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Nuovo sport nazionale: la "moviola della sfiducia". Intanto gli italiani in fuga all'estero non fanno notizia
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di Reporter senza rete

Nuovo sport nazionale: la "moviola della sfiducia". Intanto gli italiani in fuga all'estero non fanno notizia

 

“As time goes by”: Come passa il tempo! A Parigi o a Casablanca correva veloce; intorno ai palazzi della politica sembra, invece, non passare mai. Mancano, infatti, ancora 12 giorni a quello che, pomposamente, alcuni TG chiamano il D-day della fiducia o della sfiducia. Le edizioni di prime time seguono “alla moviola” ogni più piccolo spostamento; TG La 7, TG 3 e TG 2 segnalano l’accordo tra i possibili costituenti del terzo polo per la condivisione della mozione di Sfiducia. TG 5 e TG 1 e Studio Aperto sottolineano l’immediata risposta del PDL che grida alla irresponsabilità. Emilio Fede preferisce glissare e, per chi l’avesse persa, ci fornisce nuovamente la notizia del giorno prima, ovvero le dichiarazioni di Hilary Clinton sull’amicizia imperitura tra Casa Bianca e Arcore. Sempre nella logica del recupero delle notizie, il Tg 4 parla diffusamente della gente che non ne vuole più sapere delle violenza dei manifestanti contro la Riforma Gelmini. Visto che esiste già Rete 4 +1, suggeriamo l’apertura di un nuovo canale del digitale: Rete 4 + 24.
Il piatto forte della serata sono le ulteriori rivelazioni targate Wikileaks sui giudizi espressi in Camera Caritatis  all’ambasciata americana a Roma, da personaggi quali lo stesso Gianni Letta; giudizi ripresi soprattutto da TG La 7 e da Tg 3. Gli altri preferiscono non amplificare.
Ieri avevamo notato come il Vertice Onu di Cancun su  Clima ed Energia non ha trovato spazio nei Tg. Stasera segnaliamo che il Report Migrantes sugli Italiani nel Mondo,  non ha catturato l’attenzione di nessuno. Non è importante, dunque, segnalare che dal 2006 ad oggi un milione di italiani ha deciso di andare a vivere all’estero. Non è notizia. Nel commento ospitiamo Delfina Licata, la curatrice dei questo interessante rapporto realizzato per la Caritas.
Mentana ed il suo Tg tornano sull’oggetto dell’anteprima di ieri; la presentazione del libro “Metastasi” di Gian Luigi Nuzi, che parla di un alto dirigente leghista di Lecco supportato da uno degli storici capi della ‘ndrangheta negli anni ’80, ospitando in studio il Ministro Castelli che, onorevolmente, accetta di essere avvicinato all’identikit. Castelli, legittimamente, nega questa identità, ma almeno lo fa senza sbraitare e mettere i piedi sul tavolo dl conduttore.
Il Tg 1 ci riconcilia con le generazioni più giovani, con un titolo che merita menzione integrale :”Non è vero che i ragazzi sono scansafatiche; sono ancora molti ad inventarsi lavori per qualche euro da spendere in più”. E pensare che c’è qualcuno che parla di disoccupazione giovani poco sotto il 30%!


Il Commento di Delfina Licata, responsabile del rapporto “Migrantes italiani nel mondo”
(Intervista di Alberto Baldazzi)

Delfina Licata, una delle responsabili del rapporto sulla emigrazione degli italiani, un primo dato: 512 pagine per descrivere un fenomeno che, da un punto di vista quantitativo, è analogo a quello dell’immigrazione.

“Sì. Sicuramente Sì, ma con delle caratteristiche e differenze ben precise. Ovvero che , ogni anno, con il dossier statistico Immigrazione Caritas Migrantes, il volume con cui fotografiamo la situazione dell’immigrazione in Italia, è importante vedere il cambiamento del dato anno per anno. Invece con i rapporti “Italiani nel mondo” della fondazione Migrantes, che riguarda l’immigrazione italiana, non è tanto da guardare il dato annuale quanto, piuttosto, vedere l’andamento negli anni. Questo è il quinto rapporto e possiamo dire che, in questi cinque anni, c’è stato un aumento di oltre il 30% dei cittadini iscritti all’anagrafe degli italiani residenti all’estero. Questo non può che farci piacere, non tanto perché è aumentata l’emigrazione italiana, quanto perché è aumentato l’interesse per l’emigrazione italiana stessa. Purtroppo i dati dell’AIRE a cui noi facciamo riferimento sono solo una parte della nostra emigrazione attuale. A questa bisogna aggiungere anche coloro i quali  partono annualmente; per questi ci sono una serie di problemi e non c’è possibile avere come riferimento dei dati ufficiali. Noi ricercatori dobbiamo far fronte ad una serie di ricerche “secondarie” per cercare di capire di quali flussi parliamo a livello statistico, ed è molto difficile”.

