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Articolo 21 - Editoriali
La parabola degli obbedienti
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di Antonio Padellaro

da L'Unita'

Facciamo un gioco. Immaginiamo che la frase «capisco che gli iracheni possano prendere le armi contro le forze di occupazione», lâ??abbia pronunciata uno dei leader dellâ??Ulivo. E che a questa affermazione egli ne abbia aggiunta unâ??altra: «Non tutti i combattenti sono terroristi». E unâ??altra ancora: «Non sopportano di essere occupati». Per poi concludere: Â«NĂ© io nĂ© nessun altro vorremmo essere al loro posto». Immaginiamo che succederebbe appena queste dichiarazioni fossero trasmesse dalle agenzie. Cosa sarebbero capaci di replicare i Bondi, i Cicchitto, i Baget Bozzo e le altre zelanti staffette del pensiero unico berlusconiano. Pensate alle tremende accuse che da costoro pioverebbero sullâ??imprudente leader ulivista. Di essere amico dei terroristi. Complice degli assassini di Quattrocchi e Amato.Mandante morale della strage di Nassiriya. La sera stessa, in unâ??edizione speciale di «Porta a Porta», lâ??equilibrato conduttore potrebbe finalmente coronare la lunga e appassionata ricerca dedicata allo smascheramento degli uomini di Al Qaeda infiltrati nel centrosinistra. E procedere quindi allâ??incriminazione, in diretta, della opposizione al completo, dellâ??intero movimento per la pace (palloncini compresi) e di tutti coloro che si ostinano a non comprendere che in Iraq non esiste alcuna resistenza armata ma solo pochi terroristi assassini che la pacifica popolazione, sempre grata agli Stati Uniti e a Berlusconi, ha giĂ  provveduto a isolare.  Non potendo accusare anche George W. Bush (autore di quelle frasi nellâ??intervista a Â«Paris Match») di antiamericanismo e intelligenza col nemico, i nostri patetici guardiani dellâ??Occidente dovranno prendere atto della dura realtĂ . Per uscire dal pantano iracheno, e dalla solitudine internazionale, il presidente americano ha assoluto bisogno dellâ??Europa. Di quella stessa Europa disprezzata quando non ha voluto seguire lâ??avventura della guerra e a cui adesso chiede disperatamente una mano per far passare le sue risoluzioni alle Nazioni Unite. Bush deve veramente trovarsi in una situazione difficile se alla vigilia del suo arrivo nel vecchio continente Ăš costretto a esprimere comprensione per la resistenza irachena, a lodare la Francia, a riconoscere il pieno diritto di chimanifesta contro la guerra americana. Una vistosa retromarcia che andrĂ  meglio analizzata alla luce delle dichiarazioni ufficiali dei prossimi giorni. Ma che giĂ  cosĂŹ rappresenta una bruciante lezione per tutti coloro che in Italia si sono accodati, senza se e senza ma, ai dogmi bellici della Casa Bianca. Certo sarĂ  difficile per il fedele alleato Silvio Berlusconi leggere con quanto rispetto Bush si rivolge a Jacques Chirac e come adesso cerchi lâ??approvazione del presidente francese, un tempo tanto avversato. Adesso il premier italiano sarĂ  costretto a chiedersi a cosa mai sarĂ  servito accettare le richieste di Washington, spaccare lâ??Europa, inviare un contingente militare in Iraq, sacrificare la vita di tanti italiani se poi chi tutto questo non ha voluto fare viene ricambiato con sentimenti di amicizia e di rispetto. Quel rispetto che evidentemente non si meritano quando confondono lâ??alleanza con il servilismo, e la lealtĂ  con lâ??ubbidienza. Ora che le convenienze della politica richiedono altro, Bush li ripaga con la moneta che meritano. a.padellaro@unita.it. 

 

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