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Articolo 21 - Editoriali
Riflettere sulla tv dei bambini per capire meglio la tv che vorremo vedere
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di Mussi Bollini*

Ho seguito con molto interesse ed attenzione gli articoli che sono stati dedicati alla Rai ed alle sue figure professionali. E ne sono rimasta colpita. Forse, possiamo davvero cogliere un??occasione che ci viene offerta da questo momento di transizione. Forse, per una volta è possibile ridiscutere senza preconcetti il nostro lavoro e fare  chiarezza su alcuni aspetti e modalità della nostra azienda, ormai sepolte sotto cumuli di pregiudizi. Per questo ho ritenuto opportuno partecipare ai ??lavori in corso? e offrire un punto di vista ulteriore, inevitabilmente di frontiera, quello di chi lavora alla cosiddetta ??TV dei ragazzi?, che è presente nel palinsesto di RAITRE.
Credo  che una riflessione sulla tv dei bambini e ragazzi possa contribuire a capire meglio la TV che vorremmo fare, e quella che al contrario non vorremo nemmeno più vedere. Desumo questa mia affermazione da una serie di ragioni che vorrei esporre. La tv per ragazzi è una televisione eternamente giovane, in perenne, costante, discussione. Si dirà che ogni altro tipo di televisione lo è. Non è così, anzi la recente omologazione dei programmi, l??utilizzo di format transnazionali, e l??indiscriminata ricerca del consenso più vasto, hanno condizionato il lavoro creativo e produttivo di chi fa la televisione, obbligandolo ad un avvilimento costante e progressivo, all??abbandono della ricerca di nuovi linguaggi  e di ogni tipo di sperimentazione. Ne deriva un??offerta che reca un paradosso: l??opulenza congiunta alla sterilità. Per contro, la Tv per ragazzi vive una condizione quasi artigianale. Priva delle grandi risorse  che sono destinate altrove, è costretta alla perpetua re-invenzione, ad essere un piccolo laboratorio che supplisce alle mancanze con la fantasia  e la creatività. E tuttavia deve essere credibile ed apprezzabile; con una grande responsabilità stimolare la crescita delle nuove generazioni, del futuro del paese.
Il terreno di gioco è lo stesso, il confronto avviene comunque con i programmi più ricchi e benché priva dei mezzi necessari, deve raggiungere lo scopo. Eppure i risultati ci sono. Lasciatemi elencare quelli che a buon diritto possono essere menzionati come dei successi della programmazione di RAI 3: ??La Melevisione? è ormai giunta al suo ottavo anno di programmazione il ??Gt ragazzi? è una scommessa vinta per l??informazione dei ragazzi,il ??Giornale del Fantabosco?, ??Hit Science?, ??E?? domenica papà? . Dopo questi dati credo si possano enunciare alcune importanti riflessioni. Primo: è possibile fare una televisione apprezzabile (cioè gradita e vista da un pubblico abbastanza ampio) che sia creativa, sperimentale e innovatrice, una televisione che coinvolga e valorizzi tutte le  professionalità che contribuiscono alla realizzazione del prodotto. Secondo: esiste un pubblico che ha desiderio, interesse, per un altro tipo di programmazione che non sia necessariamente il format acquistato all??estero e inesorabilmente identico per tutte le reti. Mi si obietterà che la tv per ragazzi non può essere presa a misura di una possibile televisione per un pubblico più ampio, insomma la ormai trita e ritrita storia della tv di nicchia. Ma ne siamo proprio sicuri? Forse, basterebbe anche in questo caso, cambiare il punto di vista, mutare la prospettiva. Lo si può fare con un piccolo contributo, riflettendo sul fatto che le maggiori produzioni cinematografiche americane, sia per impegno finanziario, che per raggiungimento del pubblico, sono dedicate all??intrattenimento per famiglie. (Tanto per citare alcuni titoli: Shreck, Era Galciale, Madagascar, Cars?) Verrebbe spontaneo domandarsi: ma se si investisse in una programmazione per bambini/famiglie, non si rischierebbe di ottenere risultati altrettanto lusinghieri come quelli previsti ( e sottolineo previsti, giacché spesso sono disattesi) dai tanto corteggiati format? A proposito, noi della Rai non produciamo fiction per ragazzi.  La compriamo dalla Germania, dall??Inghilterra, persino dall??Australia. Vi chiedo: non sarebbe giusto e opportuno destinare parte delle risorse ad un attività produttiva come la fiction per ragazzi, di cui chiunque può comprenderne gli sviluppi? Non è sufficientemente ovvio sostenere che sarebbe per la nostra azienda economicamente interessante? Non è scontato sottolineare che  vi troverebbero opportunità adeguate tutte le figure professionali coinvolte?
Ma soprattutto, non sarebbe doveroso? Ecco, appunto, l??ho detto, doveroso. In chiusura di questo mio contributo, l??accento non poteva che finire sulla vocazione principale, sulla funzione fondamentale della nostra azienda, del nostro lavoro: il servizio pubblico. Vi sembra corretto che le risorse destinate alla tv dei bambini e dei ragazzi altro non siano che le briciole che rimangono dopo una dissennata rincorsa all??adeguamento della televisione commerciale? E per finire, non sarebbe al contrario lungimirante, investire in un settore che mostra di avere tutte le carte in regola per sviluppare enormi potenzialità?
Concluderei con un riferimento all??articolo di Loris Mazzetti, quando cita Delia Scala e il varietà come punta d??eccellenza del nostro fare televisione. Anche la tv per ragazzi ha avuto l??onere di avvalersi di figure di alto livello,come Gianni Rodari, Emanuele Luzzati, Italo Calvino, Toti Scialoja e potrei allungare a dismisura la lista. Non si tratta di nostalgia, all??opposto, l??invito è valorizzare il presente, creare le condizioni per il rilancio di una tv di qualità. Noi, quelli della tv dei ragazzi e dei bambini, siamo pronti e lo siamo da tempo. Non lasciamoci sfuggire l??occasione.

*Capo struttura RAITRE. Bambini/Ragazzi e coordinamento cartoni

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