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Articolo 21 - Editoriali
Indulto, societa' violentata
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di Massimo Del Papa

Dopo l'approvazione dell'indulto salvapotenti, dedicato oscenamente dal suo demiurgo Mastella al papa Wojtyla, la società ha presentato subito il conto sottoforma di un curioso contrappasso: due stupri di minorenni su minorenni in poche ore, uno a Brescia l'altro a Jesi. Peggiore, se è lecita una simile valutazione, quello al nord dove tra fanciulle sui 15 anni hanno immobilizzato l'amica coetanea, costretta anche a prendere droga, mentre veniva violentata da un barista ultrasessantenne. Nelle Marche invece altri tre quindicenni, maschi, hanno trascinato una bambina più piccola di loro ai giardini pubblici, dove ne hanno abusato. Non c'è correlazione tra il perdonismo dedicato ai pontefici e il crollo della soglia della decenza e della criminalità a livelli prepuberali? Certo che c'è, magari inconscio, irrazionale ma esiste, lo respirano i rampolli di buona famiglia che per duecento euro vendono un'amica o se la prendono tranquillamente come fosse un cellulare. Questi ragazzini analfabeti e brutali, presociali, non intendono ma intuiscono che nessuno li chiamerà a rendere conto per i loro misfatti anzi potrebbero anche divenire famosi, invitati a qualche reality. La società è tutta a loro favore, a partire dal guardasigilli garantista che faceva il testimone di nozze a un picciotto di Provenzano, per finire con le mamme coraggio e i preti idioti che sposano la morale televisiva dell'incanaglimento con ravvedimento incorporato. Non c'è correlazione tra piccoli stupratori o omicidi e indulto? Ma se una delle più illustri beneficiarie ne è Erika De Nardo, la massacratrice della sua famiglia che si è vista scontare altri 3 anni di pena ed è stata celebrata da tutti i giornali come pronta a nuova vita. Anche i criminali da cavalcavia, che giocano alla roulette russa con le macchine dei vacanzieri, sono sempre difesi dalle rispettive mamme coraggio, dai sindaci, dai paesi, dai parroci e a volte perfino dalle stesse vittime se sopravvissute che si fiondano ad annunciare improbabili perdoni mentre ancora calano nella fossa i cadaveri dei loro cari trucidati.
Il vero senso di un indulto generalizzato in una società dove i bambini violano i bambini non è la carità cristiana da dedicare a un papa, ma il cinismo, il disprezzo della vita umana e dei più deboli. Detenuti compresi.
 A proposito dell'indulto, il solito Caruso ha ribadito la fierezza d'esserselo votato per cancellarsi i reati a suo carico, come un Previti qualunque. Aggiungendo che se questo ha comportato l'impunità per le divise violente di Genova, a lui va benissimo. In un certo senso, anche a noi: così una volta per tutte si staglia ad uso degli allocchi l'esatta consistenza che per certa gente ha la fatidica Genova, vittime comprese. Ma Caruso è un parassita, nella più benevola delle ipotesi, e non merita neppure il disprezzo. Più deprimente quanto ha sostenuto Heidi Giuliani, madre di Carlo che da Genova non tornò. Anche per lei Genova val bene una messa e l'indulto va bene così, ottimo e abbondante perchè â??non serve sbattere in galera nessuno, basta la condanna moraleâ?. Heidi delira. Vorrei poter pensare che parla per disciplina di partito, dunque per ipocrisia, ma, conoscendola come persona onesta e leale, non è possibile. Non mi resta che concludere per il delirio. Voler abolire il carcere tout court a vantaggio di una preconcetta riprovazione morale significa semplicemente la fine di ogni stato di diritto ma soprattutto della ragione, con tutti i parti di mostri che ne conseguono. Ã? una bestemmia per la quale è perfino patetico scomodare la filosofia politica, la giuspubblicistica, la storia. Ã? l'apertura non alla convivenza pacifica ma alla legge del più forte. Che è il contrario di ogni legge, di ogni stato e di ogni civiltà. Ã? un'assurdità senza neppure la scusante dell'utopia o del fanatismo.
Testimonio da anni contro la mafia: e una affermazione così, più che sconcertarmi, mi mette in corpo una rabbia disperata. La semplice condanna morale per i mafiosi che sciolgono i bambini nell'acido, che trucidano magistrati, forze dell'ordine e cittadini, che annientano famiglie, che inghiottono il futuro, che impediscono ogni crescita umana, culturale, sociale ed economica? Per certe multinazionali che depredano l'ambiente, sfiniscono interi continenti, schiavizzano miliardi di persone? Per i trafficanti di organi e di bambini? Per i pedofili? Per i grandi narcotrafficanti e i padroni dei clandestini, delle bambine costrette al marciapiede? Per i criminali finanziari, i piduisti, i dittatori, i politici criminali, gli stragisti che per decenni hanno messo le bombe sui treni e nelle piazze? Davvero Heidi pensa, come neppure più un prevosto di campagna, che per costoro il carcere non serva e basti invece una bella condanna morale? Davvero queste è gente che si pente, Heidi?
A questo punto Heidi consideri che, con la sua frase, svuota di senso anche la sua battaglia per rendere giustizia a suo figlio. Il quale, oltre che un gioco sporco di fetenti di ogni colore, ha forse pagato anche le conseguenze di una educazione davvero tutta sballata.

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