo modo vadano difesi i diritti dei cittadini, dei giornalisti, e di tutto il nostro comparto sociale”.


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