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Articolo 21 - Editoriali
Brutta Rai
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di Loris Mazzetti

In questi giorni sono in tanti, soprattutto politici, a parlare della Rai, le uniche voci che non si sentono sono quelle dei lavoratori, operai, impiegati, artisti, giornalisti, tecnici e dirigenti, che forse sulle necessità e priorità dell??azienda avrebbero qualcosa da dire. E?? giunto il momento di consultarli e soprattutto di ascoltarli.
Il nuovo direttore generale Claudio Cappon, che ricordo è stato eletto con il voto di tutto il consiglio di amministrazione, ha il diritto di poter lavorare in autonomia  senza pressioni e senza fogliettini con liste di nomi, ma è ingenuo pensare di essere più forti della politica, con essa si può solo mediare: ??io do a te se tu dai a me?, ma il compromesso oggi sarebbe deleterio per la Rai che ha finalmente la possibilità di cambiare rotta, di tagliare i ponti con le logiche del passato, per fare questo è necessario avere professionisti adeguati a capo delle strutture e non rappresentanti di partito o di leader politici. E?? finito il tempo in cui c??erano uomini buoni per tutte le stagioni.

Sono tanti anni che lavoro in televisione ma un clima così strano, così pesante attorno alla Rai, non lo avevo mai vissuto. I partiti hanno sempre interferito, è vero, ma con tutto quello che è accaduto, dalla messa in mora dell??Italia a causa della legge Gasparri da parte dell??Unione europea, agli scandali di calciopoli e di vallettopoli, alla crescente insoddisfazione del pubblico di fronte all??offerta tv, pensavo che ci sarebbe stato uno stimolo in più per il nuovo governo. Erano convinto che la squadra di Romano Prodi avrebbe voluto dare un segnale di radicale cambiamento rispetto al governo Berlusconi. Cinque anni di conflitti di interesse, di Raiset, di direttori che andavano e venivano da Palazzo Grazioli o da Arcore, di trasmissioni che confezionavano vestitini su misura ai politici, censure, autocensure, evidentemente non sono bastati per far scattare la voglia di ripristinare legalità e diritto insieme a nuove strategie, nuovi palinsesti e quindi anche nuovi direttori in grado di realizzare nuovi programmi. Invece devo constatare, con grande rammarico che ancora una volta, come avvenne nel 1996 con la mancata legge sul conflitto di interessi, il centro sinistra è in grave difficoltà ad affrontare il ??caso? della tv pubblica. Questo potrebbe legittimare il dubbio che come sempre la televisione è merce di scambio: sta volta con Berlusconi. Mi auguro che non sia così, perchè non pensare al riassesto del sistema radiotelevisivo e in particolare della Rai come a una priorità della nostra società per il bene della democrazia mi sorprende molto.
Le parole del presidente Romano Prodi ??La Rai peggio del Libano. Io non mi interesso della televisione? non servono, bisogna intervenire, bisogna sporcarsi le mani per rendere l??azienda autonoma e indipendente dai partiti e questo lo può fare solo la politica.

Dopo i cinque anni di Berlusconi, la violenza che lui ha usato contro alcuni di noi e soprattutto nei confronti di alcune redazioni, la manipolazione dell??informazione, il servilismo di molti direttori, per fortuna del pubblico, non di tutti, non può essere dimenticata. Oggi il berlusconismo è finito, lo ha deciso il popolo italiano con il voto. Non si può inseguire l??opposizione che usa l??attacco come arma di difesa.
Si leggono dichiarazioni che fanno inorridire, denunce di liste di proscrizione, da chi in questi anni non ha fatto altro che spegnere voci. Questi politici  sono senza un minimo di pudore.

Il governo un errore lo ha commesso e il direttore Cappon ne sta pagando le conseguenze: non aver sostituito immediatamente il consigliere Petroni, non con un uomo di partito ma con un tecnico uno che sappia e soprattutto capisca di televisione. Non averlo fatto è stato sicuramente un atto di debolezza di fronte, non solo all??elettorato di centro sinistra, ma a tutto il Paese. Quello che ieri era normale oggi rischia di diventare repressione. 

Il centro sinistra vuole dimostrare che è diverso dal centro destra, dichiara che non ci saranno editti bulgari, giusto, ma non si possono non riconoscere le responsabilità di quei direttori che hanno contribuito alla realizzazione della peggiore programmazione televisiva degli ultimi vent??anni. Questi signori devono assumersi le loro responsabilità, non è sufficiente sbandierare al vento i dati di ascolto, visto che nel passato, per Biagi, Santoro, Luttazzi, Freccero, Beha, Cugia, Rossi, Guzzanti e tanti altri, non era un argomento da tenere in considerazione. Contemporaneamente alcuni consiglieri di amministrazione dovrebbero avere un po?? più di coraggio perché se Mimun, e cito il suo nome perché in questi giorni è stato oggetto di approfondimento, è un bravo professionista, come lo stesso presidente Petruccioli sostiene, vuol dire che in questi anni ha fatto un buon telegiornale e quindi è sbagliato metterlo in discussione, a meno che lui non consideri conclusa l??esperienza al Tg 1, ma se il suo telegiornale, come ha più volte sostenuto lo stesso comitato di redazione, è stato fazioso, al servizio del governo Berlusconi, sempre contro l??opposizione, confezionato con la tecnica del panino, allora vuol dire che non ha fatto un buon giornale, perciò andrebbe rivisto il giudizio sulla sua professionalità.

Spesso si legge che la Rai è brutta, è sbagliato generalizzare perché nonostante il berlusconismo, dalla tv pubblica, in questi anni, sono usciti programmi importanti e di qualità, ricordo il lavoro fatto da Rai Tre di Paolo Ruffini e anche da Rai Educational di Giovanni Minoli,  spesso contro il volere degli stessi vertici dell??azienda.
Su questo Claudio Cappon, senza il minimo tentennamento dovrebbe iniziare a costruire, per una volta chieda un aiuto ai lavoratori della azienda. Se il comandante riesce ad avere dalla sua la truppa, lo stato maggiore è costretto a seguirlo.

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