Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
RAI ?? BBC: Lesson to be learned?
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Duilio Giammaria*

Confronto possibile?
La domanda è puramente retorica: ci sono molte cose nel dibattito BBC che possono adattarsi a quello sulla RAI, e l??articolo o meglio l??essay di Matteo Maggiore sulla BBC che sgombra il dibattito sul servizio pubblico da facili quanto generici stereotipi, lo dimostra facilmente.
Maggiore insieme a Caroline Thompson aveva animato l??incontro organizzato dall??associazione Eurovisioni nell??ottobre 2005 a Roma.
Mi era sembrato utile scrivere allora una recensione (No, non è la BBC, RAI e BBC e a confronto, L??Unità 24 ottobre e sito Articolo 21) per sottolineare l??enorme distanza nella elaborazione concettuale di servizio pubblico tra il nostro paese e la Gran Bretagna.

Nel frattempo il dibattito sulla riforma del Servizio Pubblico Italiano è andato avanti. L??avvento del nuovo esecutivo ha rianimato le speranze di chi vuole una RAI orientata al prodotto e al servizio pubblico. Ma mentre il dibattito sui giornali si concentra sulle nomine, lo slancio dei progetti di riforma che pure non mancano, si sono arenati sulla spiaggia dell??arcinoto caso del Consigliere d?? Amministrazione la cui nomina spetta al Ministero del Tesoro.
Sugli stessi giornali non mancano però le lettere di telespettatori che si chiedono dove siano i segnali di discontinuità tanto attesi.

Molti consiglieri di amministrazione della RAI, cito a memoria , Curzi, Rizzo Nervo e credo Rognoni,  hanno citato la BBC come un esempio da seguire. Lo stesso ministro Gentiloni l??ha più volte menzionata.

E?? evidente però, confrontando il dibattito in Gran Bretagna e quello italiano che, a parte le buone intenzioni, poche sono le affinità.

E?? necessario, anche in Italia, di arrivare ad una definizione di servizio pubblico radiotelevisivo  largamente condiviso (e quindi dibattuta in sede politica e tra lo stesso pubblico, come dimostra l??esempio inglese) a cui agganciare un modello di organizzazione aziendale corrispondente.

Prima progetti espliciti e condivisi, dopo le nomine chi li può attuare.
E?? per questo e per molti altri motivi che il dibattito sulle nomine non può di per se essere appassionante. Ciò che è rilevante è che si tratti di personalità capaci di innescare un circolo virtuoso dentro l??azienda radiotelevisiva pubblica, che è anche la più grande industria culturale italiana.
Chiunque dirigerà reti e testate deve avere un chiaro progetto per riportare il ??prodotto? al servizio del ??cittadino?.

Dalla RAI non dipendono solo le cronache politiche dei telegiornali. Dalla RAI dipende gran parte della produzione di fiction, molta parte del cinema italiano e dell??industria di ideazione e produzione audiovisiva nazionale. Un ruolo di volano dell??industria culturale e dell??informazione.

La leadership di un servizio pubblico radiotelevisivo efficiente deve essere in grado di rimettere in moto la fabbrica interna, e in generale tutta quella produzione audiovisiva che, come si trattasse di una vergogna nazionale, è scomparsa dagli schermi televisivi mentre è continuata a circolare (e questo prova la domanda del pubblico), in cassette e dvd. Far uscire dal precariato e spesso anche dal lavoro nero, l??indotto produttivo della RAI, stipulando ??quote? destinate alla produzione indipendente (anche qui sulla falsariga di quanto avviene in Francia e Gran Bretagna) è un obiettivo concreto e possibile.

La BBC come ricorda Matteo Maggiore proprio in questi mesi ha rinnovato il contratto di servizio. E?? evidente che la definizione degli obiettivi della BBC che potrebbe adattarsi perfettamente anche alla RAI:
incoraggiare la cittadinanza e la società civile; promuovere l??educazione e l??apprendimento; stimolare la creatività e l??eccellenza culturale; riflettere l??identità della nazione, delle regioni, delle comunità; portare il mondo nel proprio paese; e il proprio paese nel mondo; agire come ??guida? nel costruire un paese digitale. 

Ogni paese ha le sue specificità, ma questi sono concetti universali e definire  la televisione come strumento di cittadinanza, invece di usare l??espressione consumo televisivo è una differenza sostanziale.

Metodi di valutazione
Definire con chiarezza gli obbiettivi del servizio pubblico è cosa diversa che definire ??quote? di generi che inevitabilmente diventano trucchi contabili. Chi conosce il contratto di servizio della RAI sa benissimo che nel genere ??informazione? ad esempio, confluiscono produzioni che hanno ben cosa a che fare con l??idea comunemente accettata di un prodotto giornalistico e informativo.
L??atteggiamento di Authority e Commissione Parlamentare dovrebbe essere improntata ad un effettivo e sostanziale metodo di valutazione.

La RAI ha bisogno, oltre ad gestione manageriale che consenta di non sprecare le preziose risorse messe a disposizione dai cittadini, di una leadership culturale capace di raccogliere quanto di buono c??è nel lavoro di riforma messo in atto dalla BBC che oggi oltre ad essere una potente ed efficace fabbrica di contenuti di alto livello al servizio del paese, è forse l??unica azienda pubblica europea capace di ??giocare? a livello globale la carta dell??innovazione tecnologica digitale offrendo servizi e prodotti su tutte le piattaforme.

Lancio qui la proposta condivisa con Matteo Maggiore e Articolo 21 di una mattina di lavoro durante il mese di Ottobre proprio sul caso BBC e l??imminente rinnovo del contratto di servizio RAI.

*Inviato RAI

Letto 1832 volte
Notizie Correlate
Audio/Video Correlati
Dalla rete di Articolo 21