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Appello per Anabel Hernandez, coraggiosa giornalista messicana
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di Alberto Spampinato

Appello per Anabel Hernandez, coraggiosa giornalista messicana

"Chiedo che sia garantita al massimo livello la vita della giornalista messicana Anabel Hernandez, che rischia di essere assassinata per le coraggiose inchieste sui cartelli dei narcos e sulla corruzione nel suo paese, come denuncia lei stessa in una drammatica lettera aperta. Mi associo alla richiesta rivolta a nome dell'associazione Libera da don Luigi Ciotti all'Ambasciatore messicano in Italia, Jorge Eduardo Chen Charpentieri.Chiediamo all'Ambasciatore di farsi sollecito portavoce presso le autorità di Città del Messico della necessità di un intervento del governo per garantire la protezione e la sicurezza di questa coraggiosa giornalista, per sventare qualsiasi piano che possa minacciare la sua vita e la sua libera attività di informatrice dell'opinione pubblica.  

Il Messico attraversa una situazione grave che allarma l'intera comunità internazionale, a causa dello scontro fra narcotrafficanti, fra essi e la polizia regolare, e anche a causa di attività poco trasparenti di settori dell'apparato pubblico. Anabel Hernandez ha denunciato, fra l'altro le collusioni fra alcuni 'cartelli' ed esponenti del governo in carica, e ha avuto sentore di un piano, attribuito a personale del Ministero della Sicurezza Pubblica Federale, per assassinarla.

In pochi anni, il clima di violenza ha prodotto in Messico decine di migliaia di morti. Negli ultimi cinque anni sono stati assassinati 65 giornalisti ed almeno altrettanti sono spariti nel nulla. Sono cifre agghiaccianti. E la strage ancora non si arresta. Nel 2010, secondo il contatore dell'International Press Institute di Vienna, sono stati uccisi in tutto il mondo 66 giornalisti ed il Messico guida la classifica con 12 giornalisti assassinati: l'ultimo della lista è Carlos Alberto Guajardo, ucciso il 5 novembre scorso.

L'osservatorio Ossigeno, che ha denunciano decine di casi di giornalisti minacciati in Italia, non può restare impassibile di fronte a questa carneficina e chiede a chiunque abbia a cuore la vita umana, i diritti fondamentali, la libertà di stampa, di associarsi alla richiesta di difendere attivamente la vita di Anabel e di tutti  giornalisti che, come lei, si espongono a gravi rischi per raccontare con onesta e senso critico quel che accade. Chiediamo che le istituzioni internazionali facciano di più per aiutare i messicani onesti a superare questa angosciosa situazione."

Di seguito la lettera aperta di Anabel Hernandez

Sin dalla settimana scorsa ho ricevuto informazioni affidabili sul fatto che, asseritamente, persone del Ministero della Sicurezza Pubblica Federale stavano organizzando un attentato contro la mia persona il cui obiettivo è la mia morte simulando un “incidente”, una “rapina” o un “tentativo di sequestro” come rappresaglia per il mio lavoro giornalistico che ho realizzato su Reporte Indigo, e per la pubblicazione del mio recente libro “Los Señores del Narco” edito da Grijalbo.
Attraverso questa lettera voglio mettere in allerta la società messicana e l’opinione pubblica che nonostante la settimana scorsa ho presentato una denuncia formale presso la Commissione Nazionale dei Diritti Umani e la Procura Generale di Giustizia di Città del Messico – Distretto Federale, durante questa settimana ho nuovamente ricevuto informazioni riguardo ad ipotetici piani del Ministero della Sicurezza Pubblica di attentare contro la mia persona tuttora validi e che gli alti funzionari di questa istituzione ritengono che la mia morte non avrebbe alcuna conseguenza. Ho pertanto arricchito la mia denuncia presso la CNDU.
Il lavoro giornalistico investigativo che ho realizzato ha avuto come unico proposito quello di denunciare la corruzione e l’impunità che ci danneggia sia come società che come individui, facendoci sprofondare in questi anni di buio. Non è una questione personale, si tratta di esercitare un giornalismo fatto di resoconti e di fare luce dove ci sono molte ombre.
Tutti i personaggi pubblici, in particolare i funzionari e gli ex funzionari, sono obbligati ad essere soggetti ad un giudizio pubblico e a dare conto sulle loro attività pubbliche. La loro risposta dovrebbe essere quella di dare spiegazioni e non di ordinare la scomparsa dei giornalisti che svolgono il loro lavoro.
Ho scritto i miei articoli ed il mio libro più recente conoscendo i rischi collegati, tuttavia l’ho fatto convinta che la verità fa male, ma ha effetti curativi. Crredo che ciascuno di noi abbia la responsabilità di fare la sua parte, dalla trincea dove si trova, per combattere la corruzione. Ed io provo ad adempiere con i doveri che mi derivano dall’essere messicana, madre di famiglia e giornalista.
Sono una donna normale e con il mio lavoro ho voluto dimostrare che è possibile. La corruzione prospera nel silenzio e la mia unica “colpa”, ciò che probabilmente ha provocato l’ira delle autorità, consiste nel fatto che ho osato ribellarmi alal consegna del silenzio e, anzi, ho fornito alle persone il potere che deriva dalla conoscenza di determinate questioni. Questo è ciò che temono.
Di fronte alla morte impunita di decine di giornalisti non sono disposta a diventare un numero in più di questa classifica. Lotterò per la mia vita e per il diritto alla libertà di espressione che, alla fine dei conti, è un diritto di tutti.
Distinti saluti,
Anabel Hernández

 


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