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Articolo 21 - Editoriali
W i giornalisti Bio
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di Gabriele Fontana*

La formula é di Ignacio Ramonet : cresce nel mondo il bisogno di « giornalisti Bio Â».  Come di fronte allâ??insicurezza alimentare si é sviluppata lâ??esigenza di alimenti sani così, oggi, per fronteggiare lâ??insicurezza dellâ??Informazione câ??é sempre più la necessità diffusa di professionisti che possano fornire  garanzie deontologiche indispensabili per prevenire il farsi sistema delle menzogne. Dalle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein alle prevedibili, ma pur occultate, torture di Guantanamo e di Abu Graib, per restare al solo, evidente, caso irakeno. Il direttore di « Le Monde diplomatique Â» é stato uno degli ospiti, il 3 e 4 giugno scorsi, al Monte Verità di Ascona del Congresso del trentennale del SSM il Sindacato Svizzero dei Massmedia: lâ??organizzazione aderente allâ??USS, lâ??Unione sindacale svizzera, che, sotto lâ??attuale presidenza di Barbara Büttner, raggruppa i professionisti (giornalisti e non) dellâ??Ente radiotelevisivo di servizio pubblico. Unâ??esigenza, quella di rafforzare, a fianco di quella propriamente sindacale, la dimensione di difesa dei fondamenti stessi della professione, che é stata fatta propria in questo Congresso da un sindacato di categoria nato, a metà degli anni 70, quale raggruppamento interprofessionale dei lavoratori della « SSR-SRG idée Suisse Â», come si chiama ora ufficialmente lâ??equivalente elvetico della Rai. I « Workshop Â» sindacali hanno evidenziato poi la difficoltà â?? di preservare â?? già nelle attuali condizione di produzione -  un giornalismo critico che sappia porre agli interlocutori la scomoda « seconda domanda Â».  Come rilevava il giornalista di lungo corso Silvano Toppi con un esempio: « perché negli accordi bilaterali con lâ??Ue la Svizzera versa un miliardo di franchi al fondo di coesione europea in cambio della salvaguardia del segreto bancario ? Â» Per salvaguardare questa sua  funzione illuminista il giornalismo deve resistere alla soffocante pressione delle logiche interne ai grandi gruppi dellâ??industria della comunicazione. Quella, ad esempio, di mescolare informazione ed intrattenimento. Una tendenza di fondo che, secondo Roger De Weck, ex-direttore svizzero del grande settimanale tedesco di qualità, « Die Zeit Â» trasforma i professionisti del settore in semplici « content provider Â» o fornitori di contenuti. 

CENTRALIZZAZIONE E PRIVATIZZAZIONE ?
Sul piano più strettamente sindacale, malgrado contratti collettivi di lavoro definiti esemplari dallo stesso presidente dellâ??USS, Paul Rechsteiner, il problema emerso con urgenza nel Congresso, ma ancora tutto da costruire  nel confronto con il management aziendale, é quello dei timori suscitati dagli studi per una centralizzazione, nella Svizzera tedesca, degli aspetti tecnici della  produzione televisiva. Unâ??ipotesi che mette in pericolo la garanzia federalista delle minoranze linguistiche (francofona, italofona e romancia), costitutiva dellâ??identità stessa del paese. Portatrice inoltre di una dinamica di privatizzazione o comunque dâ??esternalizzazione delle professioni tecniche già sperimentata, con molti effetti perversi, proprio nella regione linguistica maggioritaria. Il direttore dellâ??SSR-SRG idée Suisse, Armin Walpen, e quello dellâ??Ufficio federale delle telecomunicazioni, Marc Furrer, da parte loro, hanno sottolineato  come la nuova legge sulla radiotelevisione, giunta a metà del suo iter parlamentare, abbia finora preservato il ruolo del servizio pubblico respingendo gli assalti dei privatizzatori. Un limitato confronto con i privati é stato possibile con gli interventi al Congresso SSM dei presidenti dellâ??Associazione svizzere delle Radio Private â?? Günter Heuberger â?? e di Telesuisse -  il controverso senatore Filippo Lombardi.

LO SPAURACCHIO ITALIANO
Una realtà di mercato, quella elvetica, ben diversa â?? per dimensioni e struttura - da quella italiana: lâ??unico paese europeo declassato da paese libero a paese parzialmente libero dalla Freedom House statunitense, per i ben noti conflitti dâ??interesse berlusconiani. Un caso limite ma potenzialmente contagioso affrontato, in conclusione di Congresso, da Piero Scaramucci. Una spia, ha detto lâ??ospite italiano, dei pericoli incombenti sulla democrazia . E ha invitato a riunire un assise europea della comunicazione e della cultura che provi a farsene carico.

* giornalista della Radio Televisione della Svizzera italiana

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