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Articolo 21 - Editoriali
La par condicio violata. Senza rimedio
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di Roberto Zaccaria

da L'Unità
Dopo aver notato la solerzia con la quale l'Autorità delle comunicazioni ha dato esecuzione alle disposizioni della legge Gasparri sul finto pluralismo digitale, ci siamo interrogati su quello che la stessa Autorità avrebbe fatto per reprimere le così clamorose violazioni della legge sulla par condicio che reti pubbliche e reti private stanno mettendo in atto in questi giorni.
Mi ha colpito ad esempio qualche giorno fa la protesta del candidato alla Provincia di Milano, Filippo Penati, per i servizi trasmessi sia sul Tg1 che sulle reti private, relativi alla conferenza stampa tenuta dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e dalla presidente della Provincia di Milano, Ombretta Colli. Le immagini trasmesse hanno evidenziato una palese violazione della par condicio in quanto, nel servizio si è vista, accanto al Presidente del Consiglio, la candidata alla presidenza della Provincia di Milano, Ombretta Colli e, inquadrato con chiara insistenza sullo sfondo dei protagonisti, un enorme manifesto elettorale (i famosi 6x3) identico a quelli affissi per la campagna elettorale della signora Colli in tutta la Provincia di Milano. A rendere ancor più grave il fatto lo stesso servizio è stato trasmesso anche nell'edizione delle 8 del Tg1 della mattina successiva.
Non è che un episodio, grave e certamente lesivo dei diritti degli altri candidati, ma quanti altri episodi simili si sono verificati in questi primi 20 giorni della campagna elettorale? Quante volte ci sono state violazioni della par condicio in trasmissioni di informazione, durante il periodo della campagna elettorale e quante volte si è verificata una presenza impropria di politici in trasmissioni di intrattenimento in violazione di quella delibera della Commissione parlamentare di vigilanza presa nel marzo del 2003 e mai portata seriamente ad esecuzione?
Oggi su Repubblica (Fontanarosa) si anticipa un provvedimento dell'Autorità che su ricorso di due deputati del Centro sinistra, l'on Gentiloni e l'on Falomi, dovrebbe censurare una trasmissione di â??Quelli che il calcioâ? con la presenza in studio del Ministro Lunardi per l'intera durata della trasmissione. I due parlamentari avevano denunciato altre tre trasmissioni ma solo in un caso hanno avuto ragione. Forse vale la regola: denunci quattro prendi uno?
Nei giorni scorsi, sempre su ricorso dei parlamentari Gentiloni e Giulietti l'Autorità aveva rilevato delle violazioni, questa volta della par condicio in periodo elettorale, in alcune trasmissioni informative di Rete 4 e di Italia 1, del gruppo Mediaset. Di fronte all'inottemperanza delle indicazioni dell'Autorità sembra che la Lista Prodi sia stata costretta ad un nuovo ricorso in questi ultimissimi giorni.
Non dobbiamo dimenticare in tutto questo che manca ormai una sola settimana al termine della campagna elettorale.
Dovremmo essere soddisfatti perchè dopo i rilievi di qualche giorno fa oggi arrivano o si preannunciano degli interventi o dei provvedimenti da parte dell'Autorità. Dovremmo dire che in fondo ora il sistema funziona?
Niente affatto. Siamo ancora molto lontani da una situazione soddisfacente e il fatto grave è che ne vanno di mezzo i diritti costituzionali dei cittadini privi di una concreta attuazione e garanzia (come dicono pomposamente sia la legge Maccanico, all'art.1, 1 comma, lett.b, n.9, che la recente legge Gasparri, art.6, 2 comma, lett.c)
La prima ragione di insoddisfazione sta nel fatto che l'Autorità interviene tardivamente. Il provvedimento del quale parla oggi Repubblica non riguarda strettamente la par condicio, ma la presenza (ugualmente grave) dei politici nelle trasmissioni di intrattenimento e si riferisce ad un ricorso di circa sei mesi fa. Sanzionare un comportamento di questa natura dopo sei mesi è come emettere un giudicato dopo dieci anni. Non serve a nulla. Solo alle statistiche.
La seconda ragione di insoddisfazione sta nel fatto che l'Autorità discrimina tra i cittadini costringendoli a presentare difficili e onerosi ricorsi, mentre non utilizza che raramente il controllo di ufficio che la legge gli impone di effettuare, facendo ricorso alle proprie strutture. Abbiamo già rilevato la gravissima mancanza di un sistematico controllo di ufficio in materia di limiti pubblicitari, di presenze politiche in radio e in televisione durante tutto l'anno, oggi dobbiamo dobbiamo segnalare questa mancanza nel controllo delle regole in campagna elettorale. Onore al merito per chi è in grado di presentare ricorsi documentati, ma come è stata trattata la segnalazione di Filippo Penati di cui abbiamo dato notizia poco sopra? Come vengono tutelati le altre decine e centinaia di candidati ed i cittadini che pretendono una tutela del loro diritto all'informazione?
La terza e ultima ragione di insoddisfazione sta nel fatto che in relazione alla durata breve della campagna elettorale, la tecnica di intervento su ricorso si rivela sostanzialmente inutile. Di fronte alle violazioni riscontrate l'Autorità dovrebbe disporre â??serieâ? misure di riequilibrio, ma come fa ad adottare il â??riequilibrioâ? se aspetta sempre che gli arrivi il ricorso e poi, dopo gli inevitabili tempi procedurali, finisce con il provvedere, magari dopo un'attuazione elusiva degli interessati, al termine della campagna elettorale. Abbiamo detto in altre circostanze: per i cittadini il danno e le beffe.
Naturalmente, ma questo è un dettaglio, di queste decisioni non troviamo traccia sul sito dell'Autorità, come se la questione fosse una partita privata tra pochi soggetti interessati. E invece è in ballo, anche qui, una piccola fetta di democrazia. Maggior coraggio dunque perché la effettiva tutela delle nostre libertà dipendono anche da voi.
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