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Articolo 21 - Editoriali
Lâ??intervista di Fedele Confalonieri sui rischi di un presunto esproprio di Mediaset è gravissima
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di Vincenzo Vita

Lâ??intervista di Fedele Confalonieri sui rischi di un presunto esproprio di Mediaset è insieme gravissima e noiosissima. Gravissima, perché mette provocatoriamente le mani avanti rispetto a qualsiasi tentativo di cambiare finalmente la pessima legge Gasparri, che va quanto prima abrogata.  Noiosissima, perché è la sfiatata riedizione di una stucchevole e ormai archeologica piéce teatrale con cui il presidente di Mediaset calca le scene da anni.
Tuttavia, a prendere sul serio le parole di Confalonieri, vanno perlomeno ribaditi tre concetti.
Il rinvio della trasmigrazione al digitale terrestre rende importante oggi più di ieri la normativa antitrust nella vecchia televisione generalista e rende di nuovo di grande attualità lâ??assurdità della concentrazione italiana con la grandissima parte delle frequenze e delle risorse pubblicitarie nelle mani di Rai o Mediaset, ma, come è noto, soprattutto di questâ??ultima. Rimane la grave anomalia italiana, che andava risolta da tempo, della proprietà da parte di un solo soggetto di ben tre reti, caso di cui esiste lâ??equivalente solo in Messico. Inoltre, va chiarita una volta per tutte la questione delle frequenze. Il cosiddetto trading delle frequenze non fu introdotto da una legge del centrosinistra, ma dal codice delle comunicazioni elettroniche, varato dallâ??ex ministro Gasparri. E poi, come dimostra il caso di Europa 7, non esiste possibilità di concorrenza (a proposito, non valgono anche per gli altri i posti di lavoro?), anche perché le previsioni della legge n. 249 del 1997 non trovarono applicazione per la parte che riguardava il trasferimento delle reti eccedenti sul satellite e fu ampiamente stravolta la disciplina antitrust con il cosiddetto SIC, introdotto dalla legge Gasparri. Questâ??ultimo ha reso talmente ampio ed evanescente il monte delle risorse del sistema da rendere inverosimile qualsiasi calcolo dei limiti antitrust. Infine, ha buon gioco Confalonieri a etichettare il servizio pubblico come subalterno alla politica, ma dimentica che è stata la legge Gasparri a rendere il controllo ancor più stringente, stravolgendo i tentativi di affrancare la Rai dalle logiche del sistema politico.
Insomma, il superamento della legge Gasparri con una chiara disciplina antitrust e una rigorosa legge sul conflitto di interessi non sono lâ??esproprio di Mediaset, ma un freno vero allâ??esproprio del diritto dei cittadini ad informare e ad essere informati.
E poi, non ci si rende conto che siamo entrati nellâ??universo della rete e che nuovi soggetti premono alle porte della comunicazione trovando quelle porte sbarrate dalla vecchia concentrazione della tv generalista?
Attenzione: anche il futuro rischia di essere compromesso.

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