Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
Autunno caldo per l'editoria
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Il Manifesto

Se ci si dovesse provare a spiegare sinteticamente come si è conclusa la vicenda dei contributi per l??editoria nella conversione in legge del ??Decreto Bersani??, si potrebbe dire che il governo è rimandato a settembre. Infatti i tagli previsti nell??articolo 20 (1 milione nel 2006 e 50 milioni negli anni successivi) restano, dal momento che la Camera dei deputati è stata ridotta in una condizione di impotenza, impossibilitata a emendare anche un solo articolo della Legge. Ma nel Parlamento sembra essersi affermata la consapevolezza (del resto largamente diffusa anche tra i senatori) della gravità di questo colpo di forbice, di quanto sia assurdo che un governo di centro-sinistra possa rendersi responsabile di una ferita profonda al pluralismo dell??informazione, minacciando l??esistenza di testate storiche cooperative e non profit (come il manifesto, l??Avvenire, il Corriere mercantile di Genova), o di partito (come l??Unità, Liberazione, il Secolo). E questo crescente movimento di opinione ha trovato espressione in un ordine del giorno sottoscritto da 21 parlamentari di gruppi diversi ?? tra cui Emilia De Biasi, Beppe Giulietti, Pietro Folena, Titti De Simone, Michele Ventura, Li Causi ??, che è stato fatto proprio dalla Camera dei deputati e accolto dal governo.
Nell??ordine del giorno si ricorda che «in occasione della Legge finanziaria 2006, modificando gli orientamenti del precedente governo ?? che tendevano a mettere in discussione il carattere di ??diritto soggettivo?? dei contributi all??editoria non profit e di partito previsti dalla Legge 250/90 ?? con il consenso di tutte le forze parlamentari venne ribadito il carattere di ??diritto soggettivo?? di tali contributi», e si impegna il governo «a prevedere, nell??ambito della prossima manovra di bilancio, lo stanziamento dei fondi necessari alla copertura del fabbisogno di spesa dei contributi diretti» e «a definire, nello stesso tempo, nuovi e più rigorosi criteri di accesso alle provvidenze dell??editoria». Insomma, il Parlamento ha invitato il governo ?? che ha accolto l??Ordine del giorno ?? a disfare la tela della Bersani, a dotare la legge dell??editoria delle risorse sufficienti ?? come del resto, con ben altra attenzione e sensibilità, è giustamente già stato fatto per il Fondo unico dello spettacolo già nella manovra d??estate ??, e a perseguire una politica di risparmi e di contenimento della spesa, capovolgendo l??ottica del decreto. Non a partire da tagli indiscriminati e uguali per tutti, che ?? colpendo nello stesso modo vere e false cooperative, veri e falsi giornali di partito, testate storiche, che rappresentano un pezzo della storia culturale del paese, e ??fogli?? che non hanno mai visto un??edicola ?? finirebbero per cancellare le vere voci autogestite e lasciare in piedi, magari, le tante cooperative editoriali di Ciarrapico, o quella di Libero, o quella del Foglio, riconducibile alla famiglia di Berlusconi, per le quali i contributi pubblici sono un regalo ben accetto. Ma, qualora se ne fosse capaci e se ne avesse la forza politica, andando a colpire le tante presenze abusive, che utilizzano queste provvidenze attraverso espedienti, che sono state al centro dell??azione di denuncia della trasmissione di Report del 23 aprile 2006. Governare significa scegliere. E l??idea di tagliare un tanto a tutti, propria anche del precedente governo, è un??espressione di debolezza politica e culturale, che bisogna lasciarsi alle spalle.
La Finanziaria 2007 rappresenta perciò un??occasione per riaprire un confronto, rimettere al centro del dibattito il problema della difesa del pluralismo dell??informazione, in una fase in cui crescono i processi di concentrazione anche nella carta stampata, tornare a riflettere sulle garanzie di esistenza dei giornali autogestiti, senza una proprietà alle spalle, che ?? allo stesso modo delle testate politiche ?? sono gravemente discriminati sul mercato della pubblicità. Discutere per decidere. E per sanare una ferita restata aperta.
Per aprire una pagina nuova, è utile riflettere ?? però ?? su tutti gli aspetti negativi di quella appena chiusa. Nell??articolo 20 della manovra al Senato, mentre venivano respinti dal governo gli emendamenti presentati da 83 senatori degli otto maggiori gruppi di maggioranza e di opposizione ?? che chiedevano di cancellare i tagli all??editoria ??, è stato invece approvato l??emendamento firmato da un solo senatore, Lusi, teso a sanare il fatto che, con l??unificazione dei gruppi parlamentari dei Ds e della Margherita, o l??Unità o Europa avrebbe dovuto perdere il titolo ai contributi. ? lontana da noi l??idea di auspicare questo esito. Ma da un emendamento elaborato nella clandestinità è venuto fuori un pasticcio mostruoso, che rischia di far accedere ai contributi un sacco di altre testate. Infatti si dice che per accedervi «il requisito della rappresentanza parlamentare? non è richiesto per le imprese editrici di quotidiani o periodici che risultino essere giornali o organi di partiti o movimenti politici», già ammessi ai contributi al 31 dicembre 2005. Ma così l??Ulivo, o Forza Italia, possono fare nuovi giornali riferiti al gruppo, se l??Unità, Europa o Liberal restano in quanto giornali di partito. La mancanza di trasparenza crea mostri. E, purtroppo, anche questo governo ha contribuito ad aggiungere la sua piccola schifezza ai tanti obbrobri che si sono sommati negli anni nella legge dell??editoria. In questo contesto, colpisce poi che i direttori dell??Unità, di Liberazione, della Padania, di Europa e del Secolo abbiano rivendicato in modo esclusivo ?? come sottolinea il comunicato di Mediacoop ?? il diritto al mantenimento, all??aggiornamento, e all??adeguamento dei contributi, accedendo «ad un sistema di finanziamento pubblico, sicuro e riservato solo a loro». ? una clamorosa caduta di stile (e di cultura democratica). Chi si occupa di informazione dovrebbe capire che una rivendicazione così solitaria e aggressiva, se fatta da organi di partiti importanti, suona minacciosa, arrogante. E potrebbe rendere più deboli quelle solidarietà tra testate politiche e non profit, che hanno fatto sino ad oggi da argine ai tentativi dei governi, sollecitati dai gruppi editoriali più grandi, di porre fine ai contributi diretti a favore di quelli indiretti, indirizzati a tutti ma concentrati su poche testate. Così non sarà. Ma questo rischio è aperto. Occorre ora cucire questi strappi. E ripartire.
Il manifesto ha alle sue spalle solo un??esile trama: 35 anni di edicola, l??essere stato una grande scuola di giornalismo, il fatto che è proprietà di chi lo produce (una vera impresa autogestita), l??affetto dei suoi lettori e la stima dell??opinione democratica e di sinistra, che ci stanno facendo vincere il referendum su noi stessi. Dai nostri lettori e sottoscrittori vengono non solo le risorse per sopravvivere in questa difficile estate, ma l??autorevolezza politica e morale per sostenere nell??ambito di un??iniziativa unitaria e solidale ?? in occasione della Finanziaria 2007 ?? l??attuazione dell??ordine del giorno della Camera e il diritto alla tutela di legge delle imprese autogestite come delle testate politiche.

Letto 916 volte
Notizie Correlate
Audio/Video Correlati
Dalla rete di Articolo 21