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di Roberto Natale*
La libertĂ di critica è sacrosanta. Ma egualmente legittimo è il diritto di difendere qualitĂ e quantitĂ del lavoro che stanno facendo da settimane corrispondenti e inviati della Rai, impegnati in Libano e in Israele a raccontare la guerra ed ora la tregua. Dopo Furio Colombo sullâ??â??UnitĂ â?, oggi è Massimo Gramellini dalle colonne de â??La Stampaâ? a raffigurare lâ??informazione del servizio pubblico come una sequenza di faziositĂ anti-israeliane. Eâ?? una rappresentazione caricaturale, infondata e molto, molto parziale, che sembra frutto di una visione assai saltuaria dei Tg Rai. Se una critica merita la Rai, non è quella di aver raccontato in modo distorto la realtĂ della guerra, ma di aver sfruttato poco lâ??eccellente lavoro che giornalisti e giornaliste del servizio pubblico stanno facendo in Medio Oriente. La loro capacitĂ di essere corretti testimoni degli avvenimenti andrebbe cioè riversata non solo nei telegiornali, ma in quei programmi di approfondimento che il servizio pubblico potrebbe e dovrebbe allestire in questi giorni rompendo la rigiditĂ spesso priva di contenuti dei palinsesti estivi.
*segretario Usigrai









