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Articolo 21 - Editoriali
One man band, one man show, un uomo solo al comando e al telecomando
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di Vittorio Emiliani

One man band, one man show, un uomo solo al comando e al telecomando : è questa la â??nuova politicaâ? di cui parla in continuazione Silvio Berlusconi ? A suo avviso, sì. A molti di noi ricorda da vicino più di un modello di tipo plebiscitario vecchio quanto la politica stessa, riverniciato di novità soltanto dallâ??uso, il più disinvolto, dei moderni mezzi di comunicazione di massa. Anzi, con la â??occupazioneâ? più calcolata e ampia di radio e televisioni, in testa quelle di Stato. Un fenomeno mai visto in nessun Paese di democrazia avanzata. Con la â??par condicioâ? sbriciolata, travolta. Lâ??occasione più eclatante lâ??abbiamo avuta con la liberazione dei tre ostaggi italiani sequestrati in Iraq, che ha consentito, con perfetta (fin troppo perfetta, dice qualcuno) scelta di tempo, al presidente del Consiglio di dilagare per ogni canale radiofonico e televisivo con un ininterrotto spot elettorale a favore di se stesso, anzitutto, divenuto, una volta di più, il Salvatore, e del suo governo.

Segni distintivi di questa campagna per il nuovo Parlamento europeo ? Un solo accenno finale allâ??Europa per avvertire gli elettori : non diamo lâ??Europa in mano alla Sinistra. Tutto qui. E meno male che stavolta non ha evocato il pericolo (mortale) dei comunisti dietro lâ??angolo di Bruxelles.

Il resto del consenso Berlusconi lo ha giocato in gran parte della campagna elettorale sulla riduzione delle tasse diluendo con attenzione le componenti di una possibile e per ora ignota ricetta lungo un arco di tempo assai dilatato. In ciò costringendo gli avversari politici a replicargli, a entrare nel merito, ad avanzare, oltre a dubbi e diffidenze, controproposte. Su questa strada lâ??hanno stoppato, in fondo, i suoi stessi alleati di governo più preoccupati di lui di dare al loro elettorato spiegazioni plausibili. Alla fine si è deciso di riparlarne dopo la boa delle elezioni europee ed amministrative.

Sempre in chiave totalmente personale, Berlusconi ha calato la carta del congresso di Forza Italia, che si è rivelato per la solita convention elettorale con lui protagonista assoluto che pone una questione di fondo : abbiamo fatto tanto, più del preventivato â?? sottolinea alla tribuna â?? e però avremmo potuto fare molto di più se io avessi disposto del 51 per cento dei voti e non avessi dovuto fare lâ??arbitro in seno alla maggioranza. Chiarissimo lâ??invito agli elettori di pensare a questo incaglio di fondo ogni volta che, dâ??ora in avanti, entreranno in una cabina elettorale. Gli alleati hanno abbozzato.

Programmi per lâ??Europa? Poco o nulla, dicevo. Tanti manifesti invece, in cui compare lui col faccione di plastica a recitare slogan in più di un caso bugiardi : come quando sostiene che i reati sono diminuiti, quando invece, a partire dagli omicidi (in calo da anni), essi sono aumentati. Come dice lâ??Istat. Quello della sicurezza fu il suo leit-motiv ossessivo e vincente delle politiche 2001: lâ??Italia era in preda a bande armate di extra-comunitari, di immigrati clandestini, e bisognava subito salvarla. La montatura propagandistica era sfacciata, ma lâ??Ulivo non riuscì a valorizzare i propri successi contro il crimine, a comunicarli, anche grazie ad una informazione della stessa Rai (fatta eccezione per il Tg3) che faceva continuamente grondare sangue dal video. Nonostante che allâ??epoca i delitti fossero in netto calo.

Berlusconi ha oscurato quasi completamente i suoi alleati di governo, i quali â?? ad eccezione del sofferente Bossi â?? si sono adattati al bavaglio dicendo quasi sempre di sì come certi bambolotti meccanici. Ma il programma dei partiti uniti con Prodi è stato diffuso con efficacia? Mi pare proprio di no. Farlo nascere da un solo, sia pur egregio, â??cervelloâ? è stato un errore storico : i programmi vincenti â?? come quello del â??96 â?? sono sempre nati dal coinvolgimento di tante teste e di tante esperienze. Il Cav. sarà stato più solo che mai, più voglioso che mai di fare un pieno di consensi, non importa se a danno dei suoi più stretti alleati. Ma la risposta dei partiti di centrosinistra è sembrata a tratti poco convinta, poco unitaria, molto, troppo centrata sul bersaglio-Berlusconi e poco animata da una grande diversità positiva. Diversità â??governabileâ?, intendo, ché di diversità il centrosinistra ne marca già tante, a tutte lâ??ore, in piazza, nei palazzi, nelle Tv.

Speriamo tanto che vada bene lo stesso. Ma per le regionali e per le politiche ricordiamoci che la cultura del maggioritario e di una politica che sia veramente nuova, alternativa a quella di sempre, esige il concorso più ampio e tempestivo dei cittadini : nella stesura dei programmi e nella formazione delle candidature. Mi dicono che un processo del genere è stato sviluppato in Sardegna per le regionali, con una intensa partecipazione : certo, leggere lâ??intervista di Renato Soru sullâ??ultimo numero dellâ?? â??Espressoâ? suscita una forte impressione per il coraggio, la chiarezza, la decisione con cui delinea una politica in tutto alternativa a quella dellâ??ultimo governo regionale (e non solo). Auguriamoci che il modello sardo funzioni e che possa venire, questo sì, â??esportatoâ? in continente dando una scossa a tutti i comitati dâ??affari, di ogni colore.

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