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La Rai Bunga Bunga
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di Ennio Remondino

La Rai Bunga Bunga

Ho ancora sotto gli occhi i titoli ironici dei giornali turchi che mi hanno salutato da Istanbul, dove ho vissuto e lavorato per cinque anni. Farsi italianamente prendere in giro anche in Turchia, paese che io amo e stimo, mi pare comunque troppo. I titoli dai miei Balcani erano pure peggio. Tornare a casa dopo 15 anni di legione straniera e trovarmi nel paese del Bunga Bunga è davvero dura.  La solfa comincia dal tassista di Fiumicino per riprendere di mattino col primo caffè al bar. La vergogna che diventa barzelletta e l’indignazione che si riduce a cazzeggio. Ma dove sono tornato? I Tg che, in dosi sempre più moderate negli ultimi anni, ho contribuito a confezionare. Alla sera ammortizzo il primo impatto italiano con Mentana che il mestiere lo conosce e che, nonostante una sua antica militanza Rai, se anche sgarrasse non mi ferirebbe personalmente. Incisivo, equilibrato e malizioso quanto basta. Il giorno dopo torno a casa: Rai. Nei festivi la radio onesta di Preziosi me la perdo nel sonno. Dopo si sa che i tg di ora pranzo sono un po’ la scopiazzatura dei quotidiani del mattino. Novità poche ma il racconto cambia. Utile a capire il filtro intervenuto da parte della politica governativa di controllo e indirizzo. Parto dal Tg2 di Mario Orfeo. Era il Tg di AN, mi dicevano da Roma. Lo trovo un giornale prudente ma completo. Ammorbidisce ma non occulta. Sorrido.
Ritrovo lo stile e la filosofia del mio antico Tg1, il giornale democristiano in cui sono stato ospite scomodo ma rispettato per tanti anni. Moderare, ammorbidire, ma dire sempre, è stata la lezione che avevo imparato dagli Albino Longhi, dai Nuccio Fava, dal mio capo cronista Roberto Morrione che, con malizia condivisa qualche cosina scomoda riusciva sempre ad infilarla in pagina. Ascolto la presidente di Confindustria Marcegaglia che denuncia un “Paese alla paralisi” e che chiede alla politica di “ritrovare il senso della dignità”. Somiglia all’editoriale di Avvenire sulle più recenti intemperanze guardone del Premier. Ovviamente c’è la voce dei sostenitori e il replay della sua autodifesa aggressiva, a Bruxelles, del giorno prima. Giornalisticamente inoppugnabile. Poi vedo il Papa che accoglie i giovani di Azione cattolica in piazza San Pietro e la mazzata al Premier Bunga Bunga diventa una sorta di scomunica. Troppo spesso oggi, dice Benedetto XVI, “l'amore è ridotto a merce di scambio, da consumare senza rispetto di se stessi e degli altri. Così è molto amore proposto dai media e da internet”. A questo punto manco l’acquiescente monsignor Fisichella può “contestualizzare” la bestemmia. Bondi balbetta.
Passo al Tg1. Il tempo dei titoli e d’incazzarsi prima di cambiare canale. Scaletta rovesciata. Berlusconi risolve ancora una volta il problema dei rifiuti a Napoli, come il miracolo di San Gennaro che si ripete anno dopo anno, mentre Bunga Bunga scompare. Almeno dai titoli e dalle dichiarazioni della stessa Marcegaglia. Telecomando e via, nel dissenso degli ascolti che si sta estendendo. Credo sia arrivato il momento di una rivolta popolare estesa alla Televisione Bongo Bongo. Ai direttori Bunga Bunga. Ai vertici Rai Bunga Bunga. I nomi li conoscete tutti, a partire dall’innominato Bel Cecé di cui si sorride in Rai. Chi sarà mai costui? A gridare No allo sfascio dell’Azienda radiotelevisiva di servizio pubblico hanno iniziato i giornalisti, la categoria, ammettiamolo, più vicina alle sirene corrompenti dell’appartenenza e del fiancheggiamento. Già questo la dice lunga. Oltre non si può andare, salvo affondare. Bene ha fatto l’Usigrai a indire il referendum pro o contro il direttore generale Mauro Masi. Questa volta non sarà come accaduto una volta in un Tg la cui redazione cercava di raddrizzare la schiena ad un direttore Bunga Bunga. Non basteranno le telefonate interne dei pretoriani attorno al Boss ad imbonire, a minacciare, a comprare consensi. Una medaglia sul suo mio petto quel No, mette le mani avanti lo sfiduciando Masi. Oltre mille medaglie di No potrebbero invece seppellirlo.
Un solo rimprovero personale al segretario Usigrai Carlo Verna. Carlo, hai fissato la data del referendum dieci giorni dopo la mia uscita dall’Azienda. E il mio No dove lo metto? Niente battute Bunga Bunga. C’è almeno un collega che convertirà il suo ipotetico Sì a Masi in un No per amicizia nei miei confronti? Voto di scambio per affetto. Dopo 35 anni di Rai potrei persino meritarlo.   

E se il Bunga bunga avesse riguardato il Capo dello Stato come ne avrebbero parlato? - di Stefano Corradino

P.S. ll nostro amico Ennio Remondino va in pensione. Ma per fortuna / purtroppo per lui un giornalista con la schiena dritta come ce ne sono pochi non rimette la penna nell'astuccio. E Articolo21 nel fargli i migliori auguri lo invita, ad aiutarci quotidianamente nella nostra battaglia per liberazione l'informazione dai troppi condizionamenti che la attanagliano! (s.c.)


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