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Articolo 21 - Editoriali
Gravina di Puglia, bestie da video
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di Massimo Del Papa*

Il verminaio familiare emerso a Gravina di Puglia ai danni dei due fratellini scomparsi, dopo mesi di omertà, menzogne reiterate, verità di comodo, conferma la tendenza alla spettacolarizzazione non più del dolore ma della miseria umana, delle sue bassezze senza fondo. Praticamente tutti i casi di infanticidio o pedofilia trovano alimento all'interno di dinamiche familiari perverse, lo stesso vescovo a Gravina ha invitato più volte dal pulpito, senza mezzi termini, a indagare nell'ambiente domestico dove infatti sono spuntati, come segreti di Pulcinella, pedofili, maniaci, dove quasi nessuno si salva dal sospetto e dall'equivoco sordido come già nel caso del piccolo Tommaso, degli altri martiri da Città di Castello o da Vercelli trucidati da madri d'accordo con conviventi pregiudicati o viceversa. Come in un gioco di ordinaria follia, questi eroi dei nostri tempi passano settimane, mesi a mentire davanti alle telecamere, occhiali scuri, barba lunga, sguardi assassini alle telecamere, grinta da divismo penoso, da reality, e minacciano anche, polemizzano, intervengono nei programmi, inscenano i loro scatti umorali per poi invitare le telecamere in casa, autodidatti ma abilissimi nella tecnica del depistaggio pubblicitario, per quel brivido canagliesco indefinibile ma ormai d'obbligo, per suggestionare lo spettatore medio che non aspetta altro, è sempre più affogato nelle proprie proiezioni perverse. Dall'una e dall'altra parte, bestie da video.

E le false verità di pedofili e aguzzini familiari o della cerchia familiare, a forza di venire martellate in televisione diventano vere, più vere del vero, più forti di tutto, persino contagiose; dividono l'opinione pubblica che sa niente di diritto, niente di indagini ma si schiera in massa coi criminali, ne deliba l'espiazione, il pentimento istantaneo, viene intervistata per la strada, dà la stura ad allucinanti dibattiti con psicologi e criminologi a gettone.

Se per caso uno di questi mostri, come definirli altrimenti?, viene condannato, il popolo televisivo, ormai lavato e centrifugato nella morale, si schiera a favore del carnefice-vittima con argomenti talebani e gesti sconsiderati o provocatoriamente sordidi, come la Franzoni mandata a dirigere un asilo nido vicino Bologna. Gli strumenti di una simile follia collettiva, che (s)travolge ogni paletto della logica e della stessa pietas, profusa per la bestia mentre delle vittime si perde finache il nome, sono certi programmi televisivi specie del pomeriggio, dallo sciacallaggio sistematico che poi a sera si sublima nei plastici dell'orrore. Sarebbe davvero liberticida, o non piuttosto libertario, autenticamente garantista, vietare simili trampolini per il divismo criminale o almeno proibire in essi le compromissioni oscene con la cronaca nera e giudiziaria, tra un calendario nudo e un inno alla cafonaggine da Costa Smeralda?

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