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Articolo 21 - Editoriali
A Tito, piccolo corso di autodifesa dell'informazione
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di Massimo Del Papa

I giornali sono trappole. I media specchi ustori. Ci caschi dentro e ti bruci. Succede a noi che facciamo questo mestiere da anni e decenni, figuriamoci a chi li utilizza più o meno distrattamente. Se un media finisce nelle mani di qualche incauto giovane, di quelli che di solito ci scandalizzano perchè ci condannano sempre al fanalino di coda nelle classifiche di acquirenti d'informazione, può diventare una tragedia. Chi sa che se Valentino Rossi alza il dito medio verso il rivale Max Biaggi, non è una guasconata impulsiva ma un calcolo freddo come un laser che gli getta in tasca 3 milioni di euro dagli sponsor che ci costruiscono sopra il battage di un anno? Chi sa che a un certo punto, nel 2005, il giornalista più famoso d'Italia, con più pagine su internet, era risultato essere Loredana Lecciso? Chi ha mai letto una illuminante prosa di Bruno Vespa, magari per metterla a confronto con quelle di Bocca o Montanelli? E Lucignolo, sarà davvero un programma di informazione o piuttosto una furbata made in Mediaset, di quelle che il Garante dei minori suo malgrado intercetta e svergogna?

Il fatto è che, grazie all'informazione pubblicitaria, per i ragazzi lo showbusiness è il migliore dei mondi possibili, Valentino il suo sommo sacerdote e il suo dito medio l'unica cultura accettabile. Per questo lo scorso autunno ho organizzato per le scuole medie inferiori e superiori alcuni cicli di giornalismo critico. Meno di un anno dopo la situazione è già mutata, ovviamente in peggio. Solo in questa estate abbiamo avuto l'arresto di Ricucci, calciopoli, Raiopoli, Serviziopoli e su tutti questi accadimenti era necessario leggere le righe ma soprattutto tra le righe: ci hanno convinti, per dire, che le intercettazioni telefoniche sono infami, pretestuose e fuorilegge; nulla di più falso, sono più che legali, disposte dalla magistratura secondo un regolamento minuzioso. Che poi il regolamento sia rispettato, e fino a che punto, è un altro discorso, come lo è l'opportunità che i verbali finiscano sui giornali un attimo dopo essere stati stesi. Ma per il lettore medio, peggio se giovane, dunque indifeso, le intercettazioni sono controlli subdoli e criminali disposti da una magistratura eversiva (ma che vuol dire â??eversivaâ??) per danneggiare il Potere; che, guardacaso, è lo stesso che controlla i mezzi d'informazione (ma questo è meglio dimenticarlo, fin che si può).

I miei corsi di giornalismo critico li avevo intesi per difendere i lettori dai media: maneggiare, ma con cura. Il prossimo anno dovrò io stesso ristudiare l'intero programma, perchè il tempo delle bufale non aspetta nessuno, e il mio piccolo archivio dopo un anno pretende già una valigia che mi segue inesorabile.

Ma di mezzo, appunto, c'è l'estate. Con le sue necessarie distrazioni. Con i suoi intrecci perversi, pensiamo solo al mondiale di calcio. L'idea, favorita da un manipolo di volonterosi riuniti nella associazione â??Generazione Zeroâ? di Tito (PZ), è stata quella di organizzare una â??tre giorniâ? sull'informazione e i suoi misfatti (ma anche, per contrappunto, i suoi pregi) in loco, a Tito, dal 13 al 16 luglio. La mattina, il sottoscritto terrà tre lezioni, una al giorno, di 2 ore; la sera avremo il supporto di validi colleghi ed esponenti della cultura e della musica. Con Stefano Corradino, uno degli animatori del quotidiano on line www.articolo21.info parleremo di Costituzione, di come si possa onestamente informare su internet, altrimenti fucina di ogni confortevole anonimato, depistaggio, controinformazione (nel senso, spesso, di â??disinformazioneâ?); Daniele Biacchessi porterà la sua presenza scenica e la sua voce, per un reading di â??La Storia e la Memoriaâ?, quanto a dire 60 anni di stragi italiane, da Sant'Anna di Stazzema a Bologna ed oltre. Paolo Benvengù, già leader degli Scisma, oggi cantautore in proprio, alternerà brani e riflessioni su come l'informazione opera e, eventualmente, disinforma nel mondo della musica.

Nessuno di noi ha la pretesa, figuriamoci, di cambiare il mondo. Non vogliamo cambiare un bel niente. L'obiettivo è molto più umile, e perciò perseguibile: offrire (ai giovani di tutte le età) un punto di vista, proporre una pulce per l'orecchio, se possibile mettere in crisi qualche certezza; comunque raccontare qualche dietro le quinte, qualche retroscena, qualche fra le righe di questa informazione agonizzante, dove l'ultima velina analfabeta, benchè passata dai fatali divani della Farnesina, ormai non si perita di pretendere â??la conduzione di un telegiornaleâ?.

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