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Articolo 21 - Editoriali
Giornalisti mai spioni
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di Franco Siddi*

La situazione  si va facendo pesante. Da un lato gli attacchi ai giornalisti che pubblicano intercettazioni di potenti o di loro supporter intenti a percorrere piste dell??illecito affare o a fare abuso di funzione. Qualche eccesso di attenzione pruriginosa ci sarà pure stato ma gli scandali c??erano, ci sono e andavano raccontati. Da un altro versante si scopre che alcuni giornalisti erano pedinati e intercettati abusivamente da un ramo dei servizi segreti. E da un'altra ancora che, forse, qualche altro giornalista lavora in combutta con gli stessi apparati, con l??ipotesi (avanzata dalla magistratura) di farne parte organica e di avere per questo addirittura ??il soldo?, un compenso.
Sulle polemiche per la pubblicazione delle intercettazioni, basti solo una considerazione: non sono i giornali  e i giornalisti a fabbricare gli scandali, L??informazione non può essere imbavagliata ma liberata, perché l??Italia sia ripulita da ogni letamaio. E se c??è qualche eccesso si facciano le riforme giuste, come l??istituzione di un Giurì per la lealtà dell??informazione preso l??Ordine professionale, valorizzando i significati della deontologia e il peso delle conseguenti pronunce.
Sul secondo punto, il caso D??Avanzo-Bonini, spiati abusivamente siamo di fronte a una vicenda di gravità assoluta: settori di un alto organismo istituzionale preposto alla sicurezza dello Stato anziché scovare e seguire i terroristi si sono esercitati in pedinamenti e intercettazioni illegali a carico di giornalisti che si occupano, professionalmente, di problematiche di sicurezza e non si accontentano delle veline di servizio. Un abuso inconcepibile, intromissioni inaccettabili nella vita personale dei colleghi, vera e propria operazione intimidatoria che incide, oltre che sulle persone interessate, sulla libertà di stampa e sul suo valore costituzionalmente protetto.
Perché cosa venivano seguiti D??Avanzo e Bonini? Quali condizionamenti si intendeva esercitare? Cosa ??doveva essere taciuto?? Quali punti deboli si voleva scoprire? Per che cosa? Per servire chi? Certo non il diritto dell??informazione a fare il proprio dovere nel cercare di svelare i misteri. Certo non l??interesse di uno Stato che costituzionalmente fa della libertà di stampa la sua bandiera essenziale.
La politica è chiamata a verificare, far chiarezza, fare pulizia, far sapere.  E anche
l??Autorità di garanzia della privacy dovrebbe ora occuparsi del caso e non più solo della questione legata alla pubblicazione di intercettazioni  utilizzate dall??autorità giudiziaria.
Certamente si tratterebbe di un terreno insolito per l??Autorità di garanzia della privacy intervenire su operazioni di un apparato dello Stato preposto alla sua sicurezza. Ma un intervento di questo tipo, oltre quello naturale della magistratura, apparirebbe congruo, interessante e concreto dal momento che siamo in presenza di  violazioni  illegittime della privacy di persone pedinate ed intercettate perché giornalisti (su tutti il caso  D??Avanzo-Bonini) che si occupavano in maniera critica delle attività degli stessi apparati.
Sulla terza questione (per dirla tutta il caso Farina), la riflessione attende il compimento del corso dell??inchiesta della magistratura che ha messo sotto indagine dei giornalisti per presunta collusione con questo fenomeno inquietante. Sarà la magistratura a chiarire se siamo di fronte a spie occulte infiltrate nel giornali o a nuove vittime di fascicoli prefabbricati per accreditare o screditare, in maniera precostituita, tesi e persone, Ma se dalla sottile linea rossa del rapporto con le fonti qualche giornalista è passato di campo o ha servito contemporaneamente, consapevolmente o per scelta diretta, altri referenti che non il pubblico dei lettori si è automaticamente posto fuori dall??ordinamento, non può più svolgere questa professione. La legge generale vieta a magistrati, giornalisti e religiosi di essere spie o collaboratori di agenti segreti, di esserne al soldo e, specificamente, nessun agente segreto può essere giornalista (pena, tra le altre, la radiazione). Questo è dev??essere chiaro.
E?? legittimo che i servizi segreti operino con riservatezza e siano rispettati se il loro scopo è  e rimane quello di proteggere la sicurezza dello Stato, non altro. Anche per questo la fiducia in queste istituzioni deve poter essere sempre sottoposta a verifica con i metodi e gli strumenti che qualificano le democrazie, compresa l??informazione libera e plurale.
Sono certo legittimi i contatti dei giornalisti con i servizi di sicurezza, in quanto sono una fonte d??informazione, allo scopo cercare, far luce su notizie nascoste o negate, testimoniare fatti e verità di pubblico interesse; verificando e controllando ogni dato conoscitivo non facendo da consapevole o complice da buca delle lettere.
Non è accettabile incrociare professione di giornalista e mestiere di agente dei servizi. E?? inammissibile. Forse non si è fatto mai abbastanza per  far valere questo criterio. E?? il tempo per tutti di dire basta. E di ricordarsi sempre, per quanto cui riguarda,  che occorre essere e saper essere giornalisti non tifosi; avere opinioni anche robuste e distintive ma avere anche la capacità di dare con rigore le notizie verificate e controllate  che pure non sono utili alle proprie tesi, senza cercare di fabbricarne ad hoc o di accettarne prefabbricate solo perché ??fanno gioco?.
Insomma: per informare non per disinformare.

*Presidente Fnsi

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