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La Camera approva il Ddl Gelmini e gli studenti rilanciano: " Il 14 dicembre sfiduciamolo"
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di redazione

La Camera approva il Ddl Gelmini e gli studenti rilanciano: " Il 14 dicembre sfiduciamolo"

Ddl Gelmini: il Governo “sospende la costituzione”
di Danilo Sinibaldi
Il Governo ha paura degli studenti e dei ricercatori che in tutta Italia stanno protestando contro una riforma dell'Università che toglie risorse agli atenei pubblici in favore di quelli privati. Che non incoraggia la ricerca, ma anzi, costringerà migliaia di giovani ad emigrare all'estero. Che, contrariamente da quanto annunciato, oggi con un subemendamento ha restituito ai “baroni”, permettendo loro di continuare ad assumere parenti e amici come fanno da decenni.
Il Governo ha paura degli studenti che a migliaia si sono ritrovati a Roma davanti alla Camera dei deputati.
Una paura feroce che ha spinto un esecutivo sempre più debole a schierare la forza di migliaia di agenti in tenuta antisommossa. Sotto la pioggia centinaia di posti di blocchi sono stati dislocati nel centro della città e hanno impedito l'accesso, oltre che ad auto e moto, anche ai pedoni.
Vietato passare: ieri a Roma non si andava a zonzo, non si incontravano gli amici, non si poteva andare in un ristorante, in un bar, in un locale qualsiasi situato nella “zona vietata” (praticamente buona parte del centro della città). Chi si recava al lavoro doveva “provarlo”, oppure era costretto a fare dei giri incredibili.    
Un governicchio nel panico ha in pratica sospeso le libertà costituzionalmente garantite.    
Berlusconi e soci temevano un nuovo, pacifico, assalto come accaduto al Senato la scorsa settimana e per evitarlo hanno creato il caos. Roma era bloccata, il traffico paralizzato, gli autobus deviati restavano a loro volta imbottigliati per strada. Piazza Montecitorio, blindata fin dal mattino con decine di mezzi della polizia e dei carabinieri, inaccessibile anche (soprattutto) ai pedoni.
La rabbia dei cittadini si è scaricata sugli incolpevoli agenti obbligati a far rispettare ordini inspiegabili. Un anziano signore ha sintetizzato così la situazione: “Dopo la guerra mai avrei pensato di rivivere momenti del genere”.



LETTERA APERTA della Rete della cooscenza

14 dicembre: sfiduciare Berlusconi per non essere sfiduciati

Siamo studentesse e studenti che da settimane sono in mobilitazione permanente.

Centinaia sono le scuole e le università occupate, migliaia gli studenti e le studentesse che hanno inondato le piazze negli ultimi mesi, contro la più grande rapina della storia del nostro paese: il furto del nostro futuro.

Paghiamo la precarietà come condanna esistenziale. Nello studio come nel mondo del lavoro le nostre vite sono ridotte a merce da sfruttare per ingrassare i portafogli di chi ha provocato la crisi.

Le nostre scuole e le nostre università sono sommerse dalle macerie prodotte da vent'anni di politiche scelerate, di tagli e finte riforme che hanno ridotto l'accesso alla conoscenza ad un bene esclusivo per pochi che nonostante la possibilità di conseguire un titolo di studio sono costretti ad emigrare, a fuggire dal disastro economico, sociale e civile in cui versa il nostro paese.

Siamo studentesse e studenti, indignati nei confronti dell'attacco ai diritti generalizzato in tempi di crisi che colpiscono noi, il mondo del lavoro e dei beni comuni. Hanno tentato di isolarci, di dividerci, di metterci ai margini della società. Ci mobilitiamo perchè vogliamo uscire da questa marginalità e riprenderci il diritto a cambiare la politica e a riconquistare un presente e un futuro all'altezza dei nostri sogni, di essere realmente liberi dalle nuove schiavitù. L'attacco che subiamo nelle scuole e nelle università è lo stesso che propone la Confindustria agli operai di Pomigliano, è lo stesso che subiscono le popolazioni campane sommerse dai cumuli di immondizia, è lo stesso delle popolazioni aquilane prese per i fondelli dall'illusione della “ricostruzione”, è lo stesso degli immigrati di Brescia saliti su una gru ed espulsi appena scesi.

Il governo Berlusconi sta per cadere. Forse è già caduto: a prescindere dall'esito del voto parlamentare del 14 dicembre, il blocco sociale che ha irresponsabilmente sostenuto il governo finora si è sgretolato, sotto i colpi degli scandali sessuali, della corruzione ostentata. La fine di questo governo, che definiremmo ridicolo se non fossero tragiche le conseguenze del suo operato sulla vita di tante donne e uomini, non può che essere una buona notizia per qualsiasi cittadino, e come tale va celebrata. Ma ci sarebbe poco da festeggiare, la sera del 14 dicembre, se Berlusconi cadesse al termine di una partita giocata interamente all'interno del Palazzo. Non ci basta.

La liberazione che meritiamo richiede un risveglio collettivo, richiede la rivolta pacifica e determinata di chi è stanco di essere suddito, richiede che noi, uomini e donne che vivono in questo paese, scendiamo in piazza per sfiduciare davvero Berlusconi. Non aspettiamo Fini o suoi simili, non appendiamoci ancora una volta all'effimera volontà di parlamentari comprati e venduti come vacche da latte, non sottoponiamoci al supplizio di dover assistere da spettatori al tragicomico spettacolo che è diventata la nostra democrazia. La vera opposizione siamo noi, come abbiamo ampiamente dimostrato nelle tante lotte che abbiamo condiviso negli ultimi anni, nel grande silenzio della “grande politica”.

Il 14 dicembre saremo in piazza in tutta Italia ma non ci limiteremo a sfiduciare il governo, al contrario, dimostreremo che noi, generazione precaria e senza futuro, non siamo sfiduciati. E' arrivato il momento di passare dalla resistenza alla riscossa. Sosteniamo l'appello lanciato dal percorso “uniti vs la crisi” che convoca le iniziative per quella data, lo raccogliamo e lo rilanciamo all'interno dei territori, nelle scuole e università perchè convinti che la mobilitazione per il 14 si debba allargare e moltiplicare con l'obiettivo di un'ampia partecipazione popolare.

Il governo è precario come noi, ma, a differenza di Berlusconi e dei suoi vassalli di oggi e di ieri, a differenza di chi lo sostiene e di chi abbandona la barca, noi non cadiamo. Noi il giorno dopo saremo ancora lì, nelle scuole, nelle università, tra le macerie di questo paese, pronti a costruire un'alternativa, pronti a ricostruirci il futuro. Se il 14 dicembre finirà un'epoca, la prossima saremo noi. Facciamo delle mobilitazioni di questi mesi, delle relazioni che abbiamo costruito, delle idee che abbiamo elaborato, l'inizio della nuova Italia. Mobilitiamoci in tutte le città, invitiamo la società civile, i lavoratori e le lavoratori, il mondo della cultura e i cittadini in lotta a costruire con noi una vera e propria giornata di liberazione. Mandiamolo a casa, costruiamo il futuro.


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