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Articolo 21 - Editoriali
Nel Nome di 9/11
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di Vincenzo Maddaloni

[Paure, nuove guerre, restrizioni dei diritti civili, convivenza sotto attacco . Le domande ancora aperte. Cinque anni dopo]
di Vincenzo Maddaloni*

Provate a pensarci. E?? dall??11 settembre 2001 che quell??immagine dall??attacco alle Torri Gemelle di New York ci accompagna ogni qualvolta si sente declamare la difesa delle civiltà sulla base di parametri che prediligono lo scontro all??incontro. Così da cinque anni a questa parte, come mai era accaduto prima, continuiamo a scrutare, ansiosi, la scala dei valori democratici, fra cui il primato della coscienza, il pluralismo, l??etica della responsabilità, per vedere se sono stati compiuti passi in avanti o all??indietro mentre si scontrano gli interessi particolari degli individui, delle lobby, mentre deflagra l??ambizione imperiale di prevaricare con la propria ideologia  sulle culture delle nazioni, sulle singole anime che le compongono.  Qual è il futuro comune della coesistenza? Prevarrà la cultura del rispetto dei diritti umani, o dell??human security con la quale si limiteranno gli spazi democratici? Prevarranno le libertà civili o le leggi di sicurezza, gli imperativi dei sacri testi? Non mi sembrano delle domande retoriche sull??onda di un anniversario. Perché lo squilibro geopolitico che da allora s??è andato creando con la guerra in Afghanistan, in Irag, la minaccia di invasione dell??Iran, il conflitto libanese ha riaperto una discussione storica a livello planetario coinvolgendo la politica, le ideologie, le fedi. Ragion per cui dopo quell??11 settembre, la  tentazione di desumere il futuro dal presente e dal passato è diventata un assillo. Lo sforzo è di capire se ci attende un??Apocalisse o un futuro di pacifica coesistenza, al di là di stabilire chi siano i vinti e i vincitori.

Si prospetta infatti l??apocalisse in quel 6 ottobre del 2005 quando, al ??Ronald Reagan Building and International Trade Center? di Washington, George W. Bush dichiara: « L'ideologia criminale degli estremisti islamici è la grande sfida del nostro nuovo secolo ». Accompagnato dal Segretario di Stato Condooleza Rice e dal ministro della Difesa Donald Rumsfeld e in presenza di innumerevoli esponenti del mondo politico, economico, militare e della sicurezza, Bush tiene un discorso ufficiale che de facto è il nuovo ??Manifesto di guerra? dell'amministrazione neoconservatrice, espressione e garante delle classi dominanti in Usa.

Quel giorno - l??anno scorso, non vent??anni fa - nel ??Ronald Reagan Building?, Bush mostra il volto duro di un?? America che, scopertasi isolata e debole nella disgraziata avventura irachena, non ha alcuna intenzione di abdicare al ruolo di superpotenza globale. L??attacco alle Due Torri gliene ha offerto il pretesto. La via che indica è quella militare cara ai neoconservatori, la ??legge della clava? che in primo luogo tutela gli interessi nazionali degli Usa. « Ogni Governo che sceglie di essere alleato del terrorismo » avverte  il Presidente americano, « sceglie anche di essere un nemico della civiltà, e il mondo civilizzato deve condannare quei governi ». Così annunciando ufficialmente una nuova crociata contro i terroristi e gli Stati che, a suo dire,  li sostengono, fa intendere di voler a qualsiasi costo il controllo delle intere risorse energetiche del Medio Oriente e lancia un preciso messaggio alla Cina e alla Russia, all??India e all'Europa perché accettino la presenza Usa: « We will not tire, or rest, until the war on terror is won ». Chiunque si opponga alla Pax Americana, cioè porti avanti una visione multipolarista del sistema internazionale, è messo in guardia. Lo ricorderà anche una settimana fa nel corso di una conferenza stampa alla Casa Bianca.

E?? una strategia politica che mette insieme il fondamentalismo cristiano di destra, il sionismo americano militante e un militarismo senza limiti. Questo anche spiega  la facilità con cui si tollera la tortura e si investe di poteri illimitati il Presidente, consentendogli di tenere in carcere indefinitamente persone che non sono state non solo giudicate, ma neppure accusate. Si aprono pagine nere per la democrazia. Secondo Amnesty International, dopo l??11 settembre oltre mille e duecento  persone di origine mediorientale (o appartenente a comunità musulmane) sono state arrestate. L??attenzione pubblica si è soffermata sui sospetti membri di al-Qaida e sui talebani catturati in Afghanistan e deportati al campo X-Ray di Guantanamo, ma la questione della ??sicurezza nazionale? ha portato ad abusi ed ha implicazioni che scavalcano il drammaticamente famoso reticolato delle basi militari.

Infatti, subito dopo i tragici eventi dell??11 settembre, circa 5 mila uomini tra i 18 e i 33 anni, provenienti da paesi del Medio Oriente sono stati interrogati, in quelle che venivano ufficialmente denominate ??interviste volontarie? ma che di fatto costituivano una schedatura a sfondo etnico. Diecimila persone di origine mussulmana, araba, sud-asiatica sono diventate obiettivo di investigazione. Uomini di tutte le età, provenienti da 25 paesi target (paesi  prevalentemente musulmani), senza che esistesse alcuna accusa nei loro confronti, sono stati richiamati dall??ufficio immigrazione per essere interrogati  e sono state loro prelevate le impronte digitali. Più di 82 mila  persone hanno dovuto subire questa "special registration", per oltre 13 mila si è tradotta in espulsione. Tutto questo facilitato da una legge creata ad hoc, il 26 ottobre 2001, l??ormai triste e famoso Patriot Act. ??U.S.A. P.A.T.R.I.O.T.? è, infatti, un acronimo che sta per ??Uniting and Strengthening America by Providing Appropriate Tools Required to Intercept and Obstruct Terrorism? (??unire e fortificare l??America fornendo strumenti appropriati per intercettare e ostruire il terrorismo?). E?? una legge approvata dal Congresso alla quale sono seguiti ?? 21 marzo e 21 giugno 2003 - i più incisivi ?? Military Commission Orders? del Presidente e le otto ??Military Instructions? che li attuano.

Questi ripetuti pesanti attacchi alla democrazia sono una minaccia per  tutti i popoli dell??Occidente perché  l??esempio americano, con i richiami alla sicurezza che si ripetono con una scadenza pressoché quotidiana, stempera i valori democratici che accomunano gli uomini, i criteri che li regolano, con una velocità che non ha precedenti. Ecco perché la missione dell??Onu in Libano che segna il ritorno dell??Europa su  un??area dove sono concentrate le maggiori riserve mondiali di petrolio e di gas naturale finora stimate, è importante. Se andrà a buon fine, se si consoliderà il multilateralismo  l??11 settembre del 2001  rimarrà soltanto una data da commemorare.

Tratto dal settimanale Left-Avvenimenti n°34 1/7 settembre 2006
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