Se guardiamo ai dati complessivi, che mettono insieme non solo gli italiani che se ne sono andati via negli ultimi anni, ma anche i figli di emigrati delle vecchie generazioni, ci troviamo davanti elementi che si conoscono, ma che fanno sempre effetto: sono 25 milioni i cittadini italiani (o di origine italiana) in Brasile, circa 20 in Argentina, milioni in altre aree del mondo ed anche, soprattutto, in Europa. Questo significa che noi (italiani), dal punto di vista del DNA,  con l’immigrazione e l’emigrazione abbiamo un conto aperto e di continua osmosi. È qualcosa che dovrebbe far riflettere anche rispetto alle politiche di accoglienza.

“Sicuramente Sì. Questo è l’obbiettivo che si era posta la fondazione Migrantes quando, nel 2006, ha ritenuto opportuno cominciare a studiare l’emigrazione italiana:riflettere che il nostro è un passato migratorio, ma con un ottica moderna ed in chiave attuale, per cercare di fotografare quella che è la situazione oggi e ricercare nel nostro DNA le risposte all’accoglienza. Vero è, però, che di anno in anno ci sono state una serie di scoperte. Si pensava che di “emigrazione italiana” fosse futile parlare perché “oggi giorno non si partiva più”, quando abbiamo scoperto che si parte ancora. Sicuramente i flussi a livello statistico – quantitativo sono enormemente ridotti rispetto a quelli del passato e ci sono motivazioni diverse che inducono a partire, ma gli italiani partono e si spostano. Questa è una cosa molto importante, così come è importante sottolineare che parlare di emigrazione italiana apre veramente ad una miniera d’informazioni. Ci si sposta verso l’estero, ma ci si sposta dalle regioni del sud verso il nord; ci si sposta passando la frontiera attraverso i frontalieri”.

Insomma, dati di un interesse clamoroso, ma anche dati che denotano una fortissima distanza dalla realtà concreta ed empirica che voi rappresentate e la visione politica che si ha di questi fenomeni. È una lezione, come nel caso del rapporto Caritas Migrantes, che la politica dovrebbe assorbire.

“Diciamo che è il motto dei nostri studi: Tanto per l’emigrazione italiana quanto per l’immigrazione in Italia, il motto è “conoscere per operare”. La base di partenza per poter operare nel settore della mobilita umana, ma non solo, è proprio la conoscenza del fenomeno. Uno studio, quindi, un’indagine, una riflessione su quella che è la situazione dell’emigrazione è per noi indispensabile per poter lavorare al meglio”.

Una previsione: si può parlare per le giovani generazioni, per quel ragazzo o ragazza su tre che, al momento, non ha lavoro ed in prospettiva ne avrà sempre di meno, di una nuova possibile ondata di emigrazione?

“In realtà questo è un problema che noi non viviamo soltanto come paese, ma che la crisi internazionale spinge, appunto per necessità di recessione economica, a trovare un lavoro dovunque ci sia la possibilità di poter lavorare. Vero è che parlare di emigrazione nel momento in cui, per esempio, sono gli studenti a spostarsi è un discorso particolare. In un momento in cui anche l’identità non è più identità nazionale, e parliamo di un identità che comprende anche l’Europa, ma anche di un’identità cosmopolita, uno studente che si forma viaggiando in vari paesi avendo un contatto ed uno scambio con varie realtà culturali non può che essere un fiore all’occhiello nel momento in cui un discorso sulla mobilità può far nascere una riflessione su ciò che una politica di accoglienza è. Una mentalità aperta, un’identità plurima può cambiare l’identità intrinseca al nostro paese”.

 

 


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