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Articolo 21 - Editoriali
Canone, va in onda la tele-evasione
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di Vittorio Emiliani*

Dopo numerosi anni di buona tenuta (nonostante tutto) la «fedeltà» alla Rai dei suoi abbonati comincia a cedere piuttosto vistosamente. Lâ??evasione e la morosità nel pagamento, che già ammontavano al 21-22% (contro lâ??8% della media europea), sono balzate, secondo dati ufficiali, al 27% e probabilmente le cose stanno andando anche peggio. Lâ??ultimo dato Istat sul numero di famiglie residenti nel nostro Paese le fa ammontare a 23 milioni 600mila.
Di fatto, ognuno di questi nuclei possiede almeno un apparecchio televisivo. A questo punto però la quota di evasori totali e di morosi nel pagamento del canone aumenterebbe sino al 31%. Un'autentica frana. Con un divario rispetto al resto dell'Europa da vergognarsi.
Più d'uno obietterà che, coi programmi e coi palinsesti rifilati dall'ultima Rai ai fedeli abbonati, bisognava pur aspettarsela una «fuga» sempre più accentuata. Però qui si trova di fronte ad un autentico smottamento. Vi sono Comuni del Mezzogiorno, in specie in Campania, Calabria e Sicilia, dove l'evasione sfiora il 90% delle famiglie. All'opposto di province quali Ferrara, Livorno o Pisa dove l'evasione si attesta sul 12-14%. Le regioni più «fedeli» restano Toscana, Emilia-Romagna, Marche, Veneto, ma a buon livello si situano pure regioni meridionali quali Abruzzo, Basilicata e Sardegna.
Nei giorni scorsi si è appreso che, come contromisura, la Rai, che si era affidata alle esattorie erariali, ha deciso di usare il deterrente rappresentato dalla Guardia di Finanza fornendo alla medesima fitti elenchi di probabili evasori. � così che le prime centinaia di cittadini si sono visti recapitare una lettera delle Fiamme Gialle, con la quale vengono invitati nella più vicina caserma per esibire il documento di avvenuto pagamento del tributo (tale è il canone, una imposta sul possesso dell'apparecchio televisivo) o, se esso fa difetto, per versare il canone stesso maggiorato da una sonora multa.
C'è già chi protesta e chi chiede l'abolizione del canone stesso. � la solita Italia provinciale che non conosce dell'Europa (di cui pure fa parte) alcuni dati di base: a) il canone esiste in tutti i Paesi europei e vi finanzia, assai più che da noi, le emittenti pubbliche; b) il nostro canone è il più basso, oltre che il più evaso, d'Europa con meno di 100 euro all'anno, mentre la Germania e la Gran Bretagna stanno sui 190 euro e la stessa Irlanda, che era dietro di noi, l'ha portato a 150 euro (in testa a tutti, altri mondi, risultano Islanda, Svizzera e Danimarca sui 280-290 euro); c) in molti Paesi si paga tuttora un canone sulla radio (da noi invece soppresso, chissà perché, dal primo governo Prodi).
Perché questo vistoso peggioramento dell'evasione? Perché quel 27% (che forse è un 31%) delle famiglie «infedeli» nel versamento di un canone oggettivamente molto basso, il più basso dell'Europa evoluta? Il fenomeno negativo è dovuto, probabilmente, al generale lassismo creatosi in materia tributaria col governo Berlusconi e magari anche a forme ormai corpose di silenziosa protesta contro la Rai e i suoi programmi. Il governo Berlusconi non ha certo combattuto l'evasione fiscale, tantomeno quella al canone tv. Anzi, i ministri Gasparri e Landolfi, entrambi di An, non avendo concesso alla Rai neppure un euro di adeguamento negli ultimi tre anni, hanno indirettamente incoraggiato negli utenti la sensazione che si poteva non pagare quella imposta restando impuniti. Imposta essenziale, invece, questa del canone, se si vuole che la radio e la tv pubbliche siano, anche con questo strumento, più autonome dalla politica e, lo sottolineo con forza, dalla pubblicità di cui tanto si depreca l'invadenza e il condizionamento sul piano della qualità dei programmi.Troppo facile condannare la commercializzazione della Rai-Tv e poi non pagare quei 100 euro scarsi di canone. La Bbc ha programmi ammirati ovunque e viene finanziata integralmente dal canone, con la sola eccezione del canale pay Channel 4. La potente rete tedesca Zdf è finanziata dal canone per oltre l'80%, e così via. Per la Rai esso copre invece il 50% o poco più delle entrate. Troppo poco. Non stupisce che nei Paesi sopraccitati i controlli anti-evasione siano molto più incisivi e severi dei nostri e che per essi vengano impiegate migliaia di persone (da noi, in un recente passato, non erano più di 300). In Germania, fino a pochi anni fa, c'era persino l'arresto per gli evasori. Nel Regno Unito, dove l'evasione al canone scende al 5 per cento ma rientra nella «kriminal law», Bbc ha piazzato su alcuni piccoli pullman un marchingegno grazie al quale individua i televisori degli evasori e oscura subito i programmi Bbc.
Quanto alla Rai, veda di onorare il canone con una tv decisamente meno commerciale, meno trash e più pluralista di quella attuale. Non è possibile che la cultura sia relegata agli ultimi posti, che il teatro e la musica di qualità siano confinate a notte fonda o ripescati, in modo disordinato peraltro, durante l'estate: Raitre - che solitamente riserva a «Prima della prima» e ai concerti della sua ottima Orchestra Nazionale di Torino, o alle opere, l'1,20' o l'1,30' di notte (se gli altri non sforano) - sta programmando alcune opere la domenica alle 14,30'. La prima è stata Idomeneo di Mozart, piuttosto insolito e difficile, che aveva un senso se avesse inaugurato un breve ciclo. Ha preso un inevitabilmente modesto 2,46% di share (241mila eroici telespettatori), andava contro la Formula1, ma non inaugurava nulla. L'opera successiva essendo il popolarissimo Andrea Chenier di Giordano. Per il teatro si è sempre in alto mare, con Palcoscenico, nonostante gli sforzi meritori di Giovanna Milella, programmato troppo tardi e senza un solo spot promozionale.
Tutto questo non può durare. Gli abbonati «fedeli» non possono essere presi in giro così palesemente. Nel nuovo contratto di servizio devono esserci disposizioni e prescrizioni culturali più precise, meno eludibili. Appelli in tale direzione sono stati sottoscritti, anche di recente, sul sito di Articolo21, da centinaia di addetti ai lavori, per musica e teatro. Ormai protesta e indignazione montano. Come è già avvenuto per Radiotre per la quale si sono mobilitati comitati molto combattivi. Ne tenga conto il vertice Rai. Ne tenga conto il nuovo direttore generale Claudio Cappon. Non si può stagnare nella solita palude e rinviare ai canali satellitari (che costano) gli abbonati Rai. Questi hanno diritto ad una radiotelevisione pubblica migliore.

*tratto da l'Unità 19 agosto 2006

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