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Casini e il governo d'armistizio
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di Adriano Donaggio

Casini e il governo d'armistizio

Casini è un genio della politica. L’ idea di un governo d’ armistizio è semplicemente grandiosa. Appena raggiunto l’ armistizio  la popolazione ne potrà toccare con mano i benefici.  A Napoli le immondizie sospenderanno l’ invasione della città. A Milano, come al nord, al centro e al sud, i disoccupati sospenderanno la disoccupazione. L’ Onu porrà fine alla crisi finanziaria. Gli speculatori sospenderanno le attività belliche. Per cortesia, cerchiamo di essere politicamente seri. Lasciamo perdere le invenzioni linguistiche.
Tutti sono d’ accordo che Berlusconi è alla fine del proprio percorso politico. Tutti, all’ opposizione, sono d’ accordo che prima se ne va e meglio è. Tutti, da qualunque parte stiano,  sono d’ accordo che la crisi è grave  e che l’ Italia, da qui a poche settimane, rischia di esserci dentro fino al collo. Questo significa due cose. C’ è un problema politico che si aggrava di giorno in giorno (le dichiarazioni di Verdini sono molto di più di un’ espressione da censurare con una riprovazione netta.).  C’ è un problema finanziario che sembra avvicinarsi  al nostro paese con la violenza di una speculazione finanziaria che potrebbe far tremare dalle fondamenta la nostra vita sociale.
Gli economisti sembrano non  avere idee chiare su come affrontare questa crisi. Quando la scienza, (ammesso che l’ economia sia una scienza matura, qualche buco nero ha dimostrato di averlo), non è in grado di affrontare un problema, fioriscono maghi, ricette bizzarre, tentativi di consolazione. In Europa, in questo momento, sembra prevalere un sottofondo cattolico che emergeva nei momenti in cui le pestilenze diventavano incomprensibili e drammatiche: zolfo e sacrifici, per espiare i peccati Oggi nessuno propone più lo zolfo, ma propone sacrifici. Più duri sono, più bene fanno. Purtroppo  non è così. I sacrifici sono necessari, ma il problema vero è capire come si può tornare alla produttività, a come si può fare per trasformare un’ idea in un prodotto che venda e generi utili. Che senso ha sacrificare gli insegnanti precari delle nostre scuole, (si dice) per risparmiare, perché non ci sono soldi,  e pagare molto di più il gas perché sono stati sbagliati gli accordi con chi ce lo vende, prendendo per buone previsioni che tali non erano.
Detto in altri termini la crisi ha dati oggettivi aggravati dalla pessima gestione di alcune voci, tra loro le più diverse: la gestione della Croce Rossa (per dirne una appena portata allo scoperto da Report), agli accordi con Gazprom (così ben spiegati da Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera); alla perplessità sui piani Fiat  (puntualmente messe in rilievo da Luciano Gallino ne La Repubblica).  Ora di fronte a problemi così gravi e diffusi noi stiamo a discutere se sia giusto o no tagliare dieci minuti di pausa per chi lavora alla catena di montaggio.
 Quello di cui avremmo bisogno è di politici, circondati da team di persone competenti, che analizzino voce per voce i punti di crisi che molto spesso sono strutturali, di mancanza di capacità gestionale, politica, manageriale. In questa situazione. Si vive di slogan. Dice Brunetta: diminuirò la PA di trecentomila dipendenti. La gente dice bene, era ora. Purtroppo non è così. Dipendenti pubblici sono gli infermieri, i pompieri, i restauratori dei beni artistici che attirano il turismo internazionale, i funzionari delle Agenzie delle entrate, i forestali della Calabria, i medici, i poliziotti, gli insegnanti. Sulla buona fede di Brunetta non dubito, ma per essere credibile dovrebbe dirmi quali pubblici dipendenti diminuisce, dove, quando, come.
Di fronte a una tale, oggettiva, difficile complessità dei problemi, si pensa di risolvere la situazione con espedienti retorici. Governo d’ armistizio. Governo di responsabilità istituzionale. Ma con quale programma? Con quale disegno? Con quale capacità di mordere la realtà oggettiva (non quella dichiarata nei salotti televisivi)?
La realtà è che Casini si è incartato da solo. Berlusconi non vuole andarsene (e questo è un problema politico). Lui si è messo dei paletti che sono dei pregiudizi ideologici (vorrei questi, assolutamente no questi altri, di quelli lì solo una parte, dei berlusconiani un gruppo). E come pensa di raggiungere i voti per far cadere Berlusconi e, soprattutto, governare il giorno dopo. Si parla di crisi dei partiti , è inutile procedere a scomuniche che lasciano il tempo che trovano. Bisogna obbligare tutti a confrontarsi sui problemi, buttando a mare i luoghi comuni, l’ idea che essere al centro  è la soluzione del buon senso  (quale sia poi il centro della crisi economica, spero che qualcuno prima o poi riesca a spiegarcelo).
A scuola ci leggevano una poesia che cominciava così: “Girella, emerito di molto merito”. Non credo che Casini sia un Girella, né tanto meno un emerito di molto merito. E tuttavia, nonostante la foga,  mi sono chiari solo sulla carta i suoi slogan, meno chiara la realtà della sua proposta. Paradossalmente più interviene, più mi manda in confusione. Non capisco bene che futuro mi propone. Non vorrei che, senza volerlo, desse una mano a Berlusconi che dice: “questi vogliono solo prendere il mio posto”.  Sono certo che non è vero, ma penso anche che chi fa politica ha il dovere di dire con chiarezza quale futuro propone al paese. Le favole che conciliano il sonno non servono a nessuno.

 


